Edoardo Bove, solitudine e nostalgia in una casa vuota
Pochi tifosi ospiti rimasti, illuminato appena dal bagliore artificiale dei riflettori ancora accesi. Edoardo Bove, in quel silenzio sospeso ha attraversato il campo
L'esordio, il gol contro il Leverkusen, i derby. Ci sono luoghi che continuano a parlare con i silenzi. Spazi, spalti, che portano a galla storie e ricordi come messaggi in bottiglia tra le onde del mare.
Lo stadio Olimpico, vuoto dopo la vittoria della Fiorentina contro la Lazio, si è trasformato in un teatro deserto. Pochi tifosi ospiti rimasti, illuminato appena dal bagliore artificiale dei riflettori ancora accesi. Edoardo Bove, in quel silenzio sospeso ha attraversato il campo.
Edoardo Bove: Sulla strada esco solo
«Sulla strada esco solo. Nella nebbia è chiaro il cammino sassoso...». Le parole di Lermontov sembrano accompagnare la camminata del ragazzo, che qui a Roma è diventato uomo. Su quei fili d'erba che una volta erano il suo tappeto di casa. Passo lento, mani in tasca. L’azione di Bove è semplice, passionale, simbolica. Come quelle a cui ha abituato i tifosi.
Tornato in campo, dopo che tutti sono andati via, per ritrovare una parte di sé vicina nel tempo, ma così distante, quasi irraggiungibile.
I passi verso il centrocampo, le soste silenziose, lo sguardo basso. Ma poi lo alza, e davanti ha l’eco nebbiosa di colori gioiosi, rumori e risate. Una storia di legami spezzati e speranze tenute ancora vive. A pochi mesi dall’operazione che lo ha costretto a vivere il calcio da un angolo diverso, con un defibrillatore sottocutaneo che lo costringe fuori dal campo, Bove è diventato forse il simbolo di un'altra battaglia. La serie A non permette a chi porta un simile dispositivo di giocare. La salute, prima dell'autodeterminazione. Ma la sua presenza accanto ai compagni attuali, il sostegno costante, raccontano di un atleta che non si arrende.
Le immagini sono state girate da alcuni giornalisti di «Passione Fiorentina». Scene che vedono Edoardo tornare lì, anche solo per pochi minuti: un rito. Un gesto prima istintivo, poi meditativo.
Il calciatore e l'uomo
Nulla è più inabiltabile di un luogo in cui si è stati felici, è vero, ma tornare può essere un modo per indagare la propria essenza.
Una camminata solitaria, in lotta con i ricordi, il desiderio di tornare a tempi che non appartengono più, ma che si vorrebbe non finissero mai. Edoardo è il ragazzo con i pugni in tasca. Che tra gli incroci della memoria cerca la via del nuovo futuro.
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