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Caso Orlandi, la testimonianza di Nicola Cavaliere: «L’Americano in via Merulana ci sfuggì per un soffio»

Edoardo Iacolucci

I retroscena dell'audizione in commissione parlamentare del capo della Sezione omicidi che indagò su Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. La seduta non è terminata ma già trapelano elementi su quanto emerso nel suo intervento

orlandi

Proseguono le indiscrezioni sull’audizione di Nicola Cavaliere davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Emanuela Orlandi. Cavaliere, nel 1983 a capo della sezione Omicidi della Squadra Mobile di Roma, è stato uno dei protagonisti delle prime indagini legate alla misteriosa scomparsa della giovane cittadina vaticana.


Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, sono già emerse alcune informazioni significative. Il dottor Cavaliere è stato ascoltato il 13 marzo in commissione a Palazzo San Macuto. Dopo una breve introduzione pubblica, ha chiesto la secretazione dell’intera audizione. Ma, le prime quattro ore di confronto con i quaranta membri della Commissione non sono bastate ad esaurire il suo contributo, motivo per cui è stata fissata una nuova seduta per giovedì 20 marzo.


«Quel giorno il famoso telefonista detto l'Americano ci sfuggì per un soffio, indossava un impermeabile e aveva in testa un borsalino…». L’ex funzionario Cavaliere racconta della mancata cattura dell’ «Americano», il telefonista che nel luglio del 1983 contattò ripetutamente il Vaticano, trattando con il cardinale Casaroli per il rilascio di Emanuela Orlandi.


Secondo la ricostruzione fornita da Cavaliere, la localizzazione della chiamata fu possibile grazie a un sofisticato sistema di intercettazione chiamato Digisistem, che permetteva l’ascolto simultaneo «di tutti i telefoni della Sip ubicati in zona San Giovanni Appio».


Una moto e un’auto civetta si precipitarono rapidamente sul luogo della chiamata, individuando l’uomo in fuga:

«un uomo con indosso un impermeabile e un borsalino in testa».

Il sospetto, «non giovane», si allontanò rapidamente e fece perdere le proprie tracce. La zona venne setacciata casa per casa, ma la cattura fallì per un soffio.


L’identità dell’Americano resta un enigma

La testimonianza di Cavaliere rilancia il mistero attorno all’identità dell’Americano. L’età descritta dell’uomo sembra allontanare l’ipotesi che si trattasse di Marco Accetti, che all’epoca aveva solo 27 anni. Tuttavia, diverse perizie foniche – tra cui quella dell’inchiesta Capaldo e quelle effettuate da Marco Perino e Marco Arcuri – hanno evidenziato una compatibilità tra la voce di Accetti e quella registrata nella «cassetta delle sevizie».

Non si esclude, però, che l’uomo potesse aver alterato il proprio aspetto per confondere gli investigatori, considerando l’abbigliamento insolito per il periodo estivo.


Pierluigi e Mario: i primi depistaggi nel caso Orlandi

Durante l’audizione, Cavaliere ha affrontato anche il ruolo di «Pierluigi» e «Mario», due telefonisti coinvolti nella fase iniziale del caso.

Il 25 e 28 giugno 1983, i due contattarono la famiglia Orlandi, riferendo di aver visto Emanuela a Campo de’ Fiori, suggerendo un allontanamento volontario.


Secondo Cavaliere, fu una tattica per guadagnare tempo e rassicurare i genitori, orchestrata probabilmente per depistare le indagini. «Pierluigi» e «Mario» furono definiti

«i più sottili e i più bravi a depistare»

alimentando l’idea di un piano ben studiato da parte dei sequestratori.


Il super-poliziotto avrebbe anche rivelato che per il tentativo di fermare l’Americano in via Merulana vennero coinvolti oltre 250 agenti, a dimostrazione dell’importanza strategica attribuita a quel momento nelle indagini.


Gennaro Egidio e i legami con i servizi segreti

Altro elemento rilevante emerso secondo il Corriere riguarda l’avvocato Gennaro Egidio, noto per i suoi rapporti con ambienti diplomatici e con i servizi segreti. Egidio assunse la rappresentanza legale sia della famiglia Orlandi (pagata dal Sisde) che dei Gregori (a proprie spese).

Cavaliere avrebbe raccontato di essere stato nel suo ufficio, descrivendolo come

«una sede extra-lusso, senza neppure un faldone in vista, tutto sembrava fuorché uno studio legale».

Inoltre, ha espresso scetticismo sulla pista del convento in Lussemburgo, sostenuta da una fonte vicina all’avvocato:

«non ci credevo».

Marco Accetti sarà ascoltato dalla Commissione in plenaria

Infine, è stato reso noto che Marco Accetti sarà convocato in seduta plenaria, davanti a tutti i membri della Commissione parlamentare. La decisione è legata anche al suo presunto coinvolgimento nel caso di Katy Skerl, la quindicenne uccisa nel 1984. Dopo il furto della bara al cimitero del Verano, fatto preannunciato dallo stesso Accetti, l’inchiesta è stata riaperta con nuovi sviluppi.





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