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Codice Ateco per i «servizi sessuali». Il Campidoglio: «Così si legalizza lo sfruttamento della prostituzione»

  • Immagine del redattore: Titty Santoriello Indiano
    Titty Santoriello Indiano
  • 10 apr
  • Tempo di lettura: 4 min

Le agenzie di incontri e gli eventi legati alla prostituzione sono riconosciuti ufficialmente: ora hanno un codice Ateco definito dall'Istat. Avviene in questo modo, in una materia su cui il Parlamento non ha mai trovato un accordo, una forma di legalizzazione della prostituzione sulla quale il Campidoglio si è già espresso in maniera critica.

Il chiarimento dell'Istat: «L'implementazione della classificazione Ateco 2025 a livello nazionale riguarderà solo gli operatori economici residenti che svolgono attività legali»

Codice Ateco per i «servizi sessuali». Il Campidoglio: «Così si legalizza lo sfruttamento della prostituzione»
Prostituzione in via Salaria (Google)

Le agenzie di incontri e gli eventi legati alla prostituzione sono servizi riconosciuti ufficialmente tanto che ora hanno anche un codice Ateco, quello che l'Istat associa a tutte le attività economiche e dei liberi professionisti. Avviene in questo modo, in una materia su cui il Parlamento non ha mai trovato un accordo, una forma di legalizzazione della prostituzione sulla quale il Campidoglio si è già espresso in maniera critica.


«Servizi sessuali» ed «eventi di prostituzione»

Dal 1 gennaio è entrata in vigore Ateco 2025, la nuova classificazione delle attività economiche, arrivata dopo cinque anni di aggiornamento. Attiva dal primo aprile, contempla nuovi codici. Tra questi il 96.99.92 che cita i «servizi di incontro ed eventi simili». Nel dettaglio si elencano  «attività connesse alla vita sociale, ad  esempio di accompagnatori e di accompagnatrici», oltre alle  agenzie «di incontro e matrimoniali» e poi alla «fornitura o organizzazione di servizi sessuali» e l'organizzazione di «eventi di prostituzione o gestione di locali di prostituzione».


«Legittimazione dello sfruttamento e della violenza»

A poche ore dalla diffusione della notizia, il Campidoglio ha espresso preoccupazione per la formalizzazione del nuovo codice che rischia, per l'assessora alle politiche Sociali Barbara Funari, di «legittimare una realtà che purtroppo spesso è la conseguenza di sfruttamento, azioni di violenza e mancanza di possibilità di scelta per tante donne». Secondo Funari «non si possono ignorare le sofferenze e le storie che ci sono dietro la prostituzione» anche perché con i servizi sociali «ci impegniamo ogni giorno per la protezione, la prevenzione e il reinserimento». Quello che occorre per l'assessora è «un impegno concreto per offrire alternative reali, per contrastare le reti criminali che gestiscono il mercato del sesso e per sostenere chi vuole uscirne».


«Modificare la decisione»

Rispetto al dibattito sulla legalizzazione la posizione è chiara: «Il nostro compito non è regolare l'esistente - insiste Funari - ma immaginare e costruire un futuro in cui nessuno sia costretto a vendere il proprio corpo per sopravvivere». Per questo motivo l'assessora chiede di «rivedere una decisione che oggi appare incomprensibile e rischia di istituzionalizzare abusi e normalizzare lo sfruttamento».


 «Il corpo delle donne non è un servizio da scaffale»

E' critica anche Monica Lucarelli, assessora capitolina alle Pari opportunità «Siamo il Paese dove non si è ancora capito se le case chiuse debbano restare un ricordo o diventare una startup. Però adesso abbiamo il codice Ateco 96.99.92, che include escort, servizi sessuali e agenzie di incontro tra le attività economiche riconosciute», scrive in una nota. «Mettere un'etichetta economica sulla prostituzione non la rende meno violenta», ha aggiunto Lucarelli secondo cui «il corpo delle donne, non è un bene disponibile, non è un servizio da scaffale, non è una voce Istat».


Le reazioni e l'interrogazione parlamentare

Sulla questione è intervenuto il M5s con la senatrice Alessandra Maiorino che ha annunciato una interrogazione parlamentare. «E' vero che la prostituzione in Italia non è illegale, ma lo sono tutte le attività di favoreggiamento, sfruttamento e  induzione», ha chiarito la senatrice. «Come è possibile che si vada così palesemente in contrasto con le leggi esistenti? Chi lo ha deciso? Stiamo parlando di attività che creano una zona grigia, lasciando spazio a sfruttamento e tratta. Vogliamo delle spiegazioni», ha ribadito Maiorino. Per la capogruppo di Avs alla Camera Luana Zanella «Tina Merlin si sta rivoltando nella tomba, potremmo tornare alle famigerate 'case chiuse': sistema fiscale come questo introdotto dal governo Meloni, infatti, finisce per definire una economia del sesso connessa purtroppo allo sfruttamento delle persone più fragili e vulnerabili, vittime della tratta», ha concluso la deputata.


Il chiarimento dell'Istat: «Codice solo per attività legali»

Nel corso della giornata e in seguito alle polemiche, l'Istat ammette che «la descrizione di questo codice definita a livello europeo riporta, tra le altre, anche le seguenti attività: «Provision or arrangement of sexual services, organisation of prostitution events or operation of prostitution establishments». In sostanza la fornitura di servizi sessuali, organizzazione di eventi di prostituzione o gestione di locali dedicati alla prostituzione. «Le stesse attività - prosegue l'istituto di statistica - erano già incluse nella classificazione europea precedente nell'ambito del codice 96.09, in vigore a partire dal 2008 al 2024, sebbene non in modo così esplicito». Per quanto, a livello comunitario, la classificazione statistica di queste attività economiche può includere «oltre alle attività legali anche quelle non legali al fine di garantire l'esaustività della classificazione», in Italia la situazione è diversa: «Si segnala - continua la nota- che l'implementazione della classificazione Ateco 2025 a livello nazionale riguarderà solo gli operatori economici residenti che svolgono attività legali, come nel caso del codice 96.99.92 in cui rientrano, ad esempio, le seguenti attività: le agenzie matrimoniali e quelle di speed dating».




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