Sapienza, indagati 4 studenti dopo il corteo per Ramy: «Repressione intimidatoria, non ci fermeremo»
Perquisizioni domiciliari e sequestro di dispositivi elettronici per resistenza a pubblico ufficiale e corteo non autorizzato. I collettivi: «Punito chi chiede giustizia»

A due mesi dagli scontri durante il corteo in memoria di Ramy Elgaml, il diciannovenne morto a Milano durante un inseguimento dei carabinieri, la Digos ha eseguito perquisizioni domiciliari e personali contro quattro studenti della Sapienza.
Gli indagati sono accusati di resistenza a pubblico ufficiale e partecipazione a un corteo non autorizzato, dopo gli incidenti dell’11 gennaio a San Lorenzo, quando circa 400 manifestanti avevano tentato di sfondare il cordone della polizia.
Le accuse e la reazione dei collettivi
Secondo le forze dell’ordine, durante la manifestazione – nata spontaneamente per chiedere giustizia per Ramy – sarebbero stati lanciati petardi, torce segnaletiche e insulti contro gli agenti.
La Digos, dopo aver identificato 39 persone nei giorni successivi, ha ora concentrato le indagini su quattro studenti, perquisendo le loro abitazioni e sequestrando cellulari, computer e materiale di propaganda.
Il Collettivo Zaum Sapienza ha denunciato una «repressione selettiva»: «È paradossale che chi ha espresso solidarietà e chiesto giustizia per la morte di un ragazzo come noi venga manganellato e denunciato. Mentre assistiamo all’ennesimo tentativo di assoluzione delle forze dell’ordine, loro scelgono di punire chi protesta».
«Non faremo un passo indietro»
I collettivi contestano anche la criminalizzazione delle proteste studentesche, legate non solo alla morte di Ramy ma anche alla questione palestinese e al DDL 1660, accusato di limitare la libertà di espressione nelle università.
«Davanti alla loro cultura della paura, noi rispondiamo che non ci fermeremo», scrivono in un comunicato. «Sappiamo da che parte stare: non accetteremo intimidazioni».
Intanto, la magistratura valuta ulteriori sviluppi, mentre l’Ateneo romano è tornato al centro del dibattito su diritti studenteschi e controllo poliziesco.
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