L'Olimpico censura ancora la bandiera palestinese. Il caso contro i tifosi laziali dei Roaring Twenties
- Giacomo Zito
- 1 giorno fa
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Per la seconda volta la richiesta è arrivata da parte di agenti in borghese che si sono avvicinati ai supporter intimando con toni perentori: «La devi levare»

È successo di nuovo. Allo Stadio Olimpico di Roma durante Lazio - Bodø/Glimt alcuni tifosi del gruppo Roaring Twenties sono stati invitati a rimuovere una bandiera palestinese dagli spalti del settore Distinti Sud Est. Un episodio che replica quanto accaduto meno di un mese fa durante la sfida Lazio-Torino del 31 marzo, documentato in un video diventato virale.
Come in quell’occasione, anche questa volta la richiesta è arrivata da parte di agenti in borghese che si sono avvicinati ai supporter intimando con toni perentori: «La devi levare». Nessuna spiegazione chiara, nessuna base normativa indicata, solo minacce verbali, accenni a provvedimenti come il DASPO e insulti immotivati. La chiosa di tutta la discussione è stata, infine, il gesto che ha messo a tacere ogni dibattito: un dito medio rivolto ai tifosi ribelli.
La solidarietà come pretesto per la censura
Il video dell'accaduto è stato anche stavolta postato dall’account Instagram del conduttore radiofonico Marco Anselmi. Di origini libanesi, il conduttore e tifoso laziale si presenta da almeno quattro anni allo stadio sventolando bandiere in supporto della causa palestinese e libanese, incontrando spesso la resistenza di persone dagli spalti e sul campo.
Per Anselmi, andare allo stadio con questi simboli non ha però ragioni politiche ma di umanità, per la sua vicinanza ad un popolo martoriato da un conflitto che dura da almeno 75 anni.
Un gesto che però anche in questo caso, è stato trattato come sovversivo, nonostante non rappresentasse né un partito politico né un gruppo estremista.
Il video, che documenta le fasi della contestazione, mostra chiaramente come le autorità presenti sul posto abbiano cercato di imporre la rimozione senza fornire una motivazione legale.
Non è infine chiaro, secondo il conduttore e tifoso, come mai per l'ennesima volta le persone in borghese dal campo si siano rivolti solo ai tifosi dei Roaring Twenties e non versi altri reparti dello stadio. Infatti, testimonia Anselmi, la censura sarebbe avvenuta solo nei Distinti Sud-Est mentre «in Tevere Parterre e in Nord ne sventolavano 4 sia con il Bodo che durante il derby».
Il precedente del 31 marzo e il dissenso verso l'accordo con Maccabi
Il fatto richiama alla mente quanto avvenuto il 31 marzo scorso, durante Lazio-Torino, quando lo stesso gruppo Roaring Twenties fu protagonista di un episodio simile. In quell’occasione, il conduttore radiofonico Marco Anselmi – da sempre attivo nel promuovere messaggi di pace e solidarietà – pubblicò un video che divenne virale sui social, denunciando un clima crescente di repressione della libertà di espressione nello stadio romano.
La tensione nasce anche in seguito all’accordo siglato tra la S.S. Lazio e la società sportiva israeliana Maccabi, formalizzato a marzo con l’obiettivo dichiarato di «combattere odio e discriminazione». Un’intesa che ha suscitato perplessità e indignazione tra alcuni settori della tifoseria, come i gruppi Lazio e Libertà e Roaring Twenties, che hanno definito l’accordo «inaccettabile in un momento storico segnato da crimini di guerra e disumanità».
L'invito ai tifosi
Nel post di denuncia per la censura, Anselmi lancia infine un appello ai tifosi per ridare forza a un'istanza che ha per lungo tempo interessato la tifoseria biancoceleste, che ora sembra piuttosto appianata sulle decisioni societarie.
Riferendosi alle bandiere contestate, si chiede Anselmi: «Quanto sarebbe bello se la prossima volta che ne fossero ancora di più, in tutti i settori?».