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Redazione La Capitale

Carmelo Miano, arrestato l'hacker della Garbatella. Gratteri: «L'indagine sarà lunga»

L’hacker aveva iniziato la sua carriera molto giovane, cercando di scoprire i dettagli di un’indagine della Guardia di Finanza su di lui, risalente al 2021

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Carmelo Miano, l'hacker della Garbatella

Carmelo Miano, un hacker siciliano di 24 anni, nato a Sciacca (Agrigento) e residente a Gela (provincia Caltanissetta) viveva domiciliato alla Garbatella, ed il 1° ottobre è stato arrestato per gravi accuse di cybercrime dopo aver violato i server del ministero della Giustizia e di altre grandi aziende italiane.


L’arresto, frutto di un'indagine complessa coordinata dalla Procura di Napoli, ha portato alla scoperta di milioni di file audio, video e documenti riservati, che Miano avrebbe archiviato anche su server esteri, mettendo a rischio la sicurezza nazionale.


Le accuse contro Miano: hacker siciliano della Garbatella

Secondo le autorità, Miano è accusato di «accesso abusivo aggravato a strutture informatiche» e «diffusione di malware», reati che sarebbero stati commessi in concorso con altri soggetti non ancora identificati. Durante le indagini, è emerso che l’hacker è stato in grado di penetrare ripetutamente nei sistemi di sicurezza del ministero della Giustizia, sfruttando vulnerabilità nei server. Il cyber attacco avrebbe anche consentito a Miano di accumulare milioni di euro in criptovalute, grazie alla vendita di beni e servizi illeciti attraverso portafogli virtuali.


Nicola Gratteri e il lavoro della Procura di Napoli

Il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, ha dichiarato: «Abbiamo ottenuto risultati importanti. Ci sono milioni di file audio e video, milioni di documenti, e quindi l'indagine sarà lunga». Gratteri ha elogiato il lavoro della sua squadra, definendolo «un settore di eccellenza che fa scuola in Italia». Grazie a tecniche investigative avanzate, gli inquirenti sono riusciti a seguire le tracce digitali di Miano fino all’arresto. «Potevamo arrestarlo un mese fa, ma era importante farlo in un contesto specifico mentre operava», ha aggiunto Gratteri, evidenziando la complessità e la delicatezza di questa operazione.


L’interrogatorio e la difesa dell’hacker

Durante l’interrogatorio di garanzia, Carmelo Miano ha ammesso di aver violato i server del ministero della Giustizia e di altre aziende italiane, ma ha negato di aver causato danni ai sistemi informatici. L’hacker ha anche riconosciuto di aver avuto accesso alle email di magistrati tra Napoli, Roma, Gela e Brescia.


Il suo avvocato, Gioacchino Genchi, ha chiesto l’attenuazione della misura cautelare del carcere, proponendo gli arresti domiciliari, e il trasferimento dell'inchiesta alla Procