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  • Anita Armenise

Ex Snia, studio Sigea: i costi di bonifica stimati dal Comune sono inverosimili

Aggiornamento: 2 giorni fa

Lo stato chimico e fisico dei terreni non è un ostacolo all'acquisizione a patrimonio pubblico dell'area. Ad affermarlo sono due geologi della Sigea, la Società italiana di geologia ambientale, che martedì 2 luglio in conferenza al parco del Torrione hanno presentato i dati del loro studio


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Conferenza stampa per la presentazione dei dati Sigea sugli inquinanti nel terreno dell'ex Snia. Credit: La Capitale

La stima sui prezzi della bonifica dei terreni dell'ex Snia, condotta dal Comune di Roma che mostra una forbice di prezzo per l'intervento che va dai 3 ai 120 milioni di euro, è inverosimile e volta a scoraggiare eventuali espropri. Lo stato chimico e fisico dei terreni non è un ostacolo all'acquisizione a patrimonio pubblico dell'area. Ad affermarlo sono due geologi della Sigea, la Società italiana di geologia ambientale, che ieri in conferenza al parco del Torrione hanno esposto i dati del loro studio elaborato sulle perizie condotte sui livelli di contaminazione dell'ex compendio industriale ex Snia.


Ex Snia: i risultati delle perizie sugli inquinanti

I comitati dei cittadini, per smontare la retorica del Comune secondo cui l'esproprio e la destinazione pubblica del parco sono onerosi e rischiosi, hanno commissionato a tecnici specializzati quest'indagine sui costi della bonifica dell'area.


«La destinazione dell'ex Snia a patrimonio pubblico è fattibile, in riferimento ai parametri degli inquinanti, che non sono tali per cui l'acquisizione a patrimonio pubblico debba affrontare costi di bonifica mostruosi, come pare che affermi il Comune in virtù della sua stima spannometrica». A sostenere questa tesi sono Daniele Baldi e Lorenzo Manni, due geologi della Sigea che hanno presentato i dati del loro studio.


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Report perizia sui livelli di contaminazione della Sigea. Credit: La Capitale

In un'area ex vulcanica, come quella del prenestino, il terreno è ricco di minerali - come piombo, arsenico, zinco - e molte altre sostanze, e lo è per natura. Dai campioni rilevati sul terreno, ed esaminati dai geologi, emerge che non esiste una contaminazione di idrocarburi legata all'attività umana. Si tratta di un terreno metallico naturalmente, e questo avvalora la tesi dei comitati secondo cui l'esproprio è possibile, perché risulta insensato di parlare di un intervento invasivo e oneroso come la bonifica in quanto non c'è rischio sanitario né ambientale.


In alternativa, lo studio contiene dei possibili interventi e un iter molto chiaro: una messa in sicurezza permanente (Misp) - come ricoprire con altro terreno - da validare dopo l'esecuzione di un Piano di caratterizzazione e di analisi approfondite, necessari per rendere l'area idonea sia al verde che ai servizi.


Ripartono le ruspe per il diboscamento antincendio

Nel frattempo le ruspe sono ripartite e la proprietà del Gruppo Pulcini sostiene che si stia lavorando per una pulizia del cantiere e per il disboscamento antincendio: interventi necessari, autorizzati e vigilati da Roma natura, l'ente che gestisce tutela dell'area per conto della Regione.


Al di là del nulla osta di Roma Natura, sottolineano però gli attivisti del Forum del Parco delle Energie che da anni si impegna nella tutela dell'area industriale dismessa e si batte per l'esproprio del terreno, bisogna avere, previo sopralluogo e secondo il regolamento di Roma Capitale, un’autorizzazione che deve attestare che non ci siano nidificazioni.


Infatti la foresta cresciuta in maniera spontanea verrà colpita nel periodo di massima crescita e della riproduzione dell’avifauna. Esiste un conflitto nella regolamentazione di Roma Capitale, nello specifico nella normativa che riguarda il disboscamento per l’anticendio e il divieto di potatura nei periodi primaverili ed estivi della nidificazione.


Per chiarire la situazione il Forum ritiene necessario che l’amministrazione verifichi tutti i requisiti tecnici di un intervento massivo sul verde urbano e il possesso di tutte le autorizzazioni a compiere l’abbattimento della vegetazione proprio durante il periodo di restrizione per la norme di tutela dell’avifauna.










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