Consultori a rischio, l'allarme delle attiviste: senza i servizi chiuderanno per mancanza di utenza
Al presidio vicino alla Asl Roma 2, le attiviste denunciano il progressivo smantellamento dei consultori pubblici e rivendicano il diritto a servizi accessibili e pienamente funzionanti

Manifestano per la cronica mancanza di servizi adeguati nei consultori in un'azione che parte dal territorio della Asl Roma 2 e presto si sposterà in tutta la città.
Sono le attiviste della rete transfemminista Non Una Di Meno e del Coordinamento delle Donne e Libera Soggettività delle Assemblee del Lazio che oggi primo aprile si sono date appuntamento davanti il poliambulatorio della Asl Roma 2, a Casal Bertone, per un presidio di protesta.
Un'azione per denunciare il progressivo smantellamento dei consultori pubblici e rivendicare il diritto a servizi accessibili e pienamente funzionanti, in contrasto alle versioni offerte invece dalle aziende sanitarie locali.
La voce delle attiviste
«I consultori stanno subendo un deterioramento continuo e costante, come tutta la sanità pubblica - sottolinea una delle rappresentanti del Coordinamento -. Abbiamo iniziato questa mobilitazione sotto la sede della Asl Roma 2, non perché sia l'unico problema, ma perché il fenomeno riguarda tutto il Lazio e l'Italia. In molte realtà, consultori pubblici vengono chiusi mentre ingenti finanziamenti finiscono a strutture private legate ad associazioni antiabortiste e cattoliche, che non svolgono il ruolo dei consultori come previsto dalla legge».
Durante il presidio, numerosi interventi hanno ribadito l'importanza dei consultori come spazi di prevenzione e supporto alla salute sessuale e riproduttiva. «Oggi vediamo sempre più spesso ginecologhe presenti solo per poche ore a settimana, l’assenza di assistenti sociali e psicologhe. Questo porta all'abbandono dei consultori, che smettono di essere punti di riferimento per le persone e vengono poi chiusi per mancanza di utenza», ha dichiarato l'attivista.
Oltre a interventi dal vivo, la protesta è stata accompagnata da striscioni, cartelloni e slogan che chiedevano il ripristino di servizi essenziali e una gestione più mirata al benessere pubblico delle risorse.
Insieme a queste, c'erano quindi 21 casette di cartone con scritte le criticità presenti in ogni struttura. Tra i servizi maggiormente minacciati, nella maggior parte delle strutture viene segnalata l'impossibilità di somministrare la Ru-486, anche meglio conosciuta come la pillola abortiva.

I prossimi passi della mobilitazione
Nel contesto di una crescente precarietà dei servizi pubblici, il movimento transfemminista rilancia la mobilitazione in difesa dei consultori e dell'autodeterminazione.
In vista dell'assemblea nazionale di metà aprile, la sezione romana di Non Una Di Meno invita a un incontro martedì 2 aprile alle 19.00 presso Esc Atelier Autogestito, in via dei Volsci 159.
Secondo l'invito diffuso dal movimento, sarà «un momento di confronto aperto, strutturato in cerchio e facilitato da compagnə, per discutere strategie di lotta e azioni future».
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