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Un fondo olandese si aggiudica le 9 sale della Capitale. Le associazioni: «Rimangano cinema»

Anita Armenise

Nonostante il rilancio economico che sarà finanziato dal fondo olandese, il futuro dei nove cinema rimane incerto

Cinema Royal di via Emanuele Filiberto
Cinema Royal di via Emanuele Filiberto

Dopo un'asta giudiziaria, svolta a porte chiuse, un fondo olandese ha acquisito le nove storiche sale cinematografiche che erano di Massimo Ferrero, per un valore complessivo di 42milioni di euro, 10milioni in più rispetto alla base d'asta che era di 32milioni. Tra queste, spiccano nomi come l'Atlantic, il Reale e l'Adriano, il cinema di piazza Cavour ancora attivo. L'acquisto ha sollevato interrogativi sul futuro di questi spazi, una volta nucleo della vita culturale romana, oggi in disuso.


Le sale cinematografiche oggetto della vendita includono, oltre all'Atlantic, al Reale e all'Adriano, il Royal, l'Ambassade, l'Empire, il cinema Virgilio di Bracciano e altri. Una volta animati da eventi e proiezioni, questi spazi sono ora chiusi o in grave difficoltà, una condizione aggravata dalla pandemia.


Nonostante il rilancio economico che sarà finanziato dal fondo olandese, il futuro delle nove sale rimane incerto. L'acquirente non ha ancora reso noti i propri piani per queste strutture, e questo alimenta preoccupazioni tra cittadini e istituzioni culturali. Queste sale, infatti, potrebbero essere destinate ad usi diversi da quelli culturali e potrebbero essere convertiti in spazi commerciali o residenziali.


L'associazione: «Spazi ampi, storici e appetibili per speculazioni»

L'associazione Italia Nostra, da anni impegnata nella tutela del patrimonio storico e artistico italiano, ha espresso preoccupazioni per l'impatto di questo cambiamento sul tessuto culturale della città. «Parliamo di immobili ampi, spesso palazzi storici come quello di piazza Cavour, in luoghi lucrosi, quindi appetibili agli interessi commerciali e speculativi», ha spiegato Anna Trinchese, architetta e consigliera di Italia Nostra sezione Roma.


Questi cinema inoltre sono «oggetto delle nuove norme tecniche di attuazione della variante del Piano urbanistico di Roma e sono anche oggetto della variante della Legge regionale 172 della Regione Lazio che entreranno in vigore in un tempo stimato di due anni, durante i quali non si può modificare la destinazione d'uso», ma se nel futuro meno prossimo il fondo olandese decidesse di modificare la natura delle sale questo rappresenterebbe un «grave vulnus alla cultura della città tutta», continua Trinchese.


Cinema, verso una fruizione individuale

L'associazione non critica il soggetto, anche straniero, che ha la capacità e l'interesse a sostenere il recupero di queste strutture. Ma è anche vero che «le politiche di sostegno dei cinema - come spiega Michele Campisi, direttore di Italia Nostra - seppure hanno garantito la sopravvivenza di circuiti e di attività con il sostegno finanziario del ministero della Cultura, ne hanno spostato le modalità tra l'evento che aggregava la collettività a quello che invece è il soggetto individuale che consuma lo spettacolo nella famiglia, nel proprio salotto. Noi siamo stati sempre mossi dall'esigenza di tutelare un patrimonio materiale, che è quello proprio del soggetto teatrale, anche nella dinamica storica».


«Il primo desiderio è che rimangano cinema, come attività primaria, e che nel caso dei cinema storici protetti da vincoli di sovrintendenza come l'Adriano di piazza Cavour, non venga modificata architettura interna. La sovrintendenza dovrebbe vigilare su questi processi». In passato l'associazione aveva sollecitato il ministero dei Beni culturali a vincolare architettonicamente alcune sale storiche e ai cinema d'autore, come quelli morandiani, in particolare l'Africa, sul quale, nel 2019 Italia Nostra aveva chiesto che fosse apposto un vincolo.








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