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Il crac dello storico bar Antonini, frode fiscale e bancarotta fraudolenta per i proprietari

  • Immagine del redattore: Rebecca Manganaro
    Rebecca Manganaro
  • 5 dic 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

La Procura ha richiesto il rinvio a giudizio per Paola e Maurizio Antonini, accusati di aver evaso milioni di euro e di aver «distratto» l'intera azienda, portando al fallimento lo storico bar di Prati

Bar pasticceria Antonini di via Sabotino
Bar pasticceria Antonini di via Sabotino

Quando nell'estate del 2021 lo storico bar pasticceria Antonini di via Sabotino, ha abbassato le sue saracinesche, i fedeli clienti hanno pensato a una semplice chiusura stagionale. Nessuno poteva immaginare che dietro quella temporanea interruzione si nascondesse un'inchiesta che ha portato alla luce un illecito da milioni di euro. La Procura di Roma ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per quattro persone legate alla storica attività, accusate di frode fiscale e bancarotta fraudolenta.


L'inchiesta e le accuse

Secondo il sostituto procuratore Giorgio Orano, i proprietari del bar pasticceria Antonini, Paola e Maurizio Antonini, madre e figlio, avrebbero omesso di versare ingenti somme al fisco, accumulando un debito verso l'erario che si aggirerebbe intorno ai 3,5 milioni di euro, tra tasse evase, interessi e sanzioni. Per questo motivo, sono finiti nel mirino della giustizia insieme a Daniele Chiuchiù, ex consigliere di amministrazione della società, e l’avvocato Roberto Emanuele De Felice, presidente del consiglio di amministrazione di Sabotino S.p.A.

La tesi della Procura è che dietro il fallimento della Giorgio Antonini Srl, avvenuto nel 2022, ci fosse un’azione fraudolenta che aveva l’obiettivo di sottrarre fondi e impedire il corretto pagamento dei debiti fiscali e previdenziali.


Le accuse di bancarotta fraudolenta

Il crac della società risale al 6 ottobre 2022, quando il tribunale ha dichiarato il fallimento della Giorgio Antonini Srl. Secondo gli investigatori, Paola e Maurizio Antonini, con la complicità di Chiuchiù, avrebbero sistematicamente omesso di versare le imposte e i contributi previdenziali dal 2008 al 2022. L'intento, secondo l'accusa, era quello di far accumulare un debito senza mai pagare i dovuti tributi. Ma le accuse non si fermano qui: gli Antonini avrebbero anche compiuto false comunicazioni sociali per continuare a operare l’attività, nonostante le difficoltà economiche. A partire dal 2018, infatti, gli incassi del bar venivano trasferiti su conti correnti intestati a una società diversa, la Giorgio Antonini Management Srl, descrivendo le operazioni come «trasferimento fondi per pagamento».


L'azienda «distratta» e il passaggio alla Sabotino S.p.A.

Non solo frode fiscale: la procura sostiene che l'intero patrimonio aziendale sia stato «distratto». Secondo gli atti, infatti, gli Antonini avrebbero affittato per tre mesi il bar alla Sabotino S.p.A., società riconducibile sempre a Paola Antonini. In seguito, l’attività sarebbe stata cessata, ma la gestione continuava con i dipendenti e i prodotti di sempre, come le celebri tartine salate e la Cannonata. La differenza era che l'azienda, formalmente, risultava essere cambiata. Nonostante il pagamento di soli tre canoni di affitto, pari a 15.000 euro, l'attività continuava a funzionare con il marchio Antonini, ma sotto una nuova gestione che avrebbe dovuto occuparsi della liquidazione dei debiti.


Un marchio simbolico in Prati

Ora Paola e Maurizio Antonini, insieme a Chiuchiù e De Felice, si trovano accusati di bancarotta fraudolenta, con l’aggravante di aver causato un danno patrimoniale di rilevante entità. Il processo potrebbe aprire un importante capitolo di giustizia per una delle pasticcerie più storiche e amate di Roma, un luogo che ha fatto la storia della gastronomia capitolina. La vicenda sta sollevando interrogativi non solo sulla gestione economica dell'attività, ma anche sulla trasparenza e sull’etica dietro un marchio che per decenni ha rappresentato una vera e propria istituzione nel quartiere Prati.



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