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Una petizione per riammettere Gianni Alemanno ai servizi sociali: «Non ha già sofferto abbastanza?»

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    Redazione La Capitale
  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Alemanno sta scontando una condanna a un anno e dieci mesi per traffico di influenze illecite, dopo l’arresto avvenuto lo scorso 31 dicembre, seguito alla revoca dei servizi sociali

Sarà presentata domani, alle 11 presso l'hotel delle Nazioni in via Poli 6 a Roma, una petizione a sostegno di Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma e leader del movimento «Indipendenza!», attualmente detenuto nel carcere romano di Rebibbia. L’iniziativa, intitolata «Ma non ha già sofferto abbastanza?», mira a chiedere la scarcerazione di Alemanno e il suo reinserimento nel regime di affidamento in prova.


Alemanno sta scontando una condanna a un anno e dieci mesi per traffico di influenze illecite, dopo l’arresto avvenuto lo scorso 31 dicembre, seguito alla revoca dei servizi sociali. L'ex sindaco era tornato in carcere dopo essere stato riconosciuto colpevole di aver violato gli obblighi imposti dai servizi sociali che gli erano stati concessi il 27 novembre 2023.


Alemanno, l'appello: «Petizione al di là della vicenda dell'ex sindaco»

«È un appello rivolto alle Autorità competenti, al quale hanno aderito comuni cittadini e personalità del mondo della politica e dell’informazione, affinché Alemanno venga scarcerato e nuovamente ammesso all'affidamento in prova», dichiarano in una nota Massimo Arlechino, presidente del movimento «Indipendenza!», insieme ai promotori Bruno Tagliaferri e Nicola Colosimo.


Tra i primi firmatari della petizione figurano nomi noti del panorama politico e culturale italiano, come Luigi Manconi, Roberto Giachetti, Piero Sansonetti, Francesco Borgonovo, Annalisa Terranova, Mauro Mazza. Anche l’associazione Nessuno Tocchi Caino partecipa con le firme di Rita Bernardini, Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti.


Tra gli altri aderenti: lo storico Franco Cardini, i parlamentari Alessandro Amorese e Marco Cerreto, il sottosegretario Claudio Barbaro, il giornalista e saggista Marcello Veneziani, e il filosofo Andrea Zhok.«La petizione – si legge ancora nella nota – solleva interrogativi che vanno oltre la vicenda personale di Alemanno, toccando il principio di proporzionalità della pena e il necessario bilanciamento tra rigore giudiziario e diritti fondamentali della persona».

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