La garante dei detenuti Valentina Calderone: «Siamo già oltre al livello d'allarme»
Intervistata da «la Capitale», alla luce del suicidio di un giovane detenuto in carcere a Regina Coeli, la Garante dei detenuti di Roma Valentina Calderone pone l'accento sull’emergenza del sovraffollamento e critica le volontà del governo sulle carceri. E chiede provvedimenti urgenti per migliorare le condizioni nei penitenziari
Un giovane detenuto di 23 anni, cittadino romeno, è stato trovato impiccato, intorno alle 22.30 di ieri nel bagno della sua cella nel carcere di Regina Coeli. Contando anche chi nelle carceri ci lavora, e che similmente soffre di tutte le relative problematiche, il totale dei suicidi nelle carceri italiane sono cinque da inizio anno.
Regina Coeli, con una capacità di 566 posti ma oltre 1.000 detenuti è, secondo il garante dei detenuti regionale Anastasìa «l'esempio di un sistema carcerario al collasso». I dati del Dipartimento d'amministrazione penitenziaria (Dap) mostrano una situazione critica in tutta Italia, con un tasso di sovraffollamento medio del 132,5 per cento.
La garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Roma Valentina Calderone, intervistata da la Capitale ha fatto il punto riguardo la grave situazione delle carceri romane, sopratutto Regina Coeli
Come Garante dei detenuti di Roma, cosa ne pensa del suicidio di un detenuti stamattina nel carcere di Regina Coeli?
Quattro suicidi da inizio anno in tutta Italia: siamo già oltre al livello d'allarme, che purtroppo è un dato in continuità con quello che è successo nel 2024 e che la situazione non ci sembra che alle attuali condizioni possa in qualche modo migliorare.
La presidente Giorgia Meloni stamattina in conferenza stampa sull’Amnistia e sulla condizione carceraria ha spiegato che non si deve «fare adeguando il numero dei detenuti o i reati alla capienza delle nostre carceri. Dobbiamo adeguare le nostre carceri alle necessità»
Invece si dovrebbe prendere un serio provvedimento deflattivo. Io credo che questa di Giorgia Meloni sia una posizione completamente cieca e insensibile rispetto a quelle che sono le reali condizioni, sia delle persone che vivono all'interno degli istituti, ma anche di chi all'interno lavora e sia completamente controproducente rispetto a qualsiasi ipotesi di riforma del sistema penitenziario. Se non si mette una base, se non si riguarda il punto di partenza da cui un certo tipo di cose possono essere fatte, che possono essere progetti di formazione, di inserimento lavorativo, l'ampliamento delle strutture per le misure alternative, l'apparato di cose che possono essere gestite, organizzate e pensate intorno all'universo penitenziario non possono essere realizzate se non, prima di tutto, abbattendo i numeri delle persone che in questo momento sono all'interno.
Perché il sistema carcerario così soffre
Il sistema tutto soffre, perché non ce la fa, perché non è possibile lavorare. Non è possibile agire. Non è possibile riuscire a creare effettivamente dei percorsi che siano individualizzati, che significa potersi concentrare sulla persona e poter creare le condizioni affinché la recidiva si abbassi, e le persone non commettano più quello che le ha portate all'interno del carcere. Come se fosse una grande spirale, che però si sta sempre più aggrovigliando su se stessa e da cui non ne usciamo se non con un provvedimento di clemenza.
La presidente del Consiglio al posto del provvedimento di clemenza propone più carceri così almeno sono meno sovraffollate…
Ma non è realistico, nel senso che può anche avere questa prospettiva da qui ai prossimi vent'anni, ma nel breve non è realistica, la può anche avere come idea politica, però è un'idea politica a lungo termine, il punto è che ci sono dei problemi o delle questioni che uno può pensare di mettersi ad affrontare a lungo termine, ci sono delle questioni politiche che devono essere affrontate ora, questo tema deve essere affrontato ora.
Dopodiché se il suo programma di governo politico della gestione della giustizia nella sua esecuzione penale è quella di arrivare ad avere numeri statunitensi delle persone incarcerate va benissimo, ma bisogna sapere che comunque è una direzione che ha un tempo, un percorso e prima di costruire un nuovo carcere non è una cosa che si tira su, come fare la ristrutturazione di un appartamento, lo sappiamo tutti: quindi non è realistico e non è una risposta al problema e alla questione che le viene posta in questo momento. È come parlare completamente di un'altra categoria.
Sulle espulsioni a fini di giustizia che ne pensa?
Il tema delle espulsioni a fini di giustizia come abbiamo visto è anch'essa una falsa risposta: si è visto che non funziona, che la cooperazione degli stati o gli accordi sullo sconto della pena o l'espulsione come misura sostitutiva esiste con quei paesi con cui noi abbiamo accordi di questo genere e gli accordi di questo genere sono estremamente complicati da fare, al momento praticamente non ce ne sono.
Abbiamo difficoltà nella stessa esecuzione penale all'interno dell'Unione Europea con persone che scontano la pena qui ma che appartengono ad un altro paese dell'Unione Europea, figuriamoci con i paesi extraeuropei, quindi anche questa non è una risposta. O non è una risposta così valida per un problema che c'è adesso e non può essere visto semplicemente in una prospettiva di anni in cui si può pensare di rimanere inattivi fino a che non ci saranno le condizioni per fare nuove carceri o finché non ci saranno le condizioni per essere più efficienti nell'espulsione.
Sulla struttura carceraria, Regina Coeli è nasce come Convento, gli spazi sono angusti. È stata recentemente chiusa l'ottava sezione: bisognerebbe chiudere altri reparti? Regina Coeli appare come il carcere più problematico
Sì, è molto problematico, oltre all'ottava noi chiediamo a gran voce la chiusura della settima che dovrebbe essere la sezione “Nuovi giunti” ma è una sezione estremamente chiusa in cui viene fatto l'isolamento, in cui vengono condensate tutta una serie di situazioni problematiche. E, comunque, Regina Coeli è costantemente quasi al doppio della capienza rispetto ai posti regolamentari. Infatti, non è un caso che la maggior parte delle persone che poi a Roma si tolgono la vita in carcere, si tolgono la vita dentro a Regina Coeli.
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