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«Le vespe volano ancora»: il Quadraro ricorda chi si oppose ai rastrellamenti dei nazisti

  • Immagine del redattore: Anita Armenise
    Anita Armenise
  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Nel cuore della periferia romana, una delle ferite più profonde lasciate dall’occupazione nazista: il rastrellamento del 17 aprile 1944. Il Quadraro ricorda e resiste

All’alba del 17 aprile 1944 il Quadraro fu accerchiato dalle truppe naziste e mille uomini vennero strappati dalle loro case e deportati. Era l’operazione Balena, il più grande rastrellamento maschile della Capitale durante l’occupazione tedesca. Oggi, 81 anni dopo, quelle stesse strade risuonano ancora di passi. Non di soldati, ma di cittadini, studenti, famiglie in corteo. Perché il Quadraro non dimentica e ogni anno, con «Le vespe volano ancora», trasforma il ricordo in resistenza. La manifestazione parte da piazza dei Consoli e arriva a parco 17 aprile 1944.


La storia della resistenza del Quadraro

Come ha sottolineato Sandro Medici, un tempo Roma terminava a Porta Furba, e via del Mandrione rappresentava la linea di confine, lambendo l’Acquedotto Felice. Il Quadraro nasceva lì, come un agglomerato urbano residuale, nato da baracche e piccole costruzioni, abitato da emigrati, fuggitivi, sbandati: categorie sociali che cercavano rifugio lontano dai riflettori del regime fascista.


In questo contesto periferico, privo di industria ma popolato da operai e disoccupati, la povertà si mescolava con un fortissimo spirito antifascista. Il Quadraro divenne rifugio naturale di cellule comuniste, anarchiche, e gruppi partigiani come i Gap, Bandiera Rossa e la banda «Il Lavoro», vicina al Partito d’Azione. Questo tessuto umano e urbano fece guadagnare al quartiere, agli occhi dei nazisti, la fama di «nido di vespe», come lo definì il console tedesco Möllhausen che fu generale a Roma durante il periodo dell'occupazione.


Fu nel clima e-insurrezionale di una Roma occupata che il comando tedesco decise di spezzare la spina dorsale della Resistenza in una delle sue roccaforti. All’alba del 17 aprile 1944, alle 3:30, il comandante delle SS Herbert Kappler diede ordine ai reparti delle SS, della Wehrmacht e paracadutisti reduci dal fronte di Nettuno di circondare il Quadraro. Alle 5 in punto iniziò il rastrellamento casa per casa. Quel giorno il comandante utilizzò il cinema Quadraro come quartier generale dell'operazione.


Le truppe procedevano sistematicamente, segnando con un cerchio di gesso bianco le porte delle abitazioni già ispezionate. Vennero catturati circa 1500 uomini tra i 16 e i 60 anni. Di questi, 947 furono deportati nei campi di lavoro in Germania. Più di 350 non fecero mai ritorno.


Oggi molte delle case che ospitavano quei cittadini sono ancora in piedi e mentre il presente è attraversato da spinte che vorrebbero riscrivere o addirittura cancellare la storia, il quartiere vuole rinnovare l’impegno alla memoria. Per questo le scuole, le istituzioni e la cittadinanza del Quadraro continuano a ricordare quel giorno, non solo come tributo alle vittime, ma come atto di resistenza culturale contro ogni forma di oblio. Come recita un appello scolastico del quartiere: «Là dove la memoria è morta, quelle vicende potrebbero ripetersi».




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