top of page
  • Edoardo Iacolucci

Roma, Vigili del Fuoco: "Mezzi usurati e pochi pompieri: salvare vite è più difficile"

Le parole di Costantino Saporito, vigile del fuoco da 27 anni, sindacalista di Usb, e istruttore dei giovani pompieri, tracciano il quadro emergenziale in cui sono costretti a operare quotidianamente lui e i suoi colleghi della Capitale

Vigili del fuoco in un incendio in via Cassia (La Capitale)
Vigili del fuoco durante un incendio in via Cassia (La Capitale)

«Il territorio di Roma è 1.282 chilometri quadrati, cioè il comune di Roma è pari al comune di Milano, Torino, Genova, Firenze, Palermo e Catania e Napoli, ma non ha la dotazione organica di tutte quelle città messe insieme». Questo è il dato con cui inizia Costantino Saporito, pompiere operativo dal 1997 e coordinatore nazionale dei Vigili del Fuoco dell’Unione Sindacale di Base. «Roma è undici volte Parigi. È dietro a Berlino per centimetri». Oggi la Capitale si trova mediamente con 36 distaccamenti tra il centro della città e la provincia, con una media di 100 pompieri al giorno: «Mancano minimo 160 unità per garantire la città di Roma, di cui la metà devono essere autisti». Dovrebbe avere una dotazione reale di 1.800 vigili: «Però se dico 1.800 vigili è tutto a posto?» domanda Costantino Saporito, avendo già la sua risposta: «No, perché sono suddivisi: il 40 percento sono all'interno degli aeroporti di Fiumicino e Ciampino. Poi le specializzazioni: montatori, elicotteristi e così via. Quindi il numero si riduce in una maniera drastica».

 

Il vigile del fuoco: «Un parco auto che fa pena»

Oltre a questo, c'è un problema di mezzi: «Abbiamo un parco auto che fa pena. Il camion rosso Numero 1 che si trova nella sede centrale del comando di via Genova ha la mia stessa età di assunzione: 27 anni, è del 1997».

Ma oltre che pochi mezzi, quelli che ci sono, sono usurati:

«Non è un mezzo d’epoca che lo prendi la domenica e ci fai i giretti. Sono mezzi che camminano, soggetti a fortissima usura: la gente sale e scende in continuazione. Lavora di giorno e di notte, da 27 anni, 24 ore su 24».


Oggi nella Capitale, c’è una media di 3-4 mezzi con autoscale: «Quando ce ne dovrebbero stare 12 – precisa Saporito. Ora, in questi giorni, hanno portato un'autoscala in zona Prati, perché poche settimane fa, a poca distanza dal distaccamento di Prati, è morta una persona perché non c'era l'autoscala. Non che non sono arrivati, sono arrivati ma hanno fatto una fatica immensa per riuscire a scardinare una porta blindata. Con un'autoscala da fuori sarebbe stato molto, molto più semplice. Oggi finalmente l'hanno portata». Se bisogna arrivare in alto bisogna per forza usare l'autoscala: «Serve a questo, perché se dobbiamo salvare una vita, io credo che chiunque se ne freghi di una finestra, se si rompe una finestra, si entra lì dentro, e si salva una vita».

 

Criticità che iniziano dalle basi

L’esperto vigile del fuoco, è anche istruttore professionale del nuovo personale, ed evidenzia anche delle criticità sui nuovi tipi di concorso tra graduatorie e titoli brevetti che non riescono ad essere efficienti dal punto di vista della distribuzione delle risorse, che sono sempre meno di quanto dovrebbero essere: «Se io ho tre brevetti: uno da sommozzatore uno per volo e uno il guidare i mezzi – precisa -, non è che quando entrano i vigili del fuoco mi fanno fare tutte e tre...». E inoltre un problema di logistica nei vari centri, come il suo di Capannelle, sia per quanto riguarda il numero di allievi che quello degli istruttori: «Manca la progettualità». Prima con i centri di Castelnuovo, Montelibretti e Capannelle «riuscivamo – ricorda Saporito -, ad assumere tanta gente».

 

Le cause degli incendi

Anche sulla causa degli incendi, Saporito ha pochi dubbi: «L’autocombustione in vita mia non l'ho mai vista». Le cause infatti sono spesso umane, tra colpa e dolo. C’è chi non se ne accorge, c’è chi incendia i rifiuti: «L'emergenza rifiuti è un’altra emergenza.


Bruciano l'immondizia perché pensano “così si brucia e se ne va” invece no, perché entra nei polmoni». Il rischio è anche che, quando i pompieri non arrivano in tempo, il cittadino si sente legittimato a fare qualsiasi cosa: abbiamo assistito a delle scene terribili dove una persona è uscito in condizioni critiche con la pompa dell'acqua quella del giardino nel tentativo di spegnere ma così non spegni nulla, anzi rischi la vita».


 Un mestiere quello del vigile che «non è semplicemente spegnere il fuoco. Il pompiere – sottolinea Saporito - è un professionista del soccorso.  Finiscono gli incendi, iniziano le alluvioni, si allagano le case, si smottano i terreni. E noi siamo pochi con una carica di lavoro infinito. Basta pensare – ricorda - al nostro operato durante la pandemia».

 

Come affronteremo il Giubileo nel 2025

Il pensiero di Saporito è volto, ora, al 2025: «Tra poco sarà il Giubileo e lo affronteremo con una proporzione terribile: un pompiere ogni 22 mila persone. Già adesso noi siamo in uno stress globale, costantemente al lavoro. Abbiamo bisogno di una mente lucida, di riposo. Invece neanche dieci giorni fa, hanno chiamato per le partenze boschive: dal comando di Roma, già pochi, li hanno mandati in Puglia. I colleghi non sono ritornati in servizio qui stremati».

 

La competenza su queste questioni è statale: «Ma anche il sindaco dovrebbe far presente questa situazione al Governo, perché Roma è la Capitale, ha un'importanza politica strategica, e abbiamo da questo punto di vista una città in ginocchio. Roma dovrebbe essere il centro del mondo – conclude Saporito -, del Paese, ma è la città in più sofferenza di tutte».

 

 

Comments


bottom of page