Roma, 30 dicembre 2025
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Influenza, ospedali in affanno: la Capitale anticipa la crisi dei pronto soccorso italiani

Il quadro romano si inserisce in una tendenza nazionale in rapida crescita. Secondo l’ultimo rapporto della sorveglianza RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità, nella settimana dal 15 al 21 dicembre l’incidenza delle infezioni respiratorie acute ha raggiunto 17,1 casi per 1.000 assistiti, in aumento rispetto ai 14,7 della settimana precedente

di Redazione La CapitaleULTIMO AGGIORNAMENTO 2 ore fa - TEMPO DI LETTURA 2'

Oltre 5.700 accessi ai pronto soccorso in una sola giornata, un aumento di circa +30 per cento rispetto a un giorno medio, centinaia di pazienti in attesa di ricovero per più di 24 ore e ambulanze bloccate davanti agli ospedali.

È il bilancio del 27 dicembre nel Lazio, con Roma al centro della tempesta influenzale. Numeri che si incrociano con quelli nazionali. Sono 950 mila nuovi casi di infezioni respiratorie acute in una settimana, 5,8 milioni dall’inizio della sorveglianza, un’incidenza salita a 17,1 casi ogni 1.000 assistiti. Dati che raccontano una pressione eccezionale e spiegano perché la Capitale stia diventando il banco di prova della tenuta della sanità d’emergenza italiana.

Roma e i grandi ospedali come camere di compensazione

Nei grandi hub sanitari romani la pressione non si distribuisce. Si concentra e si amplifica. Policlinici e ospedali di riferimento diventano camere di compensazione per un’intera area metropolitana. Qui il pronto soccorso perde la sua funzione originaria di filtro rapido e si trasforma in uno spazio di attesa prolungata. L’effetto è cumulativo perchè ogni paziente che resta più a lungo riduce la capacità di assorbire nuovi ingressi, innescando una spirale che si autoalimenta.

Il carico invisibile, pediatria e fragilità

Sul fronte pediatrico il fenomeno è ancora più evidente. Con i pediatri in ferie o non reperibili, aumenta il numero di famiglie che si rivolge direttamente ai pronto soccorso. Una parte di questi accessi sarebbe stata intercettata sul territorio; un’altra riguarda bambini fragili, per i quali l’ospedale resta inevitabile. Il risultato è un carico misto che rende più complessa la gestione e allunga i tempi per tutti, trasformando l’attesa in una variabile strutturale.

I dati Iss e l’avvicinarsi del picco

Il quadro romano si inserisce in una tendenza nazionale in rapida crescita. Secondo l’ultimo rapporto della sorveglianza RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità, nella settimana dal 15 al 21 dicembre l’incidenza delle infezioni respiratorie acute ha raggiunto 17,1 casi per 1.000 assistiti, in aumento rispetto ai 14,7 della settimana precedente. Si stimano circa 950 mila nuovi casi in una sola settimana, per un totale di 5,8 milioni dall’inizio della sorveglianza.

L’incidenza più elevata, come di consueto, riguarda la fascia 0-4 anni, con circa 50 casi ogni 1.000 assistiti. «Ci stiamo avvicinando al picco dei casi, che verosimilmente verrà toccato nelle prossime settimane», spiega Anna Teresa Palamara, direttrice del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Iss. Un picco che, avverte, porta con sé un aumento degli accessi in pronto soccorso e delle ospedalizzazioni, soprattutto tra le persone anziane.

Sul fronte virologico, i dati confermano un’alta circolazione dell’influenza: la positività raggiunge il 31,5% nella comunità e il 46,2% nel flusso ospedaliero. Prevale nettamente il virus A(H3N2), con il subclade K come ceppo dominante, affiancato dall’H1N1. Un mix che l’infettivologo Matteo Bassetti ha definito senza mezzi termini «uno tsunami».

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