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Raggiunta la capienza massima a San Pietro per la seconda messa dei Novendiali, l'omelia di Parolin: «Oggi proviamo dolore e tristezza»

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    Redazione La Capitale
  • 11 ore fa
  • Tempo di lettura: 4 min

Secondo le autorità vaticane sono quasi 100mila i fedeli giunti nell'area di San Pietro nella mattinata di domenica 27 aprile, 200mila per la Questura

San Pietro
L'area di San Pietro satura per la seconda messa dei Novendiali

Prosegue l'«effetto Francesco». Secondo le autorità vaticane sono quasi 100mila i fedeli giunti nell'area di San Pietro nella mattinata di domenica 27 aprile per la seconda messa dei Novendiali in suffragio del Pontefice defunto, presieduta dal cardinale Pietro Parolin, già segretario di Stato. Tra loro ci sono decine di migliaia di giovani, arrivati a Roma per il Giubileo degli adolescenti.


Tanti adolescenti e l'area di San Pietro completamente satura

Nonostante la morte di Bergoglio infatti l'evento dedicato ai ragazzi è stato molto partecipato, con l'iscrizione di oltre 80mila adolescenti dall'Italia e da vari paesi del mondo. È stata invece rinviata la canonizzazione di Carlo Acutis, che avrebbe dovuto aver luogo oggi. La partecipazione alla prima messa pubblica in piazza San Pietro, dopo i funerali di Papa Francesco, ha raggiunto la capienza massima: in totale, in tutta l'area, starebbero gravitando circa 200mila persone. San Pietro è ormai completamente satura, quindi dal centro per la gestione della sicurezza dell'evento, istituito in Questura, è stata disposta la chiusura dei pre-filtraggio.


Le prossime messe per i Novendiali

La celebrazione di oggi è iniziata alle 10:30 di domenica 27 aprile, ma le prossime saranno celebrate ogni giorno, fino a domenica 4 maggio, alle 17 nella basilica di San Pietro. Le messe dei Novendiali vengono celebrate per nove giorni consecutivi, a partire da quella esequiale presieduta ieri (sabato 26 aprile) in piazza San Pietro dal cardinale decano Giovanni Battista Re: sono aperte a tutti, ma prevedono ogni giorno la partecipazione di un gruppo diverso, tenuto conto dei suoi legami con il Papa scomparso. Quella di oggi è dedicata ai dipendenti e ai fedeli della Città del Vaticano.


L'omelia di Parolin

L'omelia di Parolin è iniziata con un riferimento a Papa Francesco: «Il Pastore che il Signore ha donato al suo popolo, Papa Francesco, ha terminato la sua vita terrena e ci ha lasciati. Il dolore per la sua dipartita, il senso di tristezza che ci assale, il turbamento che avvertiamo nel cuore, la sensazione di smarrimento: stiamo vivendo tutto questo, come gli apostoli addolorati per la morte di Gesù», ha detto l'ex segretario di Stato, aggiungendo: «Eppure, il Vangelo ci dice che proprio in questi momenti di oscurità il Signore viene a noi con la luce della risurrezione, per rischiarare i nostri cuori».


Parolin ha poi esortato ad accogliere l’eredità del Pontefice defunto: «Proprio la misericordia del Padre, più grande dei nostri limiti e dei nostri calcoli, è ciò che ha caratterizzato il magistero di Papa Francesco e la sua intensa attività apostolica, insieme all’ansia di annunciarla e condividerla con tutti. L’annuncio della buona novella, l’evangelizzazione, è stato il programma del suo pontificato. Egli ci ha ricordato che “misericordia” è il nome stesso di Dio, e, pertanto, nessuno può porre un limite al suo amore misericordioso con il quale egli vuole rialzarci e renderci persone nuove».


«È importante accogliere come un tesoro geloso questa indicazione su cui Papa Francesco ha tanto insistito. E – permettetemi di dire – il nostro affetto per lui, che si sta manifestando in queste ore, non deve restare una semplice emozione del momento; la sua eredità dobbiamo accoglierla e farla diventare vita vissuta, aprendoci alla misericordia di Dio e diventando anche noi misericordiosi gli uni verso gli altri».


Il cardinale ha sottolineato: «La misericordia ci riporta al cuore della fede. Ci ricorda che non dobbiamo interpretare il nostro rapporto con Dio e il nostro essere Chiesa secondo categorie umane o mondane, perché la buona notizia del Vangelo è anzitutto la scoperta di essere amati da un Dio che ha viscere di compassione e di tenerezza per ciascuno di noi a prescindere dai nostri meriti. Ci ricorda, inoltre, che la nostra vita è intessuta di misericordia: noi possiamo rialzarci dopo le nostre cadute e guardare al futuro solo se abbiamo qualcuno che ci ama senza limiti e ci perdona. E, perciò, siamo chiamati all’impegno di vivere le nostre relazioni non più secondo i criteri del calcolo o accecati dall’egoismo, ma aprendoci al dialogo con l’altro, accogliendo chi incontriamo lungo il cammino e perdonando le sue debolezze e i suoi errori. Solo la misericordia guarisce e crea un mondo nuovo, spegnendo i fuochi della diffidenza, dell’odio e della violenza: questo è il grande insegnamento di Papa Francesco».


Poi, rivolgendosi ai giovani presenti in Piazza San Pietro per il loro Giubileo, Parolin ha detto: «La gioia pasquale, che ci sostiene nell’ora della prova e della tristezza, oggi è qualcosa che si può quasi toccare in questa piazza; la si vede impressa soprattutto nei vostri volti, cari ragazzi e adolescenti che siete venuti da tutto il mondo a celebrare il Giubileo. Venite da tante parti: da tutte le Diocesi d’Italia, dall’Europa, dagli Stati Uniti all’America Latina, dall’Africa all’Asia, dagli Emirati Arabi… Con voi è realmente presente il mondo intero! A voi rivolgo un saluto speciale, e ai vescovi e sacerdoti che vi hanno accompagnato, col desiderio di farvi sentire l’abbraccio della Chiesa e l’affetto di Papa Francesco, che avrebbe desiderato incontrarvi, guardarvi negli occhi, passare in mezzo a voi per salutarvi», ha osservato Parolin, accolto da un lungo applauso dei giovani in piazza.


Parolin ha poi incoraggiato gli adolescenti: «Di fronte alle tante sfide che siete chiamati ad affrontare – ricordo, ad esempio, quella della tecnologia e dell’intelligenza artificiale che caratterizza in modo particolare la nostra epoca – non dimenticate mai di alimentare la vostra vita con la vera speranza che ha il volto di Gesù Cristo. Nulla sarà troppo grande o troppo impegnativo con lui! Con lui non sarete mai soli né abbandonati a voi stessi, nemmeno nei momenti più brutti!». Il cardinale ha poi concluso: «A voi, a noi tutti, al mondo intero, Papa Francesco rivolge il suo abbraccio dal cielo», frase accolta da un altro commosso applauso dei fedeli radunati.





  


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