top of page
La Capitale _980x80.png
Rebecca Manganaro

«Dormo per terra e mi hanno tolto gli occhiali», la drammatica telefonata di Cecilia Sala dal carcere di Evin

Le condizioni di detenzione della giornalista italiana Cecilia Sala, arrestata in Iran, sono gravissime. Nella telefonata ai genitori ha raccontato la sua difficile realtà in isolamento nella prigione di Evin

La prigione di Evin dove è detenuta la giornalista Cecilia Sala
La prigione di Evin dove è detenuta la giornalista Cecilia Sala

Le condizioni di detenzione della giornalista romana Cecilia Sala, arrestata in Iran il 19 dicembre scorso, sono sempre più drammatiche e preoccupanti. Attualmente rinchiusa nella famigerata prigione di Evin, la giornalista vive una realtà che sembra distare enormemente dalle dichiarazioni rassicuranti rilasciate dalle autorità iraniane al momento del suo arresto. Nonostante la promessa di trattarla «con dignità», la situazione di Cecilia Sala appare più vicina a quella delle prigioniere politiche iraniane, con un trattamento che non rispetta i diritti umani più elementari.


Le telefonate che descrivono una drammatica realtà

Il primo gennaio, come riporta Il Corriere della Sera, Cecilia ha potuto finalmente effettuare tre telefonate: una alla madre, una al padre e una al suo compagno e collega Daniele Raineri. Le conversazioni sono state devastanti per la famiglia della giornalista, che aveva sperato in condizioni migliori alla luce delle informazioni ricevute nei giorni precedenti. Le telefonate hanno confermato la gravità della situazione, spingendo la Farnesina a chiedere la «liberazione immediata» di Cecilia e garanzie sulle sue condizioni di detenzione.


Una detenzione disumana

Cecilia Sala, che ha lavorato come reporter per Il Foglio e Chora Media, dorme sul pavimento della sua cella, lunga quanto la sua altezza, e senza un materasso. La giornalista si ripara dal freddo gelido di Evin solo con delle coperte, una delle quali aggiuntiva per cercare di combattere il pungente «freddo doloroso» di cui parlano le detenute iraniane. Le sue condizioni fisiche e psicologiche sono gravemente compromesse, ma la speranza di una rapida liberazione sembra sfumare di giorno in giorno.


Dallo scorso 27 dicembre (giorno in cui ha incontrato l’ambasciatrice Paola Amedei), Cecilia non ha avuto alcun contatto umano, fatta eccezione per il cibo, che le viene passato dalle guardie attraverso una fessura nella porta della sua cella. Nessun pacco le è stato recapitato, contrariamente a quanto dichiarato dalle autorità iraniane, che avevano affermato che le fosse stato consegnato un pacco contenente dolci, libri, beni di prima necessità e sigarette. In realtà, Cecilia non ha ricevuto nulla di tutto ciò. Persino i suoi occhiali da vista sono stati confiscati.


Il trattamento inumano del regime iraniano

Secondo le autorità iraniane, Cecilia sarebbe stata sistemata in una cella singola per farla sentire al sicuro e sarebbe stata trattata con rispetto. Tuttavia, la verità è ben diversa. La giornalista è una prigioniera a tutti gli effetti, trattenuta in regime di isolamento senza alcuna motivazione legale chiara. Le autorità iraniane continuano a sostenere che Cecilia abbia «violato le leggi della Repubblica islamica», senza però specificare quale sia l'accusa esatta a suo carico.

La situazione di Cecilia Sala è simile a quella di altre prigioniere politiche iraniane, che denunciano torture, privazioni e una sistematica violazione dei diritti umani all'interno delle mura di Evin. La giornalista italiana è trattata come un ostaggio del regime, in un Paese che calpesta la libertà di stampa e non rispetta le leggi fondamentali sui diritti umani.


L'appello della politica italiana

Il trattamento riservato a Cecilia ha suscitato una forte reazione da parte della politica italiana. Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha pubblicato un post su X chiedendo un'azione urgente da parte del governo italiano: «Cecilia deve essere liberata subito e tutti insieme dobbiamo fare la nostra parte. Non c'è un minuto da perdere». Renzi ha sollecitato una riunione urgente tra la Premier Giorgia Meloni e i leader di maggioranza e opposizione, affinché si uniscano per chiedere con forza la liberazione della giornalista italiana.

Nel frattempo, Cecilia continua a lanciare il suo grido di aiuto: «Fate presto». La sua voce si fa sentire attraverso le mura di una prigione che nega ogni forma di dignità e speranza.

コメント


コメント機能がオフになっています。
bottom of page