Ridurre gap tra ricchi e poveri nello sport, nasce così l'associazione intitolata ad Agostino Di Bartolomei
L'Associazione intitolata ad Agostino Di Bartolomei nasce con lo scopo di dedicare ogni anno a dieci ragazze e ragazzi una borsa di studio sportiva per aiutare a ridurre il gap messo in evidenza dalla ricerca del Censis
Non tutti i ragazzi e le ragazze possono permettersi di fare sport. Secondo il Censis, il divario tra coloro che provengono da famiglie a basso reddito e quelli a reddito alto è elevatissimo. Per ogni 7 ragazzi benestanti ce ne sono 4 che hanno difficoltà ad accedere alle attività sportive. Si tratta di una situazione tutta italiana, infatti, questo differenziale negli altri paesi non esiste: in Spagna è minimo (6 contro 6,6), in Francia appena superiore (5,4 contro 6,2) e la media dei paesi dell'Unione europea è simile.
Il dato emerge da una ricerca che è stata illustrata ieri, martedì 29 ottobre, in occasione della presentazione della Associazione di Promozione Sociale e Sportiva intitolata ad Agostino Di Bartolomei, ex calciatore della Roma. La conferenza si è tenuta al Tempio di Adriano in Piazza di Pietra. L'Associazione nasce con uno scopo: dedicare ogni anno a dieci ragazze e ragazzi una borsa di studio sportiva per aiutare a ridurre il gap messo in evidenza da questa ricerca.
A tal proposito, a La Capitale, è intervenuto Amedeo Ciaccheri, presidente di un municipio, l'VIII, simbolo per Agostino Di Bartolomei. «L'obiettivo è costruire un'onda di attenzione e di consapevolezza sul valore dello sport all'interno della nostra città. Nel nome di Agostino Di Bartolomei pensiamo che sia la cosa giusta».
I bisogni sportivi insoddisfatti
Secondo la ricerca «i bisogni sportivi insoddisfatti» sono certamente legati al reddito delle famiglie, ma anche ad altri aspetti. C'è una difficoltà logistica e di conoscenza che incide sulla possibilità di praticare lo sport in modo organizzato che colpisce proprio le famiglie con il reddito più basso. Il divario con gli anni si sta aggravando. Un problema di cultura sportiva del Paese che rischia di diventare, se non elitaria, almeno non del tutto inclusiva.
Una idea di sport che vede assottigliarsi la sua componente di spontaneismo: non solo l'inverno demografico, ma anche gli spazi aperti al gioco spontaneo e deregolamentato che si sono ridotti incredibilmente, così come le figure adulte che organizzano attività sportiva slegati da una struttura agonistica.
Durante la conferenza, a La Capitale, è intervenuto Damiano Tommasi, ex calciatore storico della Roma. «L'approccio allo sport è cambiato. I nostri genitori non avevano tempo di essere presenti nelle nostre attività sportive, e credo che questo sia uno degli aspetti più diversi rispetto a quando si praticava sport nelle mie annate giovanili. Su questo credo che però non si possa tornare indietro. Dobbiamo solo educarci a capire come da adulti dobbiamo stare affianco dei nostri ragazzi», conclude l'ex giallorosso.
«Lo sport vuol dire tante cose, non solamente stipendi milionari, successo e competizione, ma capacità di prendersi cura della comunità. Damiano Tommasi ne è l'esempio», dichiara Amedeo Ciaccheri.
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