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In vendita le case di via Pincherle, il municipio: «Rischio sfratto». Ater: «Chi ci vive le paga il 20 per cento in meno»

  • Immagine del redattore: Titty Santoriello Indiano
    Titty Santoriello Indiano
  • 3 giorni fa
  • Tempo di lettura: 4 min

Gli appartamenti erano stati acquistati dall'Ater nel 2009. Una decisione che salvò dallo sfratto 106 famiglie. Oggi, dopo 16 anni, quelle famiglie sono state raggiunte da una lettera in cui l'Ater annuncia la volontà di vendere gli stessi immobili. Accade a via Pincherle, nel quartiere Valco San Paolo dove giovedì è prevista la mobilitazione degli inquilini. Municipio, Pd e Sce chiedono un tavolo tecnico. L'Ater: «Decisioni legate al risanamento economico finanziario dell’azienda»

In vendita le case popolari di via Pincherle,
Abitazioni in via Pincherle

Gli appartamenti erano stati acquistati dall'Ater nel 2009. Una decisione che, in seguito ad una lunga mobilitazione, salvò dalla speculazione e dallo sfratto 106 famiglie che abitavano nelle case del  Gruppo Giacomazzi - area Mestre Srl. Oggi, dopo 16 anni, quelle famiglie sono state raggiunte da una lettera in cui l'Azienda per l'edilizia residenziale pubblica di Roma annuncia la volontà di vendere gli stessi immobili. Accade a via Pincherle, nel quartiere Valco San Paolo dell'VIII municipio.


«Condizioni economiche insostenibili»

Chi avrà la possibilità di comprare la casa usufruirà del diritto di prelazione, ovvero avrà la precedenza rispetto ad altri di diventare proprietario dell'appartamento. Ma cosa accadrà a chi non ha questa disponibilità economica?

«Le recenti comunicazioni dell'Ater, inviate a marzo 2025, avviano procedure di prelazione con condizioni economiche insostenibili per la maggior parte dei residenti, prevedendo che in caso di mancato acquisto gli immobili vengano messi all'asta, con il conseguente rischio di sfratto», fa sapere il presidente dell'VIII municipio Amedeo Ciaccheri.

«È inaccettabile che la stessa istituzione che nel 2009 acquistò quegli alloggi per salvare le famiglie dal disagio abitativo, oggi le metta nuovamente a rischio», aggiunge Ciaccheri ricordando che la maggior parte degli inquilini «sono anziani, disabili e nuclei a basso reddito che versano in condizioni economiche ancora più precarie rispetto al 2009».


«L'immobile verrà messo all'asta»

Se chi vive nell'appartamento rinuncia al diritto di prelazione, l'immobile, dunque, «verrà messo all'asta pubblica». Lo conferma l'Ater, raggiunta al telefono da La Capitale. Ma «se c'è un detentore con un contratto di locazione vigente - spiega l'azienda - (l'inquilino) potrà rimanere nell'immobile nonostante ci sia il cambio di proprietario» e «fino allo scadere del contratto». Poi «il nuovo proprietario avrà facoltà, eventualmente, di rinnovare» o meno l'accordo di affitto.


Ma quali sono le motivazioni che hanno spinto l'Ater a decidere la vendita di queste abitazioni?

«Sono legate al risanamento economico finanziario dell’azienda» anche perché «parliamo di alloggi che non rientrano nella normativa di edilizia residenziale pubblica e che non sono considerati alloggi sociali». Immobili per i quali «l' Ater è tenuta al pagamento dell’Imu» e sui quali «grava un elevato tasso di morosità dei detentori». Con gli introiti di queste vendite, prosegue l'Ater «possiamo sanare un minimo il patrimonio immobiliare che serve per la nostra vera e propria missione».

La mobilitazione

Le associazioni inquilini e abitanti «Asia-Usb» denunciano «questo grave fatto che insieme a tanti altri episodi (vendita degli alloggi a Testaccio e in tanti altri quartieri romani dove ora sono nati B&b) stanno sconvolgendo la funzione delle Ater trasformandole in usuraio degli inquilini per logiche tese al pareggio di bilancio e non a svolgere la funzione sociale per cui sono nate», hanno scritto in una nota.

