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Titty Santoriello Indiano

Incidenti stradali, motociclisti e pedoni continuano a morire a Roma e provincia

Aggiornamento: 29 ott

Sono morte altre tre persone alla guida di una moto nello scorso week end nelle vicinanze di Roma. Persone che vanno ad accrescere il numero spietato dei morti sulle strade di Roma e provincia che ammontano dall’inizio dell’anno a 125. 

Incidenti a Roma
Incidente (Polizia locale di Roma)

Sono morte altre tre persone alla guida di una moto nello scorso week end nelle vicinanze di Roma : un centauro ha perso la vita sulla Braccianese, nei pressi di Osteria Nuova; un giovane di 17 anni, Michele Comandini, si trovava, invece a Marina di Tor San Lorenzo. Niente da fare per un 29enne che, nella collisione con due auto, nei pressi di Pomezia, ha avuto la peggio.  Vite spezzate in pochi secondi, storie che si interrompono. Persone che vanno ad accrescere il numero spietato dei morti sulle strade di Roma e provincia che ammontano dall’inizio dell’anno a 125.


Motociclisti e pedoni le vittime più numerose

Circa la metà delle vittime stradali a Roma e provincia sono proprio i conducenti di motocicli. Un'escalation che ha registrato un picco in estate e non si è più arrestata. Tanto che all'inizio del luglio scorso morirono 8 motociclisti in 2 settimane soltanto nella Capitale. A seguire, soprattutto a Roma città, a morire sono i pedoni, travolti, in alcuni casi, anche anche sulle strisce pedonali, il luogo che dovrebbe essere il più sicuro. E’ questo uno dei motivi per cui nella Capitale si sta ragionando sulla realizzazione degli attraversamenti pedonali rialzati con le «Linee guida» che dovrebbere rendere omogenee le regole di questo strumento teso alla moderazione della velocità veicolare. Un'esigenza impellente se si considera che oltre 40 persone quest'anno sono state uccise mentre camminavano per strada e che questo tipo di attraversamenti produce un tasso di riduzione delle collisioni con morti e feriti compreso tra il 40 e il 60 per cento.


Le cause degli incidenti

L’errore umano è la principale causa degli incidenti, secondo esperti e associazioni del settore che addebitano al mancato rispetto delle regole il fattore scatenante della maggior parte dei sinistri. «La prima causa di mortalità per incidenti stradali è la mancanza di precedenza», avverte la  vicepresidente dell’«Associazione Familiari e vittime della strada Onlus» Silvia Frisina. E’ concorde Luca Valdiserri, impegnato in attività di sensibilizzazione dopo la morte del figlio Francesco: il giovane investito in via Cristoforo Colombo mentre  si trovava sul marciapiede.«Sono quattro i fattori principali che provocano gli incidenti», ha detto Valdiserri  in un’intervista a La Capitale. «L’ eccesso di velocità, la guida in stato di ebbrezza, la distrazione e il mancato uso di cinture di sicurezza. In Italia possiamo aggiungere anche la manutenzione delle strade non all’altezza. Se si mettono insieme questi elementi - ha spiegato Valdiserri - si comprendono i motivi da cui si scaturiscono gli incidenti», senza dimenticare  la«maleducazione dilagante» sulle strade.


Il nuovo codice della strada

Mentre le morti sulle strade non accennano a diminuire a causa della  velocità, della distrazione ma anche dell’assunzione di alcol e droghe, sta per essere licenziata dal Senato la riforma del Codice della strada che, con ogni probabilità, entrerà in vigore a fine novembre. Un testo su cui il Governo ha rigato dritto senza accogliere emendamenti dalle opposizioni e sollecitazioni dalle associazioni di categoria. Multe più salate per chi usa il telefono alla guida, fino 350 euro, e la perdita di 10 punti sulla patente per chi è alla seconda violazione; e inasprimento delle sanzioni per chi viene colto alla guida in stato di ebbrezza e sotto effetti di stupefacenti. Queste alcune delle novità della riforma che agisce particolarmente  sul versante della repressione, tralasciando alcune proposte tese alla prevenzione, soprattutto nelle città. Nonostante l’inasprimento delle pene «nei fatti quello che si vede è un impianto ostile alla mobilità attiva che impoverisce gli strumenti di controllo e prevenzione», ha commentato la presidente del Movimento diritti dei pedoni Francesca Chiodi all’indomani dell’audizione in Senato. «Diventerà difficile, ad esempio,  per i comuni avere una autonomia decisionale su questi temi», ha aggiunto. Il riferimento è al depotenziamento della possibilità di decidere dei comuni in merito alle «zone a traffico limitato» o alle «zone 30».




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