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  • Edoardo Iacolucci

Il dramma di Regina Coeli: «Detenuti 23 ore in cella. La VII sezione va chiusa»

Il suicidio del detenuto 50enne ha fatto riemergere la necessità della chiusura della VII sezione di Regina Coeli. Un carcere nato come convento e inadatto, per architettura e sovraffollamento, ad una vita decorosa al suo interno

Celle piccole e bagni senza intimità: «Condizioni pessime»
Regina Coeli

Il suicidio a Regina Coeli di uomo di 50 anni, trovato impiccato nella sua cella, è stato il secondo in 12 ore, il 72esimo dall'inizio dell'anno in Italia, il terzo dall'inizio 2024 nel carcere romano. Un tragico episodio che ha scatenato le dure reazioni nel mondo della politica e dell'associazionismo. Tutti concordi con la necessità della chiusura della settima sezione di Regina Coeli.


Il carcere di Regina Coeli non è infatti un luogo nato per accogliere detenuti, né in via definitiva né in attesa di giudizio. La struttura sorge nel Seicento, sotto papa Urbano VIII, ma i lavori furono interrotti alla sua morte e ripresi dal suo successore, Innocenzo X. Ed è un convento. Nel periodo napoleonico, dal 1810-1814, il convento viene confiscato e dopo l'unità d'Italia, nel 1873, le monache carmelitane lo abbandonano definitivamente

È solo a fine Ottocento, con l'acquisito dell'edificio adiacente, che la struttura diventa un carcere, il carcere femminile delle Mantellate.


È quindi l'architettura, oltre al sovraffollamento, ad creare questa complessa e ormai insostenibile situazione. Condizioni che emergono in tutta la sua tragicità nella famigerata settima sezione.


Celle piccole e bagni senza intimità: «Condizioni pessime»

«A Regina Coeli detenuti 23 ore chiusi in cella Terzo suicidio del 2024 a Regina Coeli, tutti nella settima sezione che va chiusa immediatamente - ha commentato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone -. La situazione della settima sezione del carcere di Regina Coeli non può essere più tollerata. I tre suicidi di questi ultimi mesi sono il segnale più evidente di problematiche che al momento non è possibile risolvere e per cui l'unica soluzione è la chiusura immediata della sezione».


La VII sezione del carcere romano di via della Lungara «è allo stesso tempo - spiega Gonnella - una sezione di ingresso, di transito, disciplinare, di isolamento sanitario. Le persone qui recluse restano in cella per 23 ore al giorno in una condizione che di dignitoso non ha nulla».


Da quanto è emerso dalle visite a Regina Coeli, in questa sezione le celle sono molto piccole, ospitano 2 o 3 persone su un unico letto a castello. Il wc e il lavandino si trovano in una piccola stanza adiacente e senza alcuna intimità. Gonnella continua: «Le finestre sono più piccole che nelle altre sezioni e dotate di celosie, il che non consente all'aria di circolare e riduce l'ingresso della luce naturale».


Inoltre secondo l'osservatorio di Antigone sulle condizioni di detenzione, «a causa del sovraffollamento nel carcere romano nel secondo e nel terzo piano della sezione le aule ricreative sono state trasformate in celle e le condizioni igienico sanitarie della sezione sono pessime».


Assessore Catarci: «Situazione insostenibile»

Sul tragico evento si è espresso anche l'assessore alle Politiche del Personale del Comune di Roma Andrea Catarci: «Si registra il terzo suicidio dall'inizio dell'anno, avvenuto ancora una volta nella VII sezione. Esprimiamo profonda preoccupazione per una situazione divenuta esplosiva e ormai insostenibile». L'assessore Catarci si associa all'appello della Garante dei diritti delle persone private della libertà personale capitolina Valentina Calderone per la chiusura immediata della VII sezione.


Anastasìa e Calderone: «Il Governo faccia qualcosa contro il sovraffolamento»

«In attesa che il Governo finalmente faccia qualcosa contro il sovraffollamento - hanno sottolineato il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive del Lazio, Stefano Anastasìa, e la Garante delle persone private della libertà personale del Campidoglio, Valentina Calderone -, che è certamente concausa di questa terribile sequenza di suicidi (oggi a Regina Coeli ci sono 1168 detenuti per 626 posti regolamentari effettivamente disponibili), torniamo a chiedere la chiusura della VII sezione e la riorganizzazione a Regina Coeli di una sezione di accoglienza degna di questo nome, cui dare spazi e personale qualificato per la prevenzione del rischio suicidario».


Ilaria Cucchi (Avs): «La VII sezione di Regina Coeli va chiusa»

«Ancora un tragico suicidio nel carcere di Regina Coeli, il terzo dall'inizio dell'anno nella famigerata VII sezione, un reparto disumano che deve essere immediatamente chiuso, così come chiediamo da tempo. È inaccettabile - scrive in una nota la senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi - che si continui a ignorare l'urgenza di un intervento drastico e risolutivo. Il problema principale nelle carceri resta il sovraffollamento, che nel Lazio raggiunge il 180 per cento, tra i più alti in Italia. Questa situazione è indegna in uno Stato di diritto: servono spazi adeguati e, soprattutto, personale qualificato per prevenire tragedie come questa».

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