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Anita Armenise

Monte Mario, piogge intense e rischio frane. L'esperto: «L'acqua pesa e spinge verso il basso»

Aggiornamento: 27 set

In un quadro di crisi idrica è di estrema urgenza porre in atto interventi di miglioramento delle infrastrutture idriche per ridurre le perdite nella distribuzione, aumentare la capacità di raccolta delle acque e rafforzare la resilienza dell’intero sistema


Aumenta il rischio frane dopo l'incendio che ha interessato la collina di Monte Mario. I versanti incendiati hanno una cicatrice lasciata dal fuoco che potrebbe indebolire il territorio rendendolo più incline a «contrarre altre malattie». Era stato questo l'avvertimento dei ricercatori della Società geologia italiana. Un rischio idrogeologico confermato da Marco Casini, il segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale, nell'ambito di un'intervista sulla crisi idrica di Roma e del Lazio. Tutti interventi che mettono in evidenza la necessità di realizzare operazioni di stabilizzazione del versante, mediante opere di contenimento alla sua base.


I versanti di Monte Mario sono franosi. Il territorio ferito dall'incendio come potrebbe rispondere alle piogge intense che si stanno verificando nelle ultime settimane?

«Si consideri che il più grande nemico della stabilità di un versante è il fuoco. La vegetazione viva e attiva tiene il terreno. Quando vengono meno le radici, che muoiono, non reggono più. Le piogge giocano un ruolo in questo processo perché l’acqua pesa e spinge verso il basso. C'è un precedente. Si tratta di un evento già accaduto nel settembre 2022, vicino Latina, c'è stata una pioggia intensa che ha causato una frana di colata, dovuta al fatto che quella zona era stata interessata poco prima da un incendio. Ma nel caso di Monte Mario si entra nelle competenze del Comune di Roma, qualcuno dovrà fare delle verifiche e noi ce ne interesseremo dando il nostro contributo».


C’è un piano d’azione affrontare questi eventi estremi?

«A Roma esiste un piano di adattamento ai cambiamenti climatici presentato in Campidoglio lo scorso gennaio, poi affinato con le parti interessate. Tra i soggetti che ci hanno lavorato ci siamo noi. Il piano poggia su quattro pilastri. Il rischio idrogeologico, che riguarda alluvioni e bombe d’acqua. La siccità, quindi la tutela della risorsa in termini quantitativi. Le ondate di calore, tema serio per Roma, perchè in città l'aumento delle temperature comporta l'effetto isola di calore, a causa della presenza del cemento e le irradiazione dall'asfalto. Si parla di 5, 6 anche 8 gradi maggiori rispetto all'aria calda che avresti. E infine la protezione delle coste».


Come ridurre i rischi?

caditoie

«Quello che noi possiamo fare è osservare come sta mutando il clima, per essere preparati. Questi eventi causano una pressione sulla rete fognaria della città che in occasione di forti piogge associate a vento e alle foglie cadute in autunno, non regge e la città si allaga. La verità è che i reticoli non sono dimensionati per eventi di questo tipo, quando uno dimensiona un impianto di smaltimento la dimensione è commisurata ad eventi diversi da quelli degli ultimi anni».


Su cosa sta lavorando Roma?

Il piano di adattamento prevede un grosso lavoro sulle caditoie, problema storico di Roma, ma si tratta 3500 chilometri di rete fognaria ed è un lavoro importante. Poi, in caso di piogge di più lunga durata, c'è la questione dell'esondazione del reticolo fognario secondario. Oltre al Tevere e all'Aniene a Roma ci sono una serie di fossi che confluiscono, come il Rio Galeria o quello della Caffarella, che possono esondare più facilmente. Ma intorno a questi fossi ci sono zone abitazioni. Su questi lavoro che si sta facendo è manutenzione più spinta».


Le voragini che si aprono a Roma sono in qualche modo collegate al rischio idrogeologico?

voragine
Voragine aperta il 25 settembre 2024 a largo Tacchi Venturi

«Di certo l'acqua è responsabile. Roma ha una rete di distribuzione e scarico molto estesa che ha delle perdite, prima stava al 50 per cento ora è ad un 27 per cento stato fatto un grosso lavoro. Ma perdite permangono e acqua si infiltra e scava, a queste si aggiungono le piogge quindi terreno ne risente. Roma non ha movimenti sismici, anche se classificata come una zona sismica, non ha questi problemi che sono solo di natura idrogeologica, quindi di rocce, terreno e acqua».

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