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Tivoli, operazione antidroga: 9 arresti, tra cui una donna 79enne. I summit in un pollaio per sfuggire alle intercettazioni

  • Immagine del redattore:  Redazione La Capitale
    Redazione La Capitale
  • 5 ore fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Al vertice dell’organizzazione ci sarebbe un 60enne italiano, operaio, ritenuto il promotore del sodalizio criminale

carabinieri

Tra gli arrestati ci sono 7 cittadini italiani e due di origine albanese, tutti indiziati di essere coinvolti in un'organizzazione criminale. Le indagini, avviate nel 2021, hanno permesso di delineare una struttura ben organizzata che gestiva lo spaccio di droga nei comuni di Tivoli e Guidonia Montecelio, con un’articolata rete logistica e ruoli specifici assegnati ai vari componenti del gruppo.


Tivoli, nei pollai per sfuggire alle intercettazioni

Il dettaglio investigativo più curioso è emerso durante le attività di sorveglianza: i vertici dell’organizzazione erano soliti riunirsi in un pollaio, ritenuto un luogo sicuro per evitare intercettazioni. È lì che si pianificavano le mosse dello spaccio, a testimonianza dell’astuzia e del livello di segretezza adottato dai criminali per sfuggire alle indagini.


Al vertice dell’organizzazione ci sarebbe un 60enne italiano, operaio, ritenuto il promotore del sodalizio criminale. Al suo fianco operavano un 41enne di origine albanese, nullafacente, e un 47enne italiano, anch’egli operaio, considerati gli organizzatori principali. Gli altri sei componenti ricoprivano ruoli operativi, tra cui spacciatori e supporti logistici.


Tra i partecipi figura anche una donna italiana di 79 anni, residente nei pressi della principale piazza di spaccio in località Favale di Tivoli, gravemente indiziata di aver nascosto la droga e il denaro a casa sua.


L’inchiesta ha rivelato anche dinamiche di soggezione e controllo all’interno dell’organizzazione. Il promotore 60enne avrebbe imposto la sua autorità in maniera assoluta, arrivando perfino a costringere un giovane pusher di 23 anni a continuare l’attività illecita per saldare i debiti derivanti dallo spaccio.


Non solo: i capi dell’associazione avevano esteso i propri contatti ben oltre l’hinterland romano, tessendo legami con criminali di altre aree. In un episodio particolarmente significativo, il 60enne e il 41enne albanese si sarebbero recati in Spagna, dove quest’ultimo è stato arrestato nei pressi del confine, trovato in possesso di documenti falsi.


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