Ex Snia, il comune dà ragione ai comitati: «L'area non richiede bonifiche»
Erano stati i comitati dei cittadini, per smontare la retorica del Comune secondo cui l'esproprio e la destinazione pubblica del parco erano onerosi e rischiosi, a commissionare a tecnici specializzati quest'indagine sui costi della bonifica dell'area dell'Ex Snia, ora presentata in Campidoglio
Secondo quanto emerso nella seduta di oggi della commissione Ambiente del Campidoglio, l’area dell'ex compendio industriale della Snia non necessita di interventi di bonifica. La concentrazione di metalli pesanti nei terreni rispecchia la tipicità delle zone vulcaniche romane e non risulta collegata alle precedenti attività chimiche svolte nel sito. Questo elemento rappresenterebbe un vantaggio significativo per l'amministrazione comunale qualora decidesse di acquisire l'area, una richiesta avanzata dai comitati locali e dai cittadini della zona.
Erano stati i comitati dei cittadini, per smontare la retorica del Comune secondo cui l'esproprio e la destinazione pubblica del parco erano onerosi e rischiosi, a commissionare a tecnici specializzati quest'indagine sui costi della bonifica dell'area, ora presentata in Campidoglio.
Costi contenuti per l'acquisizione dell'area
Questa novità eviterebbe al comune di affrontare costi che, secondo quanto inizialmente sostenuto dal comune in virtù della sua stima «spannometrica», fino a 100milioni di euro e avvalora la tesi dei comitati secondo cui l'esproprio è possibile, perché è insensato parlare di un intervento invasivo e oneroso come la bonifica in quanto non c'è rischio sanitario né ambientale.
Durante la seduta di oggi, presieduta dal consigliere Giammarco Palmieri, è stata presentata un’analisi realizzata dagli esperti della Sigea, la società italiana di Geologia Ambientale, per conto del Forum territoriale Parco delle Energie.
Lo studio, già presentato a luglio in conferenza al parco del Torrione, si basa su indagini preliminari condotte nel 2022 dal proprietario dell’area industriale, la società immobiliare Ponente 1978 Srl, con sede a Roma e di proprietà del costruttore Antonio Pulcini, e ha esaminato la qualità dei terreni fino a un metro di profondità.
Daniele Manni, esperto della Sigea, ha spiegato che «i risultati evidenziano concentrazioni di idrocarburi inferiori ai limiti di misurazione e livelli di metalli pesanti sotto le soglie previste per l’uso industriale, pur superando i limiti stabiliti per destinazioni residenziali». Ma il contesto geologico naturale di origine vulcanica permette deroghe in tali casi, dato che non si raggiungono livelli critici di contaminazione per la salute.
Ex Snia, Palmieri: « Un ipotesi è l'acquisizione del comune»
Durante la seduta il presidente Palmieri ha proposto di «inviare questo studio a Risorse per Roma», che a seguito della memoria di Giunta elaborata dall'assessore all'Urbanistica Maurizio Veloccia sta elaborando una analisi di fattibilità e costi della valorizzazione dell'area, come prevede l'attuale permesso a costruire, «ma anche le ipotesi alternative come l'acquisizione da parte di Roma Capitale».
«Escludere la bonifica significa ricondurre l'acquisizione dell'area a una cifra accessibile per il comune di Roma», hanno segnalato i consiglieri Alessandro Luparelli e Nando Bonessio. Per l'ex sindaca Virginia Raggi una via da percorrere potrebbe essere quella di riprendere la variante urbanistica approvata dalla precedente giunta, che consentirebbe l’esproprio dell’area e una continuità amministrativa a favore dei cittadini. Palmieri ha confermato l’impegno dell’attuale amministrazione a valutare tutte le opzioni, proponendo di organizzare una commissione congiunta con gli assessorati all’Urbanistica e al Patrimonio per aggiornamenti sugli sviluppi in corso.
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