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Conclave imminente, ecco le posizioni dei papabili sulla comunità LGBTQIA+

  • Immagine del redattore: Anita Armenise
    Anita Armenise
  • 4 ore fa
  • Tempo di lettura: 3 min

Oltre alla geopolitica e all’esperienza pastorale, c’è un altro elemento che oggi pesa sempre più nel discernimento

Con l’apertura ufficiale della sede vacante, avvenuta ieri, parte il conto alla rovescia: entro due settimane il Decano del Collegio dei Cardinali sarà chiamato a convocare il Conclave, il consesso segreto che porterà all’elezione del prossimo pontefice. L’attenzione dei media internazionali si concentra ora su una rosa di circa quindici cardinali, ritenuti tra i più probabili successori al soglio pontificio. Ma oltre alla geopolitica e all’esperienza pastorale, c’è un altro elemento che oggi pesa sempre più nel discernimento: la loro visione in tema di inclusione e accoglienza, in particolare nei confronti della comunità LGBTQ+.


Un’apertura alla diversità: i candidati più progressisti

Tra le figure che negli ultimi anni hanno incarnato una Chiesa più accogliente si distingue il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana. «Nella Chiesa ci devono stare tutti. Tutti, a prescindere da qualunque consonante o vocale. In questi anni ho imparato molto. Ad esempio la definizione queer, che a me la spiegò Michela Murgia. Mi raccontava dei figli che aveva, con cui non aveva un legame di sangue. Si sposò con un uomo perché gli voleva bene e perché potesse continuare ad aver quel legame con questi figli. Il punto è volersi bene. E poi io sogno una chiesa aperta davvero a tutti», aveva detto a luglio dell'anno scorso in occasione del Giffoni film festival.


Anche il filippino Luis Antonio Tagle, cardinale molto stimato a Roma e oltre, ha manifestato empatia e disponibilità all’ascolto verso le persone LGBTQ+. Per lui, l’essenza del messaggio cristiano risiede nella capacità di includere e accompagnare, anche in situazioni considerate “irregolari” dalla dottrina, come il caso dei divorziati risposati. «Il tema dello sguardo umano della Chiesa nei confronti delle persone, a prescindere dal loro orientamento sessuale, è stato molto presente. Ci auguriamo che l’atteggiamento umano e rispettoso della Chiesa non sia visto in contraddizione con tali requisiti», aveva detto l'arcivescovo interpellato sulla presenza di persone ad orientamento Lgbt nei seminari, Tagle ha reso noto che nel suo Circolo Minore.


Tra i porporati che preferiscono un approccio più prudente si inserisce Peter Turkson, ghanese, ex presidente del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale. «L’omosessualità non dovrebbe essere trattata come un reato. Le persone dovrebbero essere guidate verso una maggiore comprensione della questione. La chiesa non approva o promuove unioni tra omosessuali, ma serve comprensione. C’è bisogno di molta istruzione per far capire la differenza tra cos’è e cosa non è un crimine, i membri della comunità LGBTQ+ non devono essere criminalizzati perché non hanno commesso alcun reato, sono anche loro figli di Dio», ha detto Turkson in occasione della discussione parlamentare su alcune misure contenute in una proposta di legge ghanese che renderebbe l’identificazione come Lgbtq punibile con una pena detentiva di tre anni.


Il fronte più conservatore

In contrasto netto con queste posizioni, troviamo alcuni cardinali che non solo si oppongono a qualunque apertura, ma vedono nell’inclusione un pericolo per la tradizione. Il cardinale Malcom Ranjith, dello Sri Lanka, si è più volte espresso contro le unioni civili e ha definito l’omosessualità una deviazione dalla legge naturale e divina, sostenendo che il riconoscimento legale di relazioni omosessuali rappresenterebbe una minaccia per l’ordine sociale.


Anche Ludwig Müller, teologo tedesco ed ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, adotta toni durissimi. Nega l’esistenza stessa dell’omofobia, bollando il termine come costruzione ideologica e attacca duramente il ‹‹movimento gender››, accusandolo di voler instaurare una dittatura del pensiero. Nella sua visione, la Chiesa deve resistere a ogni pressione esterna e difendere l’antica verità del Vangelo senza compromessi.


Infine, il cardinale guineano Robert Sarah si colloca tra i più intransigenti. La sua opposizione non è solo dottrinale ma anche spirituale: ha definito le benedizioni delle coppie dello stesso sesso come ‹‹azioni ispirate dal Maligno››. Per Sarah, l’accoglienza si può concedere solo a chi vive nella castità e rinuncia a esprimere la propria sessualità, ritenendo le relazioni omosessuali gravemente contrarie al piano di Dio.











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