
L’emergenza nei quartieri periferici. La carenza di medici di famiglia nelle periferie romane è ormai un tema centrale nel dibattito sulla sanità di prossimità. A sollevare la questione è l’assessore capitolino alle Periferie, Pino Battaglia, che interviene sulla situazione critica di diversi quartieri, tra cui Tor Bella Monaca, San Basilio, Corviale e Colle del Sole, dove l’accesso al medico di base è sempre più difficile, soprattutto per le fasce più fragili della popolazione.
Secondo Battaglia, la mancanza di professionisti non può trasformarsi in una nuova forma di discriminazione. «I diritti devono essere garantiti a tutti e, sul terreno della salute, non possono esistere disuguaglianze», sottolinea l’assessore, evidenziando come i dati sui pensionamenti e sul numero insufficiente di nuovi medici delineino un problema strutturale. Un quadro che alimenta il rischio di una sanità divisa tra centro e periferia, con servizi meno accessibili proprio nei territori più fragili.
Accanto alla carenza numerica dei medici di base, emerge anche il tema delle difficoltà di insediamento professionale in alcune aree della città, spesso legate alla percezione di scarsa sicurezza. «Nessun territorio deve essere considerato meno adatto a garantire servizi essenziali come la medicina di prossimità», ribadisce Battaglia, chiedendo risposte concrete a un problema che incide sulla qualità della vita quotidiana dei residenti.
Per affrontare la criticità, l’assessorato alle Periferie intende sollecitare la Regione Lazio a valutare strumenti capaci di favorire l’apertura di studi medici collettivi nelle aree periferiche. Strutture condivise e adeguate, spiega Battaglia, potrebbero rappresentare una soluzione efficace sia per i professionisti, che eviterebbero l’isolamento, sia per i cittadini, che tornerebbero ad avere un presidio sanitario stabile vicino casa.
L’iniziativa si inserisce in un programma più ampio di politiche di sviluppo territoriale già avviate nelle periferie romane. «Gli investimenti sulla riqualificazione degli spazi pubblici e sulle infrastrutture sono fondamentali, ma non sufficienti», conclude l’assessore. «Per migliorare davvero le condizioni di vita nei quartieri occorre affiancare a questi interventi politiche mirate sui diritti fondamentali, a partire dalla salute».
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