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Strage di Fidene: la difesa chiede non punibilità per Campiti, la procura vuole l’ergastolo

Redazione La Capitale

In subordine, la difesa ha chiesto di riconoscere l’attenuante del vizio parziale di mente e di applicare le circostanze attenuanti generiche, ritenendole prevalenti rispetto alle aggravanti contestate

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Claudio Campiti

La sentenza per la strage di Fidene dell'11 dicembre 2022 è attesa per il 31 marzo. In quella data, la Prima Corte d’Assise di Roma si esprimerà sul caso di «Claudio Campiti», accusato di aver aperto il fuoco durante una riunione del consorzio Valleverde in un gazebo di via Monte Gilberto, causando la morte di quattro donne: Nicoletta Golisano, Elisabetta Silenzi, Sabina Sperandio e Fabiana De Angelis.


Durante l'udienza di oggi, il difensore ha richiesto ai giudici la non punibilità dell'imputato per «vizio totale di mente». In subordine, ha chiesto di «riconoscere l'attenuante del vizio parziale di mente e le circostanze attenuanti generiche, da ritenersi prevalenti rispetto alle circostanze aggravanti contestate nei diversi capi di imputazione»


Di diverso avviso la procura, che ha chiesto la condanna all’ergastolo con due anni e mezzo di isolamento diurno. Dopo l’indagine condotta dal pm Giovanni Musarò con i carabinieri del Nucleo Investigativo, a Claudio Campiti vengono contestate le accuse di omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, tentato omicidio di altre cinque persone presenti alla riunione e lesioni personali dovute al trauma psicologico subito dai sopravvissuti.


Nel processo sono imputati anche il presidente della Sezione Tiro a Segno Nazionale di Roma e un dipendente dell'armeria del poligono di tiro di Tor di Quinto, dove Claudio Campiti prelevò l’arma utilizzata per la strage.


Sono accusati di omissioni nel controllo e nella vigilanza delle armi, per i quali la procura ha richiesto rispettivamente 4 anni e un mese e 2 anni di reclusione.

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