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  • Anita Armenise

Lago ex Snia, ripartono le ruspe per il polo logistico

Dopo una battaglia ambientalista durata trent’anni, le ruspe sono ripartire per trasformare in un magazzini, capannoni e uffici gli edifici dell’ex fabbrica Snia Viscosa e il lago emerso durante gli scavi nel 1992


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Lago ex Snia. Credit: X

Da mercoledì 26 giugno la società Ponente 78, che possiede i ruderi dell'ex fabbrica di viscosa, all'interno del parco della Snia, ha rimesso in azione le ruspe. Sembra che sia partita di fatto la cantierizzazione del progetto di polo logistico dai 280.000 metri cubi di cemento, autorizzato dal permesso di costruire rilasciato da Roma Capitale nel 2022.


Le operazioni al momento interesseranno soprattutto la rimozione del verde e nello specifico la vegetazione all’interno del perimetro del Monumento Naturale avendo ottenuto il nullaosta da Roma Natura. Oggi, venerdì 28 giugno, dalle ore 8 il Forum Parco delle Energie c'è stato un presidio all’interno dell’area del Lago Bullicante, per vigilare su queste operazioni di disboscamento, per difendere la natura e il nostro benessere.


La battaglia per riconoscere il lago come bene comune

La guerra è da anni combattuta tra i comitati dei cittadini, la società che possiede i ruderi e la Regione Lazio.


Nel 1990, la Snia e l’intero complesso industriale vennero acquisiti dalla Pinciana 188 S.r.l., poi assorbita dalla società immobiliare Ponente 1978 S.r.l., con sede a Roma e di proprietà del costruttore Antonio Pulcini.


Quest’ultimo, nel 1992, grazie alla concessione edilizia n.958 /1990, avviò degli scavi finalizzati alla costruzione di un parcheggio destinato a servire il progetto madre: il più grande centro commerciale dell'area. Le ruspe di Pulcini incapparono in una falda acquifera a dieci metri di profondità, e l’area di costruzione venne inondata. L’acqua bullicante, che dà il nome alla zona, aveva invaso l'area e impediva qualsiasi sviluppo edile. Era nato un piccolo lago, mantenuto in equilibrio idrico dalla continua affluenza dell’acqua.


Ex Snia: l'illegalità delle costruzioni

Dall'incidente emerse l'illegalità della concessione edilizia. Le indagini confermarono la manipolazione dei piani di costruzione, evidenziando l’illegalità delle strutture realizzate. Nel 1993, con l’ordinanza n.155 della VI Circoscrizione del Comune di Roma, fu ordinata la demolizione delle costruzioni.


Le battaglie dei comitati cittadini portarono all’esproprio di parte dell’area e il lago dell’ex Snia, nel 2020 è stato istituito monumento naturale della Regione. Infatti il 30 giugno 2020, il Presidente della Regione Lazio firmò il decreto nº T00108, istituendo il monumento naturale Lago Ex Snia, sebbene non sia stato fatto nulla per rimuovere i manufatti risalenti ai lavori interrotti nel '93.


Le mancate promesse di Zingaretti

L’ex presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti aveva promesso l’allargamento del monumento naturale all’area dei ruderi, per tutelare il processo di rinaturalizzazione e la biodiversità che negli anni si è moltiplicata nell'area. L'allargamento non è mai avvenuto. Zingaretti, dimissionario, non appose la firma al Decreto di allargamento del perimetro del Monumento Naturale a tutta l’ex fabbrica.


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Fauna del laghetto dell'ex Snia

Ma l'immobiliarista Pulcini non si arrese. I vecchi edifici e l’area circostante infatti sono rimasti di proprietà di Pulcini ed esclusi dal nuovo monumento naturale e dalla conseguente tutela. La direzione Ambiente regionale accolse le resistenze della Pontina 78, la società di Pulcini che possiede i ruderi, e ha rallentato l’iter per il decreto di estensione dell’area, chiedendo un parere ulteriore all’Ispra, che si espresse in favore dell'allargamento.


L'autorizzazione a costruire

Nonostante questo, l’11 novembre del 2022, la Pontina 78 ha ottenuto da Roma Capitale il permesso a costruire. «Il permesso di costruire rilasciato dal dipartimento Urbanistica alla proprietà Ponente 1978 Srl non riguarda l’area del monumento naturale bensì gli edifici limitrofi, a oggi esclusi dal perimetro del monumento naturale stesso, è relativo a operazioni di restauro e risanamento e non riguarda alcun tipo di nuova costruzione o cambio d’uso del suolo», aveva chiarito ai cittadini furiosi e ai comitati l’assessore all’urbanistica del Campidoglio Maurizio Veloccia.


Nel novembre 2023, i comitati cittadini hanno nuovamente esortato l’amministrazione comunale a proteggere il sito, promuovendo l’espropriazione completa dell’area. La scelta della Regione di ampliare il sito monumentale deciderà sulle sorti del parco.




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