Roma è al 12esimo posto della classifica delle mense scolastiche italiane di Foodinsider: «Distribuiti 18 milioni e 300mila pasti all'anno»
Aggiornamento: 12 nov
Migliorati i risultati raggiunti da Frosinone, che al 22esimo posto con 140 punti ha fatto un salto in avanti di 94 punti, e da Rieti, cresciuta di 41 punti (è al 43esimo posto con 112 punti). Con le nuove gare d’appalto i comuni hanno migliorato nettamente la qualità e l’equilibrio dei loro menù
Il sistema delle mense scolastiche di Roma si piazza nella parte alta della classifica di Foodinsider. La Capitale è infatti al 12esimo posto della graduatoria stilata dall’associazione di promozione sociale, l’osservatorio che da nove anni fotografa la realtà delle mense scolastiche in Italia misurando l’equilibrio dei menù e identificandone le criticità e i margini di miglioramento. La graduatoria, che La Capitale è in grado di anticipare, viene presentata oggi (lunedì 11 novembre) alle 14:30 nella sala stampa della Camera da Claudia Paltrinieri e Francesca Rocchi, rispettivamente presidente e vicepresidente di Foodinsider, insieme al deputato Claudio Mancini.
Come sono calcolati i punteggi delle mense scolastiche
Il punteggio dei menù invernali della ristorazione scolastica delle scuole primarie in Italia viene calcolato sulla base del questionario «Menù a punti», originariamente progettato dalle dottoresse Benedetta Chiavegatti e Gisella Giovanetti dell’Asl 2 di Milano, che tiene conto dei parametri definiti dalle raccomandazioni dell’Oms (Organizzazione mondiale della salute) e dello Iarc (International Agency for Research on Cancer), dalle Linee guida della ristorazione scolastica e dalle indicazioni del Green public procurement che in Italia sono state tradotte nella legge dei Criteri ambientali minimi (Cam), che disciplina le nuove gare d’appalto della ristorazione pubblica in chiave sostenibile. Alle mense viene richiesto ad esempio di illustrare la varietà di contorni serviti, la presenza di frutta secca nelle ricette, la provenienza di carne e pesce, il consumo di prodotti locali.
Il punteggio di Roma e dei capoluoghi di provincia del Lazio
Tornando a Roma, che è posizionata al 12esimo posto della classifica, quest’anno ha collezionato 173 punti (a pari merito con Rimini). L'anno scorso erano 146, 27 in meno. Stando all’interpretazione dei dati fornita da Foodinsider, «sotto i 50 punti il menù è insufficiente, vale a dire molto distante da un modello di dieta sana; dai 50 ai 100 punti è un menù sufficiente ma con ampi margini di miglioramento; dai 100 ai 150 punti è un menù buono; sopra i 150 è un menù eccellente, cioè risponde alle indicazioni di un’alimentazione sana e sostenibile». Ottimi anche i risultati raggiunti da Frosinone, che al 22esimo posto con 140 punti ha fatto un salto in avanti di 94 punti, e da Rieti, cresciuta di 41 punti (è al 43esimo posto con 112 punti), che con le nuove gare d’appalto hanno migliorato nettamente la qualità e l’equilibrio dei loro menù. Invece Viterbo, al 51esimo posto, ha ottenuto 92 punti e Latina 115, guadagnando il 39esimo posto.
Una cresciuta generale
In effetti il confronto dei dati dell’anno scolastico 2023/24 con quelli degli ultimi cinque anni dimostra che l’introduzione dei Cam, in vigore dall’agosto del 2020, ha reso i menù più sani e sostenibili, con una maggiore varietà di alimenti, più biologico, più legumi ma anche più prodotti locali e provenienti da cooperative sociali. In generale nel report di quest’anno, rispetto a quello precedente, migliora il 44 per cento dei menù analizzati. Il 29,5 per cento rimane stabile, mentre il 20 per cento mostra un calo di qualità. E il miglioramento è significativo in quei Comuni che hanno rinnovato le gare d’appalto, come è successo a Trento, Udine, Frosinone, Rieti e Siracusa.
«A Roma gli utenti delle mense scolastiche sono pari agli abitanti di Livorno»
A dare un quadro più approfondito sulla situazione del Lazio è Claudia Paltrinieri, specificando che si tratta dell’unica regione di cui l’indagine monitora i menù di tutti e cinque i capoluoghi di provincia che coinvolgono nel totale oltre 160mila pasti, «una cifra che rappresenta circa l’8 per cento di tutta la ristorazione scolastica italiana, per cui merita attenzione». Nello specifico la Capitale spicca per i numeri da record: «155mila pasti al giorno, 18 milioni e 300 mila pasti all'anno, 643 centri refezionali e 4mila addetti, per lo più donne. Per dare un’idea della dimensione della mensa scolastica di Roma è come se il comune sfamasse ogni giorno tutti gli abitanti di Livorno», spiega la presidente di Foodinsider.
