Villette private a pochi metri da Birkenau e calamite in vendita con le foto del campo. Gualtieri al Viaggio della Memoria: «È una profanazione»
Il campo di concentramento a pochi chilometri da Cracovia vive un sottile equilibrio tra conservazione e profanazione della memoria
All’interno ciò che resta dell’orrore terminato il 27 gennaio di 80 anni fa, all’esterno villette private con giardini e calamite in vendita con le foto del complesso Auschwitz-Birkenau. Il campo di concentramento a pochi chilometri da Cracovia vive un sottile equilibrio tra conservazione e profanazione della memoria. Il primo a lanciare l’appello durante l’ultimo giorno del Viaggio della Memoria organizzato da Campidoglio e Città metropolitana, in collaborazione con la Fondazione Museo della Shoah, è lo storico Marcello Pezzetti durante la cerimonia di commemorazione con il sindaco Roberto Gualtieri, il presidente della Comunità ebraica Victor Fadlun e quello della Fondazione Mario Venezia sulla Juden Ramp, un'area al di fuori del perimetro di Birkenau che tuttavia la comunità ebraica ha voluto recuperare (grazie all'aiuto economico del governo francese sotto la presidenza di Chirac) perché si tratta del punto di arrivo dei convogli carichi di ebrei.
«Fino agli anni Novanta - ha spiegato Pezzetti - quest'area non era stata conservata e gli abitanti delle aree circostanti hanno distrutto alcuni magazzini dove avremmo potuto musealizzare la storia degli arrivi, per impedircelo». Allo stesso modo, nonostante i divieti, sono sorte ville e case private. «Le case fino a qualche anno fa non c'erano, queste case non dovrebbero esserci perché in area Unesco a 500 metri non dovrebbe esserci chi fa il barbecue, si gode il giardino e organizza serate danzanti. Anche la nostra presenza di oggi dà loro molto fastidio. Cose che urtano la sensibilità non solo dei sopravvissuti, ma di tutto il mondo civile». Non solo. Nel parcheggio di Birkenau l'area ristorazione vende souvenir di ogni tipo: tra le altre cose, calamite da frigo con le foto del campo circondato dal filo spinato e la scritta «German death camp».
All'appello di Pezzetti si è unito il primo cittadino: «È davvero importante tutelare questo sito, che è un luogo di morte che non deve stare in mezzo a barbecue e case. È una profanazione che rende di nuovo viva la commistione tra la vita quotidiana e la morte, come era allora. Il genocidio degli ebrei, lo sterminio dei rom, delle minoranze e dei prigionieri politici avveniva nella vita quotidiana. Una banalità del male che ci mostra come il male può tornare», conclude Gualtieri condannando la presenza, a circa 30 metri dal convoglio della morte, delle ville in questione.
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