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Caso Omerovic, rinviati a giudizio i tre agenti

  • Immagine del redattore:  Redazione La Capitale
    Redazione La Capitale
  • 31 mag 2024
  • Tempo di lettura: 2 min

Ai poliziotti sono contestati, a seconda dei casi, i reati di falso e tortura

caso Omerovic
Credit: X

La procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per i tre poliziotti coinvolti in quanto accaduto il 25 luglio 2022 nel quartiere Primavalle della Capitale, quando Hasib Omerovic, 36enne sordomuto, si lanciò dalla finestra del suo appartamento mentre era in corso un sopralluogo degli agenti. Nei confronti dei tre, per cui il pm Stefano Luciani lo scorso 10 aprile aveva chiuso l'inchiesta, sono contestati, a seconda delle posizioni, i reati di falso e tortura.


Le indagini

Secondo quanto emerso dalle indagini, il gesto fu compiuto dall’uomo per sottrarsi ai comportamenti violenti degli agenti, intervenuti senza un mandato per un “controllo preventivo”. Secondo l’accusa, uno dei poliziotti, Andrea Pellegrini, l'assistente capo della polizia, avrebbe persino minacciato Omerovic con un coltello. Ai tre agenti vengono contestati, a seconda delle loro posizioni, i reati di falso e tortura. In particolare, il reato di tortura viene contestato all'assistente capo della polizia Andrea Pellegrini, all'epoca dei fatti in servizio nel distretto di Primavalle.


Secondo l'accusa Pellegrini durante l'attività di identificazione in casa di Omerovic «con il compimento di plurime e gravi condotte di violenza e minaccia, cagionava al 36enne un verificabile trauma psichico, in virtu' del quale lo stesso precipitava nel vuoto dopo aver scavalcato il davanzale della finestra della stanza da letto nel tentativo di darsi alla fuga per sottrarsi alle condotte violente e minacciose in atto nei suoi confronti». L'indagato è accusato, inoltre, di avere colpito l'uomo con due schiaffi e ha impugnato «un coltello da cucina» che «brandiva all'indirizzo di Omerovic».


A Pellegrini è contestato anche il reato di falso in concorso con altri due colleghi per avere attestato che l'intervento nell'appartamento fosse "dipeso dall'essersi incrociati per strada lungo il tragitto e non, come realmente accaduto, da accordi telefonici previamente intercorsi".









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