Regina Coeli, giovane detenuto si toglie la vita. Continua a crescere l’allarme sul sistema carcerario italiano
Un giovane detenuto trovato morto a Regina Coeli riaccende i riflettori su una crisi senza fine. Sovraffollamento, carenza di personale e condizioni disumane aggravano un'emergenza che non risparmia detenuti e operatori
Un’altra tragedia scuote le carceri italiane: un giovane detenuto di 23 anni, cittadino romeno, è stato trovato morto nel bagno della sua cella nel carcere di Regina Coeli. Secondo i primi riscontri, il ragazzo si sarebbe tolto la vita impiccandosi nella serata di ieri, intorno alle 22.30.
Questo drammatico episodio è il quinto suicidio dall’inizio dell’anno nelle carceri italiane, una cifra che include anche un operatore penitenziario che si è tolto la vita nel carcere di Paola, in Calabria.
Le reazioni: un grido d’allarme dal Garante regionale
Stefano Anastasìa, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale nel Lazio, ha espresso tutta la sua preoccupazione: «Se il 2024 è stato l'annus horribilis delle morti e dei suicidi in carcere, il 2025 è iniziato ancora peggio. Il ragazzo di Regina Coeli è già il quarto detenuto che si toglie la vita in Italia in meno di dieci giorni. Non possiamo più ignorare questa crisi». Anastasìa ha inoltre sottolineato come le condizioni di sovraffollamento e la carenza di personale rendano impossibile gestire situazioni di emergenza. Regina Coeli è l’emblema di un sistema al collasso: al 31 dicembre 2024 ospitava 1.051 detenuti, quasi il doppio rispetto alla capienza regolamentare di 566 posti, con un tasso di affollamento del 186 per cento.
Una crisi che coinvolge tutto il Paese
I dati del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria fotografano una realtà allarmante: in Italia, al 31 dicembre 2024, si contavano 61.861 detenuti per una capienza effettiva di gran lunga inferiore, con un tasso di sovraffollamento medio del 132,5 per cento. Nel Lazio la situazione è ancora più grave, con 6.665 detenuti e un tasso del 146 per cento.
Le parole di Calderone: «Non è mai finita»
Valentina Calderone, Garante dei diritti delle persone private della libertà di Roma Capitale, ha lanciato un appello: «Il suicidio di Regina Coeli è il primo del 2025 a Roma, ma il quarto in tutta Italia. Mi verrebbe da dire “ricominciamo”, ma la verità è che non è mai finita. Non possiamo più ignorare il grido di chi chiede condizioni di vita e di lavoro dignitose. È urgente un provvedimento deflattivo per ridurre il sovraffollamento e alleviare la pressione sulle carceri».
Il peso del sovraffollamento
La situazione di Regina Coeli non è un caso isolato. Il sovraffollamento mette a dura prova non solo i detenuti, ma anche il personale penitenziario, educativo e sanitario, spesso in numero insufficiente per affrontare una popolazione carceraria così numerosa e con bisogni complessi.
La tragedia di Regina Coeli riporta alla mente le parole di Papa Francesco che, durante l'apertura della Porta Santa al carcere di Rebibbia, aveva esortato i detenuti a non perdere la speranza. Ma questa speranza, come sottolineano gli esperti, deve essere sostenuta da politiche concrete che migliorino le condizioni di vita nei penitenziari italiani.
Commentaires