Famiglie sgomberate, strade interdette e attività chiuse a Boccea per un palazzo pericolante: «Situazione drammatica»
Aggiornamento: 12 dic 2024
Il caos provocato da lavori privati di messa in sicurezza mai effettuati su un palazzo in largo Gregorio XIII a rischio crollo
Una strada e una piazza chiuse, fermate bus soppresse e linee deviate, 30 famiglie evacuate e un'attività commerciale chiusa a pochi giorni da Natale. Il tutto per lavori privati mai effettuati su un palazzo in largo Gregorio XIII. È ciò che stanno vivendo commercianti e residenti di via Ennio Bonifazi, zona Boccea, da venerdì 6 dicembre, quando i vigili del fuoco hanno notificato con un fonogramma la decisione di sgombero immediato dell'area. Ma cosa sta succedendo? Per capirlo bisogna fare un passo indietro a poco più di un anno fa.
Precisamente all'ottobre 2023, quando gli inquilini del palazzo in largo Gregorio XIII lasciano le proprie case per consentire i lavori di messa in sicurezza dello stabile a rischio crollo. Gli interventi, tuttavia, non vengono mai effettuati dalle ditte incaricate. L'edificio resta vuoto e abbandonato. E venerdì scorso la situazione precipita. A seguito di un controllo dei pompieri, infatti, gli abitanti degli appartamenti vicini al palazzo pericolante vengono evacuati senza preavviso e il bar tabaccheria in via Ennio Bonifazi 8 chiuso senza sapere quando potrà rialzare le serrande.
L'amministratore di condominio: «Una situazione drammatica»
«La situazione è drammatica», dice a La Capitale Maurizio Galli, amministratore di condominio nonché residente dello stabile al civico 6. E racconta: «Dopo anni di inerzia da parte di un condominio e delle istituzioni, in poche ore si sono sgomberate quasi 100 persone, si è chiusa un'attività commerciale. Nell'arco di 24 ore si è organizzato un allontanamento da questo fabbricato in via Bonifazi 6 che, teoricamente, potrebbe venire coinvolto dal crollo del fabbricato di largo Gregorio XIII, il quale da un anno e mezzo, è già libero da persone che lo avevano lasciato liberamente perché sarebbero dovuti iniziare dei lavori, che in realtà non sono mai iniziati».
Poi Galli avanza due richieste: «La prima nell'immediato, cioè che venga istituito un posto di polizia stabile sul posto per evitare ogni azione di sciacallaggio. La seconda cosa, è la richiesta di poter rientrare nel fabbricato tramite un accesso secondario che non sia limitrofo al palazzo incriminato».
Ma nel frattempo i residenti evacuati che fine hanno fatto? «Tra portatori di handicap, malati oncologici e persone molto anziane, in gran parte si sono accampati da parenti. Abbiamo avuto l'accoglienza di un istituto di suore nelle vicinanze e altri sono stati invitati dalla protezione civile in una struttura alberghiera che si trova sulla Cassia all'altezza dell'Olgiata. Peraltro mi dicono i condomini che sono sul posto che già hanno avuto le prime problematiche, perché la seconda sera non funzionava l'acqua calda né il riscaldamento».
Un'inquilina: «Alcuni residenti hanno la necessità di restare a Boccea»
Il motivo per cui molti residenti hanno rifiutato la soluzione offerta dalla protezione civile è la lontananza dal quartiere. Lo spiega un'inquilina sgomberata, Cinzia Di Lauro: «Nel palazzo vivono famiglie con bambini disabili che devono seguire terapie nella zona, bambini che vanno a scuola qui vicino, e poi c'è chi lavora nel territorio». Persone, insomma, che hanno necessità di restare a Boccea, a costo di «pagare un albergo di tasca propria».
Il timore degli inquilini degli appartamenti sgomberati e del commerciante è che la situazione possa protrarsi ancora a lungo. Come spiega Sergio Galdelli, proprietario della tabaccheria vicina al palazzo pericolante, la chiusura dell'attività comporta «il blocco di ogni forma di entrata e di sostentamento per me, per i dipendenti, e per i miei figli. Questa è un'attività che dà sostentamento a quattro famiglie e io non so se mi faranno riaprire né quando. Tutto questo a pochi giorni da Natale, un periodo in cui ogni commerciante investe sulle festività».
Giuseppetti: «Necessaria la collaborazione di tutti»
Nel pomeriggio di martedì 10 dicembre si è tenuta una riunione della Commissione stabili pericolanti con la presidente del XIII municipio Sabrina Giuseppetti, che ha dimostrato la massima disponibilità nel trovare soluzioni condivise. «L'immobile - dice la minisindaca a La Capitale - da un punto di vista statico sta sempre peggio. Bisognerà assumere delle decisioni che in queste ore stanno valutando i tecnici. Pare che la proprietà sia disponibile a fare dei puntellamenti per mettere in sicurezza l'immobile, altrimenti la soluzione B è la demolizione. Tuttavia la demolizione se viene fatta a carico dei privati è un conto, se viene fatta a carico del Comune bisogna fare una demolizione in danno, con delle procedure che non sono di due giorni».
Per quanto riguarda i residenti che hanno la necessità di restare nel quartiere «ho chiesto alla protezione civile di trovare una struttura alberghiera nella zona del municipio», aggiunge Giuseppetti. Intanto il prefetto ha convocato una riunione urgente per giovedì 12 dicembre. «Chiederò un presidio - prosegue la presidente del municipio - perché la situazione è pesante e i disagi sono evidenti. C'è un quartiere bloccato. Ognuno si deve prendere le sue responsabilità e c'è bisogno della massima collaborazione di tutti». Infine, sulla tabaccheria chiusa: «i consiglieri municipali hanno approvato un ordine del giorno nel quale si chiede che vengano stabiliti dei ristori per chi sta subendo danni. Un intendimento nobile che tuttavia deve ricevere risposte dal Campidoglio. Il municipio può cercare di trovare contributi per nuclei familiari con difficoltà economiche, ma per le attività commerciali non abbiamo nessun fondo».
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