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Sanremo, linguista della Crusca su Tony Effe: «Il (presunto) lupo si è fatto agnello»

Giacomo Zito

L'antica formula magica del Festival riesce a scalfire anche quel mondo che dell'eversione aveva fatto il suo marchio di fabbrica, il mondo della trap


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La magia di Sanremo colpisce anche Tony Effe, al secolo Nicolò Rapisarda, idolo della scena trap romana. Figura al centro delle polemiche cittadine dopo la sua esclusione dal concerto di Capodanno, si prevede che la sua partecipazione a Sanremo sarà ben al di sotto della sua presunta portata eversiva.

L'antica formula magica del Festival che già in passato aveva colpito diversi rocker e cantanti (considerati controtendenza o eversivi) riesce a scalfire anche quel mondo che dell'eversione aveva fatto il suo marchio di fabbrica, il mondo della trap.


Atteso sul palco con la canzone dal titolo «Damme 'na mano», l'ex membro della Dark Polo Gang non sembra esser pronto a voler far discutere, anzi. Prima ancora della sua esibizione, infatti, è il linguista dell'Accademia della Crusca Lorenzo Coveri a screditarne la portata destabilizzante.


«Qui il (presunto) lupo si è fatto agnello» è la prima e lapidaria considerazione di Coveri che, ormai da tempo, stipula una serie di peculiari analisi testuali sulle canzoni in gara al Festival della musica italiana.


Non si presenterà di fronte a tutta Italia, quindi l'artista di «sono la mala in Italia, la strada chiama», piuttosto, un cantante citazionista e desideroso di esprimere l'amore verso le sue donne (dalla campagna, alla madre, alla sua città).


Piuttosto che eversiva, quindi, quella di Tony Effe sembra sarà piuttosto come una presenza di passaggio, un tributo a Roma, all'amore e alla magia di Sanremo: rendere duttile anche la gemma più dura.

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