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  • Edoardo Iacolucci

Progetto Filippide, a rischio 20 anni di sport gratis per autistici. Il presidente Pintus: «Abbandonati dal Comune»

Aggiornamento: 5 giorni fa

Progetto Filippide in bilico: 20 anni di sport per autistici a Roma a rischio chiusura. Proposte economiche divergenti tra associazione e Comune. Famiglie in protesta. La lunga intervista al presidente del progetto, Nicola Pintus

Nicola Pintus, presidente «Progetto Filippide»
Nicola Pintus, presidente «Progetto Filippide» (Pintus)

Il «Progetto Filippide» da 20 anni organizza a Roma attività sportive gratuite per soggetti affetti da conclamata sindrome autistica o affetti da malattie rare correlate con l’autismo, assicurando l’occupazione per decine di lavoratrici e lavoratori.


Un progetto riconosciuto dalle Nazioni Unite, affiliata al Comitato Italiano Paralimpico, e che fa parte della conferenza degli Stati sulla Convenzione di tutte le persone con disabilità. «Non è solo una convenzione, è una legge della nostra collettività ed è inserita nello Statuto di Roma Capitale». Ma ora questa realtà potrebbe chiudere, come spiega il presidente dell’associazione Nicola Pintus, a La Capitale. Ha operato fin ora vincendo i bando del Comune destinati alle attività sportive delle persone più fragili. Quest’ultimo bando era iniziato il 1° ottobre 2022 ed è finito nel giugno 2024 (assegnatario di due bandi da 9 mesi con tre mesi estivi di pausa). Dopodiché ci sarebbe dovuta essere una proroga, ma adesso c'è una situazione di stallo. E il 10 settembre i genitori degli 80 iscritti al progetto, si ritroveranno in un sit-in al Campidoglio

 

Cosa è successo in questo tempo? 

Da quando è entrata in vigore la Legge sullo sport è cambiata valutazione di quelli che in gergo si chiamano operatori, istruttori: oggi sono lavoratori. Con tutto quello che questo significa. E su tutto questo aspetto, prima di tutto, c'è la fiscalità, cioè bisogna ottemperare al pagamento degli oneri sociali, che non sono leggeri perché sono come quelli degli altri lavoratori

 

I lavoratori li paga l'associazione: è un costo che deve essere coperto da voi?

È un costo che deve essere coperto, ma in un servizio del Comune di Roma. Non è un costo del progetto, è un costo per i lavoratori, nell'esecuzione di un servizio che era del Comune di Roma. Abbiamo sollevato il problema più volte, durante gli incontri con l'assessorato alle Politiche Sociali e abbiamo detto: “Guardate noi adesso abbiamo questi nuovi costi, chi li sostiene?” E loro hanno risposto che non li riguardava.

 

Cosa avete fatto?

A quel punto eravamo fra l’incudine e martello. Perché noi che cosa potevamo fare? Sospendere il bando? No, il Comune ci avrebbero potuto penalizzare, denuncia il Comune, perché saremmo venuti meno all'appalto. D'altra parte, per legge però siamo stati obbligati a sottoscrivere contratti con i lavoratori sportivi che operano nel campo sportivo e sono tesserati. L'unica cosa che a gennaio scorso il Comune ci ha detto è stata di inviare loro una proposta di aggiornamento dei costi, visto che l'attività è avanzi da venti anni, i costi tutt'ora che il Comune ha in essere sono costi fermi a ottobre 2012: 14 anni fa.

 

C’è stato un incontro con il Comune?

Il 27 febbraio abbiamo chiesto un incontro urgente con l'assessorato per capire cosa dovrà essere il futuro. Siamo stati convocati il 21 maggio, 84 giorni dopo, 12 settimane dopo la richiesta. A questo incontro oltre a noi è partecipato il “Comitato dei genitori” dei beneficiari del bando e un rappresentante del consiglio direttivo della consulta cittadina.

Sono stati posti dei requisiti all'assessorato. L'assessorato ci ha informato in quel momento che il bando non era pronto e che si sarebbe andato in proroga. A quel punto, avendo noi chiaro che il 30 giugno 2024 terminava la parte speciale del bando, e la proroga poteva essere di nostra pertinenza, gli abbiamo detto che - dato che la proroga viene fatta agli stessi patti e condizioni - non avremmo sottoscritto una proroga.

 

Perché?

