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Camilla Palladino

Palazzo a rischio crollo in largo Gregorio XIII, l'amministratore di condominio: «Entro gennaio la fine dei lavori»

Il rischio crollo del palazzo in largo Gregorio XII ha provocato per più di un mese la chiusura di una strada e una piazza, la soppressione delle fermate bus e le linee deviate, l'evacuazione di 30 famiglie e lo stop di un'attività commerciale

rischio crollo
(Immagine di archivio de La Capitale)

«Entro il 21 gennaio abbiamo il termine ultimo, finito il lavoro ci dovrebbe essere il cessato pericolo e quindi immagino che si possa rientrare, cerchiamo di stare entro questa data, abbiamo chiesto però il fine mese come termine ultimo per stare tranquilli». Così Luca Damiani, amministratore del condominio a rischio crollo in largo Gregorio XIII (per cui da più di un mese nel quartiere ci sono una strada e una piazza chiuse, fermate bus soppresse e linee deviate, 30 famiglie evacuate e un'attività commerciale chiusa), rende noto il cronoprogramma per la fine dell'odissea vissuta da residenti e commercianti di quel quadrante di Boccea.


La notizia, che fa tirare un sospiro di sollievo ai cittadini, è stata annunciata nel corso della commissione capitolina Lavori pubblici. Tuttavia mancano ancora poco più di due settimane: nel frattempo il timore degli abitanti del palazzo evacuato, come già raccontato a La Capitale da Maurizio Galli, amministratore di condominio nonché residente dello stabile al civico 6 (accanto a quello a rischio crollo), è di subire furti e incursioni notturne. Per questo, fin dal primo giorno, la richiesta era stata di istituire «un posto di polizia stabile sul posto per evitare ogni azione di sciacallaggio». Una necessità ribadita anche dalla presidente del XIII municipio Sabrina Giuseppetti.


D'altronde il palazzo attualmente è completamente incustodito. «A oggi (lunedì 13 gennaio, ndr) - fa sapere il direttore della Protezione civile capitolina Giuseppe Napolitano - si trovano in assistenza alloggiativa, a carico del Comune di Roma (per un costo di 30mila euro, ndr), 30 persone che potranno usufruire della stessa per un massimo di 45 giorni, come previsto dalle procedure di emergenza». Mancano dunque pochi giorni alla scadenza. E poi? L'ipotesi emersa in commissione è che i costi successivi degli alberghi, per chi non ha altri spazi in cui poter dormire fino al cessato pericolo, siano a carico del condominio pericolante, che finora ha sostenuto costi per la messa in sicurezza pari a circa 150mila euro. Adesso la luce in fondo al tunnel sembra più vicina: «I dati per ora - rassicura Napolitano - sono confortanti, non si registrano movimenti significativi delle strutture».





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