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  • Edoardo Iacolucci

Porto Fluviale RecHouse: a Ostiense rinasce un pezzo di storia a Roma

Aggiornamento: 13 giu

Ex-caserma occupata, adesso ospiterà case popolari, grazie al Pnrr e alla collaborazione tra istituzioni e occupanti


Render Porto Fluviale
Render Porto Fluviale RecHouse. Credit: Ufficio Stampa, Ornella Segnalini

«L’edificio magazzino militare del demanio, poi andato in disuso da molti decenni. Era sì in una situazione di degrado, ma ha visto anche il formarsi di esperienze interessanti, sociali e partecipate» Così il sindaco Gualtieri commenta la riqualificazione del «Porto Fluviale RecHouse», finalizzato al risanamento conservativo e all'efficientamento energetico della ex-caserma di via delle Conce, vincolata dal Mibac come bene di interesse storico-artistico.


La riqualificazione con i fondi del Pnrr

La realizzazione è stata possibile grazie a un fondo di 13,2 milioni di euro del Pnrr. La fine dei lavori è prevista nel 2026. «Lo si recupera – continua il sindaco -, ed è un bellissimo progetto che nella sua modernità fa fede alle origini dell'edificio». All’interno dello stabile verranno realizzati oltre 50 appartamenti, circa 200 persone potranno vivere qui. Molte saranno le stesse che hanno dovuto abbandonarlo un paio di anni fa, e trasferite in altri immobili Erp (Edilizia residenziale pubblica) e torneranno qui alla conclusione dei lavori.


Al piano terra invece saranno mantenuti gli ampi spazi per laboratori, iniziative socio-culturali. Al centro, nell’ampio cortile sorgerà una piazza pubblica aperta al quartiere nella quale verranno attivati i servizi di mercato a km 0, sportello antiviolenza, attività di didattica, conservando quelle preesistenti. Sulla terrazza, infine, nascerà un giardino fotovoltaico potrà consentire l’attivazione di una comunità energetica.

Render Porto Fluviale
Render Porto Fluviale RecHouse

Assessore all'Urbanistica Velocca: «Una scommessa vinta»

Nel sopralluogo al cantiere insieme al sindaco Gualtieri, l'assessore capitolino all'Urbanistica Maurizio Veloccia, per cui il progetto «farà scuola, dal punto vista rigenerazione urbana, perché abbiamo fatto tante scommesse: convincere il Mibac a darcelo grazie alla legge sul Federalismo culturale (l’abbiamo acquisito gratuitamente dal Demanio) per farci delle case popolari, al centro di Roma. Inoltre – continua l’assessore - farne un immobile vincolato e cooperare con chi occupava l’edificio, attraverso la condivisione. L’ultima scommessa – conclude – è di rispettare i tempi del Pnrr. Nessuno ci credeva. Ma eccoci qui con i cantieri».


L'attuazione del «Porto Fluviale» è stata infatti complessa e delicata. Le esigenze di recupero edilizio hanno tenuto conto quelle abitative. Il bene - occupato dal 2003 da una comunità molto attiva nella zona - è stato inserito all’interno del programma Pnrr per risolvere la questione sorta tra occupazione e insediamento ultradecennale.

In accordo con la Soprintendenza di Stato, son stati risolti aspetti abitativi, stabiliti gli interventi e la scelta dei materiali insieme alla pulizia degli spazi interni.

 

 

L’opera murale dello street-artist Blu.

«Questo è stato un lavoro veramente attento. Siamo riusciti a ripristinare, con il lavoro di architetti e progettisti della Soprintendenza Speciale i vecchi materiali dello stabile: marmitte, la graniglia che ricorda i pavimenti alla veneziana e non solo. Riguardo il murales di Blu – osserva l’assessora comunale ai Lavori pubblici, Ornella Segnalini - che era bellissimo, è stato possibile ripristinare il vecchio assetto, quindi eliminarlo con il suo consenso. Proprio perché l'operazione di ridare gli alloggi agli abitanti fa venir meno la ragion d'essere del murales che era qui finché non fosse stato ripristinato l'uso abitativo, e le famiglie che occupavano non avessero avuto le abitazioni».


In questo modo si rispetta anche il senso dell'intervento meraviglioso su tutte le facciate dell’edificio che l’artista ha realizzato nel 2014 a sostegno del diritto alla casa e dell’occupazione dello stabile.

 

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