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Camilla Palladino

Rapporto Ispra, il Tevere è il fiume che trasporta più rifiuti

L'indagine dell'Ispra è stata realizzata su 12 fiumi italiani: Adige, Agri, Magra, Misa, Neto, Ombrone, Pescara, Po, Reno, Sarno, Simeto e Tevere

Il tracciamento dei rifiuti del Tevere all'interno dei confini del comune di Roma
Il tracciamento dei rifiuti del Tevere all'interno dei confini del comune di Roma

«Il Tevere, tra i fiumi oggetto dell’indagine, è quello con più inquinamento da macro-rifiuti galleggianti». A metterlo nero su bianco è l'Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale nel rapporto «Macro-rifiuti galleggianti nei fiumi: il programma di monitoraggio nazionale di ISPRA per la Strategia Marina». L'analisi è stata effettuata su 12 fiumi: Adige, Agri, Magra, Misa, Neto, Ombrone, Pescara, Po, Reno, Sarno, Simeto e Tevere. Ed è proprio quest'ultimo, quello che come specificato nella ricerca «nel suo ultimo tratto, dopo la diga di Castel Giubileo, attraversa la città di Roma» e che «nella sua parte periferica» ha le sponde «spesso occupate da insediamenti informali ed attività illecita di "manipolazione" di rifiuti», il fiume con più inquinamento da macro-rifiuti galleggianti.


Quali rifiuti trasporta il Tevere

L'infografica dei rifiuti individuati nel Tevere nel rapporto dell'Ispra
L'infografica dei rifiuti individuati nel Tevere nel rapporto dell'Ispra

Ma di che materiali si tratta? Per la maggior parte di plastica: l'81,3 per cento dei rifiuti galleggianti individuati nel Tevere è di questo materiale, tra cui il 27,1 per cento di oggetti monouso e l'1,2 per cento di quelli da pesca contenenti plastica. Per il resto, il 4,5 per cento degli scarti è di carta e cartone, il 4,3 per cento di legno, il 2,8 per cento di gomma, l'1,9 per cento di tessuto e un altro 1,9 per cento di metallo, l'1,7 di sostanze chimiche, lo 0,9 per cento di resti alimentari e lo 0,7 per cento di vetro ceramica. Al 61,6 per cento degli oggetti non è stato possibile attribuire una specifica attività di utilizzo. Tra quelli per cui è stata invece possibile l'identificazione, è stata attribuita al consumo di cibo (18,7 per cento).


Che fine fanno i rifiuti che galleggiano sul Tevere

Nel rapporto dell'Ispra viene anche analizzato il comportamento dei rifiuti attraverso il tracciamento satellitare degli scarti. Lungo il Tevere sono stati 13 i tracciatori utilizzati: 10 installati sui marco-rifiuti a giugno 2022 a Roma, 3 a luglio 2022 dopo la diga di Corbara, in Umbria. Ne è emerso che dei 10 tracciatori rilasciati nella Capitale, solo tre sono certamente finiti nel mare, continuando a trasmettere il proprio segnale per molte settimane e consentendo di ricostruire i loro movimenti fino all’arcipelago toscano. I principali punti di accumulo rilevati all'interno dei confini comunali sono il Foro Italico, ponte Sisto e l'isola Tiberina, zona Magliana, parco Leonardo (in prossimità della barriera blocca rifiuti) e le foci.


Qual è stato invece il destino dei tre tracciatori lanciati in Umbria? Uno si è fermato a lungo nella fitta vegetazione subito a valle della diga di Corbara, nel comune di Orvieto, prima della confluenza con il fiume Paglia, per poi ricominciare a scendere lungo il fiume. Il secondo alla fine della sperimentazione (dicembre 2023) era fermo allo sbarramento della seconda diga della centrale di Nazzano. E l'ultimo è finito a monte della diga di Castel Giubileo, nel comune di Roma. È interessante rilevare che questo tracciatore ha compiuto un percorso di circa 150 chilometri, superando nel suo tragitto cinque grandi sbarramenti.


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