"Volo orto", coi volontari all'Orto Botanico: “Una foresta dietro casa”
Al via l'ambrizioso progetto «Volo Orto» : oltre 60 volontari si prenderanno cura dell'Orto Botanico con diverse attività, insieme ai professionisti.
«Vogliamo fare le cose giuste: creare un'unione tra università e cittadinanza. Un “poro” aperto, per portare dentro le idee di tutti» . Lo introduce così, Ilaria Pimpinelli dell’associazione Pandoracasanatura, «Volo Orto» l'ambizioso progetto di partecipazione attiva dei romani alla cura e alla conservazione dell’Orto Botanico di Roma, un vero regno di biodiversità di 12 ettari, nel cuore di Trastevere.
L’iniziativa è condivisa da Pandoracasanatura, Butterfly Eden (la fiabesca «Casa delle Farfalle») e lo stesso Giardino trasteverino, con il sostegno attivo di Francesca Romana Maroni con la sua Sens Eventi: «Il nostro è un supporto di carattere organizzativo e di comunicazione - spiega Francesca Maroni -. Sono onorata di essere parte propulsiva di questa iniziativa che prevede il coinvolgimento di un gruppo di volontari allo svolgimento della mission principale dell'Orto Botanico: la divulgazione scientifica. I cittadini possono partecipare alla vita della comunità avendo la possibilità di incidere nella qualità della vita: conoscendo le piante, facendo attività di impegno e divulgazione scientifica e culturale, che animeranno le attività».
Insieme, hanno organizzato un grande gruppo di volontari, per ora 6o, per un’esperienza strutturata e concreta.
«L’inzitiva ha il pregio del confronto» commenta - attivo in anche lui nel progetto - il documentarista Fabio Toncelli, autore di «Cacciatore di Paesaggi» (per il programma Rai «Kilimangiaro») dove va alla scoperta del lato selvaggio dell’Italia. Una puntata è stata proprio sull’Orto: «Qui tutto parla di noi. Di Roma. E di Roma, prima di Roma. Come l'acanto - la vegetazione che vediamo sui capitelli della città. Era questa l’ispirazione: il contatto con il mondo naturale».
Questo essere "dietro casa” del Giardino Botanico, secondo Toncelli «è di una potenza pazzesca. Ora nelle città c'è la spinta a far tornare il mondo selvatico. Qui è più che selvatico: è una foresta vera. Chi verrà qui si misurerà con un altro tempo, quello della vita naturale».
Un veicolo di educazione botanica a tutti gli effetti: «Chi è attivo qui, porterà ciò che apprende fuori. A casa propria: dal proprio terrazzo, alla città» conclude il documentarista.
Proprio per consolidare la vicinanza alla comunità cittadina è nato il piano di volontariato: «Gli ambiti di intervento dei volontari - spiega Flavio Tarquini, membro della direzione dell'Orto - vanno dalla collaborazione alle attività di catalogazione, alla documentazione e implementazione delle specie botaniche e del materiale del Butterfly Eden, fino al supporto all’organizzazione di eventi culturali e alla creazione di un “giardino didattico”: un’esposizione all'aperto delle piante coltivate».
«Il calendario annuale degli interventi prevede l’operatività e l’avvicendamento di diversi volontari per una durata di tre mesi - conclude Ilaria Pimpinelli -. Un volontariato "liquido", in cui ciascuno sarà coinvolto nell’evento finale. Una vera e propria festa, dell’impegno e il lavoro di tutti».
La storia dell'Orto Botanico: da Cristina di Svezia a La Sapienza
Uno degli obiettivi, è anche rendere il Giardino un polo museale attrattivo non solo per studenti e turisti, ma anche per gli stessi romani. Un'area della Capitale meno conosciuta di quanto dovrebbe. L'Orto Botanico è una vera meraviglia in pieno centro: dietro Piazza Trilussa, all’ombra del Gianicolo.
Nato alla fine dell’800 negli spazi del giardino di villa Corsini, della residenza di Cristina di Svezia, e prima ancora delle antiche terme di Settimio Severo, è uno dei più grandi d'Italia e segue la tradizione dei giardini scientifici come i Giardini Vaticani.
Fu istituito nel 1514 da Papa Leone X per l'insegnamento delle piante medicinali e trovò la sua collocazione definitiva nel 1883.
Villa Corsini, già di grande valore artistico grazie ai restauri di Ferdinando Fuga, ospita capolavori come la fontana degli undici zampilli e quella dei tritoni. Il primo direttore, Pietro Romualdo Pirotta, creò l'area naturalistica attuale, inizialmente composta solo da un antico bosco e due cedri del Libano.
Oggi è un polo museale dell'università La Sapienza, ricco di collezioni botaniche da tutto il mondo: un polmone verde di oltre dodici ettari rivitalizzato una serie di iniziative, in collaborazione con Francesca Romana e Luca Maroni («Sens Eventi») e promossi dal direttore dell'Orto Botanico, Fabio Attorre.
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