La storia di Mahmuda, dal sogno infranto alla lotta per un tetto: «Sola con tre figli, da oggi senza casa. Non so dove andare»
Arrivata a Roma dal Bangladesh nel 2005, Mahmuda ha vissuto per anni tra violenze domestiche e precarietà. Dopo lo sfratto dalla casa a Ostia, si trova senza un tetto stabile, sola con tre figli, uno dei quali con problemi di salute: «Chiedo solo di poter garantire un futuro ai miei bambini»

È l'aprile del 2005 ha 18 anni e dal Bangladesh viene a vivere a Roma, tra Tiburtina e Rebibbia, insieme all'uomo di 20 anni più grande di lei con cui aveva deciso di sposarsi e passare i suoi giorni. Ma i sogni di Mahmuda svaniscono in pochi anni.
Dopo la nascita del primo figlio nel 2010, suo marito assume con lei comportamenti sempre più violenti. Arriva intenzionalmente ad ustionarle una mano, per poi finire in carcere per maltrattamenti.
Da quel momento la vita le cambia e rotola veloce senza frenarsi: «Nel 2015 mi sono separata e ho subito il primo sfratto nel 2016. Poi ho vissuto in una casa famiglia fino nel 2019, quando finalmente ottengo il divorzio».
Non è una donna debole Mahmuda, e vuole rialzarsi.
Inizia a lavorare nel campo della ristorazione, che le è sempre piaciuto: «Prima ho lavorato al ristorante Elior della stazione Termini, poi in un hotel, fino al 2019».
Intanto Mahmuda conosce un altro uomo, anche lui del Bangladesh, «da cui ho i miei due figli più piccoli. Ma poi anche lui non si è rivelato l'uomo che prometteva di essere. Sua sorella l'ha convinto che non era cosa buona stare con una donna con un matrimonio sulle spalle e un figlio a carico...».
Quindi anche questo secondo compagno, sebbene avesse avuto due figli con Mahmuda, fugge via.
La solitudine e la crisi economica
Arriva il Covid e Mahmuda si trova senza lavoro e senza compagno. Sola, con tre figli: «Tutti e tre nati qui, a Roma» precisa. «Ho presentato due richieste per una casa popolare - continua Mamhuda -. Sono senza una casa dal 2016 e sto aspettando un alloggio popolare. La mia prima domanda risale al 2017, ma non è andata a buon fine. La seconda l'ho presentata nel 2022: stesso risultato».
Si trasferisce nel 2021, ad Ostia Antica dove trova una casa: «Piena di muffa, senza termosifoni, e mia figlia che era piccolissima è stata molto male, vomitava spessissimo». I figli iniziano a frequentare le scuole lì e si trovano bene, soprattutto il più grande.
Ad ottobre 2024, è costretta a lasciare quella casa:
«Vengo sfrattata perché non riuscivo a pagare l’affitto relativo al periodo della pandemia». Per questo motivo alla donna sono decurtati 5 punti per l'assegnazione della casa popolare: «Avevo 50 punti, adesso 45».
In quel periodo Mahmuda non ha potuto accedere neanche al Reddito di cittadinanza: «Non avevo la residenza stabile dopo la separazione, la casa famiglia, e l'ho riottenuta solamente nel 2022. Ma è una storia che ho fatto molte volte presente ai Servizi sociali, ma non è servito».
L'odissea abitativa di Mahmuda
Da quel momento inizia la sua odissea abitativa, senza una casa fissa, spostandosi tra case di amiche, camere affittate o altre soluzioni temporanee.
Adesso Mahmuda ha 38 anni ed è sola a crescere i suoi tre figli. Il primo ha 15 anni, la seconda 4 anni, e l'ultimo 2 anni e 8 mesi.
Da venti giorni vive a Guidonia: «Abito qui in una camera con bagno, insieme ai miei figli e con loro tre piccoli non riesco a lavorare. Ora prendo il reddito di inclusione, ma una volta pagata la stanza per vivere, non ho più soldi per comprare da mangiare - spiega -. Non riesco a comprare il latte, non riesco a comprare nulla. Sto dicendo questa cosa da tre mesi al mio assistente sociale, ma non si trovano soluzioni, e da oggi non vivrò più qui. Stamattina devo lasciare la camera perché è stata affittata ad altri».
La sua voce è rotta dalle lacrime, solamente quando pensa ai suoi figli, soprattutto quando parla del tragitto che deve fare suo figlio più grande, di 15 anni, per andare a scuola, ad Ostia: «Deve prendere 4 mezzi, più di due ore e arriva sempre in ritardo, a volte non riesce, ma mi dispiace tantissimo, a lui piace molto studiare».
I figli intanto con inconsapevole spensieratezza la chiamano, la cercano. Lei si ricompone e con dignità continua il suo racconto:

«Non so dove andare. Chiedo solo un aiuto per garantire un futuro ai miei bambini. Mia figlia ha problemi respiratori per la muffa della vecchia casa. È stata ricoverata più volte per febbre alta e vomito. Un pediatra dell'ospedale Grassi mi ha di recente suggerito di richiedere l’invalidità (la 104, ndr) per la bambina» ma, anche se ha intenzione di farlo, con la più che precaria condizione di questi ultimi giorni Mahmuda non è finora riuscita a portare avanti la richiesta.
La mancata assistenza delle istituzioni
«Per la famiglia, al momento, il X municipio e il Comune di Roma- spiega l'attivista per la casa Silvia Paoluzzi - non sono riusciti a predisporre una casa famiglia e neppure il certificato di precarietà abitativa da allegare alla domanda il bando Erp che permetterebbe loro di ottenere la casa».
Da oggi, Mahmuda è senza casa. Sta mettendo insieme i suoi documenti, insieme le sue forze, e non smette di lottare e sperare in una risposta concreta e in un tetto, per poter crescere con un sorriso sereno i suoi tre figli.
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