Noi siamo degli esecutori, non siamo null'altro. E la situazione semplicemente non è sostenibile. Una cosa importante, i soldi che il Comune eroga sono solo e unicamente certificabili, perché non sono che loro danno i soldi e finisce così. Solo e unicamente costi per i lavoratori sportivi. Ma in questi soldi, tra l’altro, non ci sono costi di telefonini, di segreteria, di rimborsi, di spese taxi, di nessun altro genere. Non c'è nulla di tutto questo. Sono solo e unicamente certificabili perché noi presentiamo una rendicontazione dopo tre mesi di attività al Comune e che quindi ci vengono rimborsati, (anche se a volte dimenticano, quindi poi anche lì andiamo in affanno perché a volte non rispettano i termini e tutte queste altre belle cose...

 

Vi hanno chiesto di elaborare una proposta economica nuova?

Ci hanno chiesto di elaborare una proposta economica affinché si potesse accedere alla proroga. Noi questa proposta l'abbiamo fatta, di cinque pagine, articolata.

Noi abbiamo, per questa tipologia di persone, un rapporto di 1 a 1, se va bene. In alcuni casi anche di 2 a 1 e in alcuni casi più rari di 3 a 1.

Servono tre operatori per una persona. Noi abbiamo il carico della persona con autismo nell'assistenza. Chi lavora con noi è abilitato per somministrare farmaci ai nostri ragazzi, ai nostri atleti. Ci sono laureati in scienze motorie, educatori professionali, gente qualificata. questo, peraltro, ci viene chiesto dal bando.

 

Come avete calcolato l’adeguamento economico?

Ho preso i costi del bando 2012, che è lo stesso di adesso, perché se noi prendiamo la lettera di affitto e la moltiplichiamo per 18 mesi vengono fuori le cifre della cifra. L'abbiamo rivalutato sul sito Istat. Calcolando quindi i nuovi costi odierni e l'inflazione.

Poi abbiamo preso il costo che il bando della Giunta Marino 2015 ha ipotizzato come quota oraria per l'assistente domiciliari. Dato che la cifra oraria di Marino aggiornata ai dati Istat sono 27 euro, noi ci manteniamo un gradino più basso (pur essendo un gradino più in alto). Abbiamo ipotizzato 25 euro lordi e abbiamo conteggiato per tutto l'anno per le nostre 10 colonne. È uscita fuori una cifra di 86 mila euro per 9 mesi, per 80 utenti, che fa 120 euro circa al mese ad utente.

 

A quel punto l’avete presentata al Comune?

Sì e ha rifiutato. Il Comune ha presentato una controproposta basata semplicemente su qualcosa che non è nell'ordine delle cose: 30mila euro. Proposto, tra l'altro in modo irrisorio perché parliamo di qualcosa come 11 euro l'ora per gli istruttori sportivi, è semplicemente da non prendere in considerazione. Noi inoltre paghiamo le spese accessorie, come ad esempio i pulmini, e dobbiamo assicurare tutte le persone che lavorano per il bando: gli atleti, gli istruttori tesserati, i corsi di formazione. Tutto questo è sulle nostre spalle. E vale in un anno circa 25mila euro. È lecito che il Comune ci dica questo. Ma sarà anche lecito, nella mia libertà, nella libertà della mia associazione che non può andare fallita per un servizio al Comune di Roma, dire “No”. È chiaro che poi le famiglie vanno dal Comune a bussare e un po' alterati.

 

Quindi voi che cosa avete fatto?

Abbiamo informato le famiglie che dopo 20 anni, perché c'è un'organizzazione non solo familiare, ma perché poi loro devono cambiare le abitudini dei loro figli e sanno quello è martedì fa nuoto, quello è mercoledì fa atletica, quello fa il giovedì un'altra attività, quest'anno questa attività non solo non c'è, ma non si sa cosa andranno a fare perché parliamo di una popolazione particolare, che non è che tu dici: “quest'anno hai fatto nuoto con questi vado in un'altra piscina”. Non funziona così.

E abbiamo informato i lavoratori che dopo 20 anni e con quelle professionalità amici cari, arrivederci e grazie, perché di fatto è così.

 

Quindi la manifestazione del 10 settembre l’hanno organizzata le famiglie interessate?

Sì, è una prerogativa del Comitato dei Genitori. Chiaramente è un problema politico, è un problema serio. Noi però facciamo sport, siamo apartitici, e apolitici. Io sono un esecutore del bando.

Organizziamo nella miglior modo possibile attività e manifestazioni sportive.


Come la vede la situazione?

Nutro ancora speranza, per le famiglie. Anche io spero di poter proseguire l'attività. Perché poi, se c'è la volontà, si può fare tutto.

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