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In vendita le case Ater, l'inquilina: «Ho pensato di portare il mio cane da un'amica e uccidermi»

  • Immagine del redattore: Titty Santoriello Indiano
    Titty Santoriello Indiano
  • 3 ore fa
  • Tempo di lettura: 4 min

Se gli inquilini non avranno la possibilità di acquistare, la casa dove vivono da decenni verrà messa all’asta. Questa è la situazione delle oltre 100 famiglie che temono lo sfratto a via Pincherle 153, nel quartiere Valco San Paolo ma è comune a quella dei residenti di via dei Colli Portuensi 187. 

La maggior parte delle persone sono anziane con gravi patologie, con un solo reddito in famiglia e, talvolta, pensioni minime. L’azienda residenziale per l’edilizia pubblica di Roma aveva acquistato gli immobili nel 2009 salvandoli dalla speculazione e ora intende venderli - per ragioni legate al suo risanamento economico finanziario - ad un costo inferiore del 20 per cento rispetto a quello di mercato. Ma per molti questo non basta.

Cittadini del comitato inquilini via Pincherle 153
Cittadini del comitato Inquilini via Pincherle 153

«Io non ce la faccio a comprarla, ho 85 anni e con mia moglie abbiamo risparmiato qualcosa da lasciare ai figli per pagare il nostro funerale», dice Mario che da 15 giorni non esce di casa in seguito ad una brutta caduta. La sua situazione è simile a quella delle oltre 100 famiglie di via Pincherle, nel quartiere Valco San Paolo, che il 18 marzo scorso hanno ricevuto una lettera dall’Ater. 

L’azienda pubblica per l’edilizia residenziale di Roma - che nel 2009 aveva acquistato gli immobili salvandoli dalla speculazione -  ha annunciato in questo modo la volontà di venderli. Lo stesso è accaduto ai residenti di via di Colli Portuensi 187. Ma se gli inquilini non avranno la possibilità economica di acquistare, la casa dove vivono da decenni verrà messa all’asta. 


In vendita le case Ater, l'inquilina: «Ho pensato di portare il mio cane da un'amica e uccidermi»
Via Pincherle 153

«Le persone qui non dormono più, sono disperate»

«Chiediamo all’Ater di bloccare immediatamente le vendite: rivendichiamo il diritto ad abitare e a farlo con un canone di locazione equo e corretto, calcolato in base al nostro stato economico tenendo in considerazione le condizioni di chi vive qui: persone con un’età media di 80 anni, con gravi patologie», spiega Chiara del comitato Inquilini di via Pincherle 153 annunciando i prossimi passi della mobilitazione. Il 28 aprile è, infatti, previsto un incontro presso la sede dell’Ater mentre ai primi di maggio la protesta si sposterà al consiglio regionale del Lazio. «Intanto stiamo raccogliendo le firme per attivare la diffida nei confronti di Ater e bloccare la vendita degli appartamenti sia a via Pincherle che a via di Colli Portuensi», dice Antonio. «I prezzi che vengono proposti - spiega - sono altissimi, senza nessuna tutela di salvaguardia e senza tener presente che qui ci sono persone dai 70 ai 96 anni che quando hanno ricevuto la lettera si sono sentite male e ora non dormono più, piangono, sono disperate». 


«Ho pensato di ammazzarmi»

«Prendo 1000 euro di pensione, pago oltre 500 euro di affitto, ho dovuto fare un prestito per riuscire a stare in regola con i pagamenti del canone, poi ho ricevuto questa lettera e sono veramente avvilita», dice Paola (nome di fantasia, ndr) che a sue spese ha sostituito gli infissi dell'appartamento e rinnovato l'impianto elettrico. «Sinceramente - ha ammesso - ad un certo punto ho pensato di portare il mio cane da un'amica in Toscana e poi ammazzarmi».

Situazione difficile anche per la famiglia di Lidia che vive dal 1969 a via Pincherle. «Mio padre ha sempre pagato l’affitto anche con gli adeguamenti Istat poi ad un certo punto si è gravemente ammalato, i costi per le medicine sono aumentati e non è più autosufficiente», racconta. «Così abbiamo chiesto ad Ater di rivedere il canone ma purtroppo non abbiamo ricevuto risposta e mio padre è andato in difficoltà con i pagamenti. Ora è arrivata questa lettera: se non si troverà una soluzione dovranno pensarci i miei figli ipotecando il loro futuro».


Catarci: «L'Ater come un'agenzia immobiliare, ora si fermi e chieda scusa»

Salvatore ha 90 anni e paga circa 400 euro di affitto nell'appartamento in cui vive con sua moglie: «Sono 65 anni che sto qua e adesso mi trovo questa tegola tra capo e collo, mica ho i soldi per comprare la casa...A questa età devo continuare a lottare per la casa, non saprei dove andare se la vendessero», dice. «L'Ater si sta comportando come un'agenzia immobiliare», sottolinea il responsabile dell'ufficio capitolino Giubileo delle persone e della partecipazione  Andrea Catarci. «La stessa azienda che nel 2009 aveva acquistato gli appartamenti, ora comunica che queste persone hanno 30 giorni per regolare le loro situazioni e 60 per rogitare, pena la messa all'asta delle case dove vivono», spiega Catarci. «Persone - aggiunge - con gravi problemi di salute tra cui un malato terminale e tutte in difficoltà a pagare i prezzi che l'Ater chiede». Perché «quel 20 per cento che viene sbandierato come sconto è uno sconto minimale per chi ha situazioni di questo tipo», aggiunge. Catarci. Quindi l'appello: «L'ater si fermi, strappi quelle lettere, chieda scusa e ritorni a fare l'Ater».


Ater: «Vendita al 20 per cento in meno rispetto al costo di mercato e diritto di prelazione»

Un appartamento di circa 58 metri quadri viene valutato 150mila euro. Dalle testimonianze degli inquilini, si arriva a 230mila per quelli più grandi. Chi avrà la possibilità di comprare la casa usufruirà del diritto di prelazione, ovvero avrà la precedenza rispetto ad altri di diventare proprietario dell'appartamento. Ma cosa accadrà a chi non ha questa disponibilità economica? Se chi vive nell'appartamento rinuncia al diritto di prelazione, l'immobile, dunque, «verrà messo all'asta pubblica». Lo aveva confermato Ater, raggiunta al telefono da La Capitale. Ma «se c'è un detentore con un contratto di locazione vigente - ha spiegato l'azienda - (l'inquilino) potrà rimanere nell'immobile nonostante ci sia il cambio di proprietario» e «fino allo scadere del contratto». Inoltre l'azienda - che avrebbe assunto questa decisione per ragioni legate al suo risanamento economico - offre un costo del 20 per cento inferiore a quello di mercato. Ma questo per la maggior parte delle persone che vivono a via Pincherle 153 non basta.


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