Impianto riciclo, nessuno lo vuole ma il "via libera" è vicino
L’impianto di riciclo, in via Prenestina, permetterebbe di trasformare biomasse di natura organica in energia elettrica. I cittadini e i politici di tutti gli schieramenti nel VI municipio chiedono di fermare il progetto che ha ricevuto già alcune autorizzazioni dalla regione. Il presidente Franco:«Rocca non sapeva». Il Pd «Bisogna fare chiarezza». M5S:« Il progetto antepone il profitto aziendale alla salute dei cittadini»
L’impianto di riciclo di biomasse in via Prenestina, nei pressi di Colle Monfortani nella zona est della Capitale, è vicino all’autorizzazione. Ma i cittadini e i rappresentanti politici territoriali di tutti gli schieramenti non ci stanno. Ieri il presidente del VI municipio Nicola Franco - l’unico a Roma governato dal centro destra - ha incontrato l'assessore regionale al Ciclo dei Rifiuti Fabrizio Ghera per confermare la contrarietà all’impianto. L’appuntamento si è tenuto in seguito ad una risoluzione del Consiglio del municipio che all’unanimità aveva chiesto al minisindaco di intervenire presso la regione per bloccare il progetto.
Un progetto che ha ricevuto proprio dalla regione, ma anche da altri enti preposti, una serie di pareri positivi propedeutici all’autorizzazione definitiva.
«La politica e il presidente Rocca non erano a conoscenza»
«La regione ha confermato che il procedimento è stato tecnico. Quindi gli organi politici, a cominciare dal presidente (Francesco Rocca, ndr) non ne erano a conoscenza», assicura a La Capitale Nicola Franco. Eppure il 29 marzo di quest’anno la direzione Ambiente della regione si è pronunciata in maniera positiva sulla valutazione di impatto ambientale. Inoltre, due mesi dopo, il 21 maggio, lo stesso ufficio ha rilasciato l’Autorizzazione integrata ambientale alle società Agricola Salone a.r.l. e IBES GREEN s.r.l. in multimprenditorialità per la realizzazione e l’esercizio dell’impianto di riciclo di biomasse.
Ma il presidente Franco insiste:«Sono pareri tecnici anche perché la politica non sarebbe stata così sprovveduta da dare un parere di questo tipo a pochi giorni dalle elezioni europee». A questo punto Franco si appella a Roberto Gualtieri:«l’ultimo parere spetta alla Città Metropolitana guidata dal sindaco di Roma» perché proprio questo ente «ha la competenza in merito alle energie rinnovabili».
I pareri li sta raccogliendo il gruppo imprenditoriale che vuole realizzare l’impianto per ottenere il via libera al progetto. Ma questo è «un procedimento autorizzativo in carico alla Regione Lazio», conferma a La Capitale l’assessorato all’ambiente capitolino. L’impianto, infatti, è realizzato da privati e non rientra nel Piano rifiuti del comune di Roma.
Il Pd chiede chiarezza
Intanto l’opposizione nel consiglio del VI municipio vuole vederci chiaro. Il capogruppo del Pd Fabrizio Compagnone si chiede: «Per quale motivo ci si appella alla città metropolitana se fino ad ora il tema è stato trattato dalla regione che ha rilasciato diverse autorizzazioni? Non si capisce per quale motivo la questione non sia passata dal commissario straordinario Gualtieri come per altri impianti che riguardano il ciclo dei rifiuti». Per il consigliere bisogna mettere in discussione il progetto «perché ha un impatto ambientale troppo pesante per il territorio».
M5S:«A rischio la salute dei cittadini»
Anche il Movimento 5 stelle, promotore della risoluzione in consiglio, nei giorni scorsi ha espresso preoccupazione per l'impianto. «Questo progetto sembra anteporre il profitto aziendale al benessere e alla salute dei cittadini. È nostro dovere evidenziare le criticità di questa iniziativa e mobilitare l'opinione pubblica per fermare un progetto che rappresenta una minaccia reale e concreta per tutti noi», dichiarano il consigliere M5S in assemblea capitolina Daniele Diaco e le consigliere in Municipio VI Francesca Filipponi e Laura Arnetoli. «Numerosi studi scientifici - aggiungono - dimostrano infatti che gli impianti di riciclo di biomasse possono avere gravi ripercussioni sulla qualità dell'aria».
A cosa serve l'impianto
L’impianto permetterebbe di trasformare biomasse di natura organica, provenienti dai rifiuti, in energia elettrica e consentirebbe di produrre un «ammendante compostato» (prodotto ottenuto dalla trasformazione dei rifiuti, ndr) da commercializzare e impiegare per la fertilizzazione dei terreni agricoli. Il progetto prevede la realizzazione di edifici tecnologici e servizi su una superficie di 41.300 mq e in particolare di un capannone di 3.250 mq ed una tettoia di 1.750 mq. La potenzialità è di 75 mia tonnellate di rifiuti all’anno ma l’impianto è stato ridimensionato in seguito alle prescrizioni di vari enti. Ed ora prevede il trattamento di 50 mila tonnellate di rifiuti organici e 25 mila tonnellate all’anno di «rifiuti verdi», ovvero scarti vegetali provenienti dalle utenze domestiche o dall’agricoltura. Tra i rifiuti che può trattare l’impianto ci sono anche i fanghi derivanti dall’industria alimentare e dal lavaggio di verdure.
«Terra dei fuochi di Roma Est»
Una questione che preoccupa il presidente Franco: «Bisogna capire bene di che fanghi si sta parlando». Inoltre «la nostra contrarietà all’impianto - riprende il presidente - riguarda la localizzazione, vista la presenza in quella area egli impianti Ama di Rocca Cencia e di numerose discariche abusive, tanto da farci conoscere come 'Terra dei fuochi di Roma Est’». Nello stesso tempo «bisogna essere chiari con i cittadini e constatare che questo impianto ha ottenuto molti pareri positivi». Ora, infatti, per aprire il cantiere manca soltanto il provvedimento autorizzatorio unico regionale (P.A.U.R.). D’altro canto «questo progetto è stato presentato nel 2018 - ricorda il minisindaco - e se in passato ci fosse stata la volontà politica di bocciarlo, si sarebbe fatto. Invece le amministrazioni precedenti hanno lasciato la decisioni ai posteri e ora si chiede alla regione che governa solo da un anno di trovare una soluzione».
Tra i pareri positivi che ha ottenuto il progetto, con vincoli o con prescrizioni, ci sono quello di Acea Ato2 S.p.a., della Sprintendenza Speciale di Roma e di diverse direzioni regionali. L’unico parere negativo è stato espresso a marzo del 2021 dal Dipartimento Tutela Ambiente del comune di Roma.
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