Smart working negato ai vigili urbani malati. Si punta a un accordo
Le parti hanno tempo fino al 16 aprile per valutarlo ma la battaglia per il diritto al lavoro agile dei dipendenti fragili è ancora aperta

Lavorare da remoto ma solo per due giorni a settimana. Questa è la proposta avanzata dal tribunale del lavoro per risolvere la controversia tra Roma Capitale e otto vigili urbani con condizioni mediche gravi a cui è stato comandato il ritorno al lavoro in presenza dopo anni in smart working, nonostante le loro condizioni di fragilità.
Ora, con il rinvio della causa al 16 aprile, le parti hanno tempo per valutare l’accordo proposto dal giudice, ma la battaglia per il diritto al lavoro agile dei dipendenti fragili è ancora aperta.
Il tentativo di conciliazione e la proposta del giudice
Secondo l’avvocato Iole Urso, che rappresenta i ricorrenti, la proposta del giudice guarda soprattutto a Roma Capitale, dato che il ricorso è stato presentato solo da otto dipendenti, ma riguarda in totale 60 persone: «Il giudice ha fatto capire che è interesse di Roma Capitale trovare una soluzione - spiega la legale -, altrimenti la decisione potrebbe rivelarsi un boomerang per l’amministrazione».
La proposta avanzata dal giudice è quella di permettere ai dipendenti di svolgere il proprio lavoro da remoto ma solo per due giorni su cinque, anziché costringerli a un ritorno totale in presenza.
«Sicuramente ci sono le basi per dare la possibilità a questi lavoratori di poter lavorare, se non tutti e cinque i giorni, almeno una parte della settimana in smart working», ha commentato l’avvocato.
«Le loro condizioni di salute non permettono una revoca de plano dello smart working senza una valutazione medica approfondita - continua la legale -. La documentazione che abbiamo presentato riguarda persone con malattie oncologiche e neurodegenerative, quindi patologie gravi che rendono difficile, se non impossibile, un ritorno in ufficio».
Le critiche alla gestione del Comando dei Vigili Urbani
Sulla gestione pregressa degli accordi da parte del Comando della Polizia Locale, l’avvocato Urso non ha risparmiato le critiche: «Abbiamo inviato una diffida a dicembre 2024, chiedendo a Roma Capitale di predisporre tutto il necessario per il rinnovo degli accordi di smart working, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta», ha spiegato. «Se ci fossero state aperture, come affermato dal Comando, avrebbero risposto alla diffida e avviato le valutazioni individuali. Invece, è stato emesso un provvedimento generale, senza considerare le singole situazioni».
Inoltre, l’avvocato ha sottolineato che i dipendenti sono stati richiamati a svolgere le stesse mansioni che già effettuavano in smart working, senza alcun ricollocamento o modifica delle attività. «Non ci sono state esigenze organizzative che giustifichino il ritorno in presenza. Ad esempio, l’inserimento dei verbali, che veniva fatto da remoto, ora dovrà essere fatto in ufficio», ha aggiunto.
Le prossime tappe: rinvio ad aprile e decisione finale
La causa è stata rinviata al 16 aprile, data in cui le parti dovranno comunicare al giudice se hanno raggiunto un accordo. In caso contrario, sarà il giudice a decidere sulla questione.
«Il giudice ha proposto due giorni su cinque in smart working, ma ora spetta alle parti valutare se accettare questa soluzione», ha spiegato Urso. «I miei assistiti sono attualmente in malattia e dovranno decidere se rientrare in servizio in attesa della decisione finale».
Le reazioni di politica e sindacati
La vicenda ha già sollevato un ampio dibattito politico e sindacale. Il consigliere di Forza Italia, Francesco Carpano, ha presentato un’interrogazione al sindaco Gualtieri e all’assessore al Personale Giulio Bugarini, definendo la decisione del Comando dei Vigili Urbani come «un eccesso di rigidità». Carpano ha sottolineato che, sebbene sia giusto contrastare abusi dello smart working, non si può ignorare la condizione di dipendenti con gravi patologie.
Anche il sindacato CSA-Ospal è intervenuto, chiedendo un approccio più umano e flessibile. «Il Comando ha chiuso totalmente la porta a qualsiasi discussione sullo smart working, anche per i casi più gravi», ha dichiarato Emanuele Fabiani, responsabile di Roma per il CSA.
La UIL FPL ha invece richiesto un incontro urgente con il Comando per discutere la decisione: «Dall'analisi del regolamento vigente emerge chiaramente che il lavoro a distanza rappresenta uno strumento fondamentale per garantire la continuità lavorativa dei dipendenti in situazioni di necessità, comprese le condizioni di fragilità sanitaria», si legge nella lettera inviata al Comandante del Corpo della Polizia Locale di Roma Capitale Mario De Sclavis.
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