Pro Vita ci riprova ma il Comune interviene ordinando la rimozione dei manifesti sessisti in meno di 24 ore
- Giacomo Zito
- 10 apr
- Tempo di lettura: 3 min
L’intervento degli uffici, come già successo in passato, si è basato sul Regolamento per pubblicità e affissioni. Grassadonia: «Andiamo avanti»

È durata meno di 24 ore, in attesa dell’effettiva rimozione, la nuova campagna di Pro Vita & Famiglia contro l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole. Attraverso messaggi fuorvianti e «shock», come definiti dalla stessa onlus, l’intento dell’iniziativa partita lo scorso 8 aprile puntava a una sensibilizzazione per «liberare le scuole dal gender».
Non si è quindi fatta attendere la risposta del Comune che dopo appena un giorno ne ha ordinato la rimozione, sulla base del Regolamento su affissioni e pubblicità. Una decisione definita dai Pro Vita come «l’ennesima vergognosa censura a opera di uno squadrismo LGBT ormai istituzionalizzato» e ordito da un «vero e proprio regime totalitario».
Una polemica che non ha scalfito il lavoro dell'ufficio comunale Diritti Lgbt+, guidato da Marilena Grassadonia, che ha espresso notevole serenità e la volontà di continuare a portare l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole.
L’iniziativa dei Pro Vita e il no del Comune
Le affissioni di Pro Vita & Famiglia che tappezzano Roma «veicolano messaggi lesivi della dignità delle persone LGBTQIA+, promuovendo stereotipi dannosi e alimentando un clima di discriminazione e intolleranza» scrive in un comunicato Arcigay Roma. I cartelloni esposti mostrano i volti di studenti e studentesse in età da scuola elementare o media a fianco a citazioni su presunte esperienze vissute nelle scuole, come «l’attivista LGBT che ha spiegato come cambiare sesso».
Un «contenuto discriminatorio e lesivo dei diritti individuali, come accaduto in passato», accusa la presidente Arcigay Roma Rachele Giuliano, che aggiunge: «È inaccettabile che nel 2025 si debbano ancora affrontare manifestazioni di odio così palesi; mai come oggi siamo un bersaglio. Ogni giorno le persone LGBTQIA+ vengono vessate, picchiate, minacciate per strada, cacciate di casa e si tolgono la vita».
Nel comunicato di Arcigay si richiedeva quindi una rimozione immediata dei cartelloni, ordinata dall’ufficio affissioni del Comune di Roma dopo 24 ore. La motivazione, fanno sapere dall'ufficio, rientra all’interno dell’articolo 12 bis del Regolamento in materia di esposizione della pubblicità e di pubbliche affissioni. Secondo lo stesso «è vietata l'esposizione pubblicitaria il cui contenuto contenga stereotipi e disparità di genere, veicoli messaggi sessisti, violenti o rappresenti la mercificazione del corpo femminile. È altresì vietata l'esposizione pubblicitaria il cui contenuto sia lesivo del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso, dell'appartenenza etnica, dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere, delle abilità fisiche e psichiche». Un regolamento che rimanda inoltre all'articolo 23 comma 4bis del Codice della strada.
«Gli spazi pubblicitari utilizzati sono privati - spiega Marilena Grassadonia - e dalle verifiche amministrative/formali si è decisa la rimozione, così come accaduto in passato». Il Comune, quindi, continuerà a portare la propria politica a favore di un’educazione scolastica che promuova l’integrazione e combatta le discriminazioni.
Le iniziative dell’Arcigay
Mentre Grassadonia preferisce quindi rimanere lontana dalle polemiche, nonostante venga citata come la capitana della «lobby arcobaleno» che avrebbe il totale controllo di Roma, Rachele Giuliano affonda il dito nella piaga, manifestando come «il linguaggio di odio aggredisce e uccide le persone», motivo per cui l’associazione non intende «restare a guardare».
Sottolineando la necessità di portare azioni il più possibile incisive sul territorio per contrastare l'odio e la violenza omolesbobitransfobica, dopo la Dyke March del 26 aprile, Arcigay Roma insieme con l'assemblea di Lazio Pride ha deciso proprio quest'anno di tornare a Roma con un Pride a Ostia.