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Caso Orlandi, l’ex generale dei carabinieri Obinu: «Subito pensai ad un rapimento a sfondo sessuale»

  • Edoardo Iacolucci
  • 16 ore fa
  • Tempo di lettura: 2 min

All’epoca dell’inizio delle indagini, Obinu era capitano dei carabinieri a Roma, con incarichi specifici su sequestri di persona ed estorsioni

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Emanuela Orlandi in un cartello durante una manifestazione

Mauro Obinu, all’epoca dei fatti capitano del reparto operativo dei Carabinieri di Roma, è stato ascoltato oggi dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Orlandi e sulla scomparsa di Mirella Gregori

«La mia idea iniziale? Un sequestro per motivi sessuali»,

ha dichiarato.


Durante l’audizione davanti alla Commissione bicamerale presieduta dal senatore Andrea De Priamo, l’ex generale Mauro Obinu ha raccontato il suo punto di vista sul misterioso caso di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa nel 1983.


All’epoca dell’inizio delle indagini, Obinu era capitano dei carabinieri a Roma, con incarichi specifici su sequestri di persona ed estorsioni.

«Prima di tutta questa roba, io mi ero fatto terra-terra l'idea che la ragazzina fosse stata presa, con l'inganno magari, per motivi sessuali. Questa era la mia convinzione, basata anche sull'esperienza di qualche mio vecchio collaboratore dell'epoca - marescialli che avevano vissuto la grande criminalità romana degli anni '70, '80, erano le considerazioni che in ufficio si facevano ma senza trascurare nessuna pista».

«Disturbatori» e ipotesi internazionali

Obinu ha spiegato come successivamente le indagini siano state influenzate da una serie di elementi esterni, che lui definisce «disturbatori dell’informazione». Figure come «l’Amerikano», «il fronte Phoenix» e «il Turkesh» contribuirono a cambiare il quadro iniziale, aprendo la strada a teorie più complesse.


Si trovano così in un contesto in cui la cittadinanza vaticana di Emanuela, l’attentato al Papa del 1981 e lo scenario geopolitico spingono gli agenti a considerare la possibilità di un rapimento legato a interessi internazionali:

«L'avvento di quelli che io ho chiamato disturbatori, hanno creato una cappa informativa che non poteva e doveva essere trascurata, tant'è che vi erano della affascinanti piste da perseguire - ha aggiunto l’ex generale -. Ecco allora che io stesso mi sono calmierato e mi sono detto, allora è possibile che si tratti di un intrigo internazionale, attesa anche la cittadinanza vaticana di Emanuela, il fatto dell'attentato al Papa del 1981, cioè si era in un contesto in cui ci poteva stare questo sequestro a fini non personali».

Indagini in Turchia e la pista di Istanbul

Tra le piste battute, Obinu ha ricordato anche un’indagine che portò i Carabinieri fino in Turchia, nel 1983-84. Obinu racconta di aver avuto informazioni secondo cui Emanuela Orlandi e forse anche Mirella Gregori sarebbero state vive e trattenute in territorio turco.

«Non ricordo quale fu la fonte, se una fonte qualificata, cioè il Sisde, o qualche altra fonte, e ricordo che di intesa col magistrato dell'epoca facemmo una missione operativa a Istanbul, il maggiore Ragusa, il mio comandante diretto ed io».

Durante il soggiorno, che durò due giorni, Obinu e il suo superiore, il maggiore Ragusa, con l'appoggio del console italiano e della polizia locale, effettuarono verifiche in un suk dell’isola di Buyukada.


Caso Orlandi, un «fallimento investigativo»

Obinu non ha nascosto la propria amarezza per l’esito delle indagini:

«Quello su Emanuela Orlandi resta uno dei più grandi fallimenti investigativi della storia giudiziaria italiana. Nonostante gli sforzi, nessuna pista ha portato alla verità».

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