Roma, al Mattatoio la mostra Exprimo: il potere della parola nell’arte
Dal 6 marzo al 6 aprile, il Mattatoio di Roma ospiterà una mostra che esplora il potere del linguaggio attraverso le opere di otto artisti contemporanei. Un viaggio tra fotografia, video, installazioni e sculture che indagano il rapporto tra parola, comunicazione e percezione nell'arte
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Dal 6 marzo al 6 aprile, il Mattatoio di Roma ospiterà la mostra «Exprimo», un’esposizione curata da Chiara Nicolini e promossa dall’assessorato alla Cultura e dall’azienda Speciale Palaexpo. L’evento, a ingresso gratuito, si terrà nella Galleria delle Vasche de La Pelanda e sarà realizzato in collaborazione con il Gruppo Pouchain.
Gli artisti e il linguaggio nell'arte contemporanea
La mostra raccoglie le opere di otto artisti contemporanei che, attraverso differenti linguaggi espressivi, esplorano il potere della parola nell’arte. Fotografia, video, installazioni e sculture si intrecciano in un percorso concettuale che riflette sull’uso del linguaggio e sulla sua trasformazione in opera artistica. Gli artisti in mostra sono Maria Adele Del Vecchio, Giorgia Errera, Teresa Gargiulo, il duo Goldschmied & Chiari, Micaela Lattanzio, il collettivo Numero Cromatico, Santiago Sierra e Catalina Swinburn.
Le opere e il linguaggio come strumento espressivo
Maria Adele Del Vecchio utilizza la parola come strumento di libertà e identità culturale, politica e sociale. Le sue opere, tra cui scialli con frasi impresse, trasformano oggetti quotidiani in veicoli di narrazioni personali e collettive. Giorgia Errera presenta lavori incentrati sul linguaggio digitale, con tastiere scomposte e parole intrecciate che evocano il potere comunicativo e i limiti della tecnologia. Teresa Gargiulo indaga il linguaggio come materia plastica, esplorando suoni e forme inusuali, mentre Goldschmied & Chiari si ispirano ai documenti segreti della Cia per analizzare il potere della censura e delle informazioni nascoste.
La relazione tra natura, tecnologia e linguaggio nell'arte
Micaela Lattanzio sviluppa un linguaggio visivo basato sulla frammentazione fotografica, creando connessioni tra natura e tecnologia. Santiago Sierra, con il video «Palabra Destruida», mostra il potere delle parole e il loro impatto sulla coscienza sociale. Catalina Swinburn propone un’opera in cui intreccia schede del referendum cileno, trasformando il testo scritto in un tessuto simbolico. Il percorso espositivo si conclude con «The Desire for Knowledge» del collettivo Numero Cromatico, un’installazione interattiva basata sull’intelligenza artificiale, che riflette sulla relazione tra umano e tecnologia.
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