La storia del sistema mensa di Roma
Per interpretare meglio i numeri, Paltrinieri ripercorre la storia recente del sistema mensa di Roma, «considerato per anni un modello virtuoso a livello internazionale e citato come una delle migliori best practice a confronto con città come Londra e New York all’interno del libro School Food Revolution pubblicato dall’Università di Cardiff. Un sistema creato da Silvana Sari, per anni direttrice alle Politiche educative del Campidoglio, che è stato poi in parte smantellato, tant’è che nel 2018 la mensa di Roma era entrata nella black list dei Nas, dopo le ispezioni a tappeto sulle mense italiane, con la chiusura di tre cucine. Roma torna a risorgere con la gara d’appalto del 2022, la prima a prezzo fisso in Italia, che ha consentito di evitare i ribassi di gara che sappiamo essere uno dei principali “mali” della mensa».
Il cambio di passo di Roma dopo la nuova gara d'appalto
Attualmente il costo della mensa per il comune è aumentato del 22 per cento con l'ultima gara dal valore di 147 milioni di euro l'anno. Il 12 per cento degli utenti non paga il servizio e per 15mila bambini quello consumato a scuola è l'unico pasto equilibrato della giornata. Il Campidoglio infine ha stanziato 6 milioni di euro per l'adeguamento delle attrezzature per qualificare i centri di cottura. Il cambio di passo è stato visibile dall’indagine del 2020/21 a quella dell’anno successivo, dopo la gara d’appalto, quando Roma ha conquistato 41 punti passando dal ventiquattresimo posto al dodicesimo. «Questo ha significato, dal punto di vista del menù, un miglioramento qualitativo degli alimenti: si è rialzata la quota di biologico, sono aumentati i prodotti dop e igp, è migliorata la qualità del pesce con anche la spigola fresca, sono stati introdotti i cereali integrali, la spremuta d’arancia, i cibi processati sono quasi spariti del tutto», dice Paltrinieri.
Due fattori fondamentali nel posizionamento di Roma: prodotti locali e cucine interne
La Capitale si distingue per due aspetti principali nella propria ristorazione scolastica: «Il fatto che le derrate arrivano da un territorio entro i 300 chilometri dal Campidoglio, compresi prodotti da agricoltura sociale, e la presenza delle cucine interne» che mantengono la capacità di elaborare ricette come i bastoncini di merluzzo della cuoca o i fiori di zucca alla romana, i finocchi al tegame, o i saltimbocca alla romana. «Detto questo - prosegue la presidente di Foodinsider - la mensa di Roma non è perfetta e può ancora migliorare e siamo sicuri che lo farà con la prossima gara d’appalto anche con il contributo del tavolo 6 del Consiglio del cibo di Roma (un’unione che coinvolge oltre 150 organizzazioni ed è suddiviso in otto tavoli tematici, ndr), nato nel 2023 con l’obiettivo di contribuire alla costruzione della food policy del Comune. È già stata fatta una proposta, che è stata accolta dall’amministrazione, per introdurre nel menù un pasto senza proteine animali una volta al mese». Novità che verrà accompagnata da un’adeguata comunicazione di supporto.
Le richieste dei comuni italiani
Per concludere, «dall’indagine degli ultimi tre anni emerge chiaro come i Cam siano una leva importante per il miglioramento della mensa scolastica in termini di salute e sostenibilità anche se, però, espone le amministrazioni a maggiori costi. Per questo la richiesta che arriva dai comuni, compreso quello di Roma, è quella di avere un sistema premiante che sostenga le mense che applicano in maniera estensiva la legge dei Cam. Questo sistema premiante, che non è nient’altro che un’estensione dei criteri del fondo per le mense certificate biologiche, potrebbe dare un vero slancio alla mensa come strumento di salute, ma anche - termina Paltrinieri - come motore di sviluppo del territorio in chiave sostenibile».
Un focus sul pane nel report di quest'anno
Nell’approfondimento il report dedica infine un focus speciale al pane, alimento presente a ogni pasto. «Nonostante si trovino ancora panini plastificati singolarmente e fatti con farine raffinate 00, sono emerse realtà che offrono più forme e varietà di pane, anche integrale, o fatto con farina di tipo 2; altre che privilegiano i grani antichi e alcune che per rifornire la mensa ricostruiscono le filiere locali, dal grano fino al mulino e al panificio del territorio», sottolinea la vicepresidente di Foodinsider Francesca Rocchi. «Con più di due milioni di pasti al giorno le mense scolastiche, oltre a essere un servizio fondamentale che nutre le future generazioni, possono dare un grande impulso al settore dell'agrifood», afferma il deputato Claudio Mancini. «Per questo - aggiunge - dobbiamo trovare la strada che consenta ai comuni di diventare strumento di sviluppo del territorio in chiave sostenibile, attraverso la ristorazione scolastica».
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