«Per fermare la vendita degli alloggi pubblici, per difendere l’edilizia pubblica opponendoci ai processi di dismissione da parte delle Ater, per ripubblicizzare la loro funzione», le associazioni hanno indetto un''assemblea pubblica in programma giovedì 17 aprile alle 17 in via Pincherle 153.

Le condizioni di vendita

Al momento, nonostante la mobilitazione, l'Ater sembra voler andare avanti con questa ipotesi «in attesa di capire la risposta di chi vive negli appartamenti». Ma a quali condizioni intende vendere? Oltre al diritto di prelazione l'azienda offre un costo del 20 per cento inferiore a quello di mercato. Inoltre «vendiamo gli alloggi a chiunque li detenga», a prescindere dall'intestatario del contratto, precisa l'Ater che aggiunge: «Hanno titolo all'acquisto, oltre al detentore dell'immobile, su indicazione dello stesso, anche i familiari conviventi o non conviventi, entro il terzo grado di parentela».


Le proposte del municipio

Intanto il municipio VIII ha chiesto alla regione Lazio e all'Ater di «sospendere immediatamente le procedure ed aprire un tavolo tecnico» per valutare alternative all'acquisto diretto come il patto di riservato dominio (la proprietà rimane al venditore fino al pagamento dell'ultima rata, ndr), il diritto di abitazione, l'usufrutto o contratti di locazione a lungo termine. «Invitiamo formalmente Ater ad aprire un tavolo di lavoro congiunto con il municipio e i rappresentanti degli inquilini, per individuare percorsi condivisi che valorizzino la funzione sociale di questo patrimonio pubblico, acquisito nel 2009 proprio con questa finalità», ha proposto Ciaccheri.


Pd e Sce: «Aprire un tavolo istituzionale»

Alla mobilitazione di giovedì hanno già dato adesione alcuni rappresentati istituzionali di Roma. Oltre ai consiglieri di Sinistra civica ecologista Alessandro Luparelli e Michela Cicculli che sostengono la proposta di Ciaccheri sul «tavolo tecnico» e annunciano di «portare la vicenda in aula Giulio Cesare» ci sarà il consigliere del Pd Mariano Angelucci. «E' importante che la regione Lazio - ha sottolineato anche Angelucci - apra un tavolo istituzionale con tutti i soggetti interessati, a partire dai rappresentanti degli inquilini, per individuare una soluzione strutturale e definitiva. E' necessario - ha aggiunto il consigliere del partito Democratico - tutelare il diritto all'abitare, garantendo stabilita' abitativa a chi da troppo tempo vive una condizione  di precarietà ingiustificata».


Catarci: ««Nel 2009 respinta la speculazione finanziaria, ora non si può tornare indietro»

Ricordando la vicenda che nel 2009 portò all'acquisto delle abitazioni, il responsabile dell'Ufficio Giubileo delle persone e partecipazione Andrea Catarci annuncia la sua presenza al presidio degli inquilini con un appello a tutte le istituzioni: «Non lasciamoli soli». Nella primavera del 2009, dopo una lunga mobilitazione del comitato di quartiere, dell'Unione sindacale di base e del municipio, si trovò una soluzione, con una forte regia pubblica, per le 116 famiglie sotto sfratto che abitavano quelle case. «La regione Lazio - spiega Catarci - avrebbe acquistato l'intero compendio, e quello in situazioni similari di via dei Colli Portuensi, attraverso l'Ater». In questo modo «furono mantenuti affitti calmierati e bloccata la vendita a terzi, già pubblicizzata attraverso un Fondo». L'operazione si concluse «con una vittoria fondamentale per la vita delle persone direttamente interessate e importante per tutta la città, perché impediva un ulteriore aumento dell'emergenza abitativa e dimostrava che era possibile respingere l'attacco della speculazione finanziaria, mettendo al primo posto la dignità umana. Adesso non si puo' tornare indietro», conclude Catarci.



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