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Cop16, la conferenza sulla biodiversità riprende a Roma. Wwf: «Per l'Italia non partecipare sarebbe un tragico errore»

Edoardo Iacolucci

L’obiettivo globale prevede un investimento annuo di 200 miliardi di dollari per la tutela della biodiversità

Fao-cop16
Cop16 - Sede Fao

Dopo quattro mesi di stallo, i negoziati sulla biodiversità riprendono a Roma. La seconda sessione della Cop16 delle Nazioni Unite, ospitata dalla Fao dal 25 al 27 febbraio, punta a trovare un accordo su uno dei temi più divisivi: il finanziamento della tutela ambientale, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.


Lo scorso novembre, a Cali, in Colombia, la prima sessione si era conclusa con un nulla di fatto. Le divergenze tra i paesi industrializzati – Unione Europea, Canada e Giappone in testa – e quelli del Sud globale, guidati da Brasile e Africa, avevano bloccato l’intesa. Il nodo centrale resta la mobilitazione delle risorse economiche per attuare il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework (Km-Gbf), l’accordo siglato nel 2022 per proteggere il 30 per cento della superficie terrestre e marina entro il 2030.


L’impasse sui finanziamenti

L’obiettivo globale prevede un investimento annuo di 200 miliardi di dollari per la tutela della biodiversità, di cui almeno 30 miliardi provenienti dai paesi più ricchi. Secondo le stime, sarebbero però necessari almeno 700 miliardi di dollari l’anno per colmare il divario finanziario.


A Roma, si ripartirà quindi da una proposta di compromesso avanzata dalla Colombia: la creazione, entro la Cop17 del 2026, di un nuovo fondo sotto l’egida dell’Onu, con maggiore rappresentanza per i paesi in via di sviluppo. Una soluzione che non convince i governi occidentali, molti dei quali alle prese con difficoltà di bilancio. Preferirebbero potenziare i fondi già esistenti, piuttosto che crearne di nuovi.


Nel frattempo, alcuni progressi sono stati fatti. A Cali è stato istituito il «Cali Fund», un meccanismo finanziario destinato a compensare i paesi le cui risorse genetiche vengono sfruttate dall’industria. Il 50 per cento delle risorse sarà destinato direttamente alle popolazioni indigene. Resta ad ogni modo un fondo volontario, privo di garanzie di finanziamento.


Cop16, mobilitazioni e richieste della società civile


La pressione sul vertice arriva anche dalla società civile. In concomitanza con la Cop16, la rete del Climate Pride, che riunisce associazioni ecologiste tra cui Legambiente, Wwf, Asud, ha organizzato una manifestazione a Roma.

Come venerdì scorso a largo Argentina, anche stamattina, in piazzale Ugo La Malfa, attivisti con maschere raffiguranti specie animali hanno dato vita a una performance simbolica, chiedendo più ambizione nei negoziati.


Greenpeace ha sollecitato i governi a sbloccare i finanziamenti: «Non stanziare risorse adeguate significa condannare il pianeta a un’ulteriore perdita di natura e all’estinzione di molte specie”, ha dichiarato An Lambrechts, responsabile della delegazione dell’Ong».


Il Wwf ha invece puntato il dito contro l’Italia. «Nella conferenza stampa della Convenzione sulla biodiversità non è stata menzionata la presenza di alcun rappresentante del governo italiana - ha denunciato l’organizzazione -. Ci auguriamo di essere presto smentiti dal governo ma se confermata questa mancanza di attenzione nei confronti di un appuntamento internazionale cruciale per il futuro di tutti noi rappresenterebbe un tragico errore, soprattutto a danno delle generazioni più giovani che pagheranno un prezzo altissimo per la crisi di natura che, oltre a ridurre il numero di specie animali e vegetali, metterà a serio rischio l'accesso ad acqua pulita, aria pulita e cibo sano».


Il peso della biodiversità sull’economia globale

Secondo il Wwf, oltre il 55 per cento del Pil mondiale – pari a circa 58mila miliardi di dollari – dipende direttamente dai servizi ecosistemici offerti dalla natura. Al contrario, il 7 per cento del Pil globale contribuisce attivamente alla distruzione ambientale.

Gli esperti avvertono che la perdita di biodiversità è una minaccia per la stabilità economica e sociale: foreste, oceani e suoli fertili garantiscono cibo, acqua, energia e medicinali per miliardi di persone.


Oggi, più di un milione di specie sono a rischio di estinzione. Un tema centrale riguarda anche i brevetti sulle risorse naturali. Organizzazioni ambientaliste denunciano che la proprietà intellettuale su semi e principi attivi derivati da piante e animali rischia di privare le comunità locali del diritto di accesso alle proprie risorse tradizionali.

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