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  • Titty Santoriello Indiano

Inserimento al nido, ecco cosa pensano i genitori del "modello svedese"

La Capitale è andata all’asilo nido Joan Mirò, nel quartiere africano, per capire come sta andando la sperimentazione del nuovo metodo di accoglienza dei bambini all'asilo

Modello svedese, inserimento al nido a Roma
Asilo nido Joan Mirò nel II Municipio (La Capitale)

Vivere insieme la routine quotidiana, condividere per tre o quattro giorni con i propri figli il momento del pasto, del riposino e le attività ricreative in una situazione «immersiva». E’ quello che stanno facendo alcuni genitori di Roma che hanno deciso di aderire al «modello svedese», un metodo innovativo di accoglienza dei più piccoli all’asilo nido che il comune di Roma sta sperimentando in 25 strutture della città. La Capitale è andata all’asilo nido Joan Mirò, nel quartiere africano, per capire come sta andando questa nuova modalità di inserimento. E cosa ne pensano le famiglie e le educatrici.


«Meno ansia»

«Per alcuni aspetti è un’esperienza positiva nel senso che aiuta ad abbassare i livelli di l’ansia ed è un modo per aiutare i bambini a conoscere l’ambiente che li accoglierà nei prossimi mesi», racconta una mamma che avanza anche delle proposte:«Bisognerebbe provare a calare il modello svedese su ogni bambino perché ognuno ha delle tappe di sviluppo diverso: ci sono quelli che già gattonano, esplorano l’ambiente e quindi per loro è più facile. Ed altri che sono ancora piccoli e hanno maggiori difficoltà». Ad un’altra madre fa piacere «rimanere con la bambina e vedere come si comporta durante tutto l’arco della giornata» anche se esprime qualche preoccupazione per il distacco netto che ci sarà dopo i tre giorni vissuti insieme.


Come funziona

Il periodo di inserimento - invece di protrarsi per due settimane con la presenza del genitore di un’ora al giorno - avviene per tre, quattro giorni. In questo tempo la mamma o il papà possono rimanere con il bambino o la bambina per tutto il tempo. Così supportano i piccoli nel percorso di conoscenza del nuovo ambiente mentre mangiano, riposano o giocano. Come ci ha spiegato la responsabile dell’asilo nido, «i genitori hanno anche la possibilità di relazionarsi con le educatrici e stabilire con loro un rapporto di fiducia».


«Andare incontro alle esigenze organizzative delle famiglie»

Sono 25 gli asili nido comunali in cui sta avvenendo la sperimentazione. «Con l’assessora alla scuola Claudia Pratelli abbiamo condiviso volentieri la possibilità di adottare questo nuovo metodo sia per agevolare il momento di ambientamento dei bambini all’asilo che è sempre difficile, sia per andare incontro alle esigenze organizzative delle famiglie », ha dichiarato Paola Rossi, assessora alla scuola del II municipio:«Non è sempre facile avere due settimane a disposizione e allontanarsi dal lavoro per alcune ore al giorno», ha spiegato Rossi secondo cui il modello svedese è anche utile per «far conoscere alle mamme e ai papà quello che succede all’interno delle nostre strutture, le fasi della giornata , le educatrici, gli ambienti in modo che l’asilo diventi l’appendice della propria casa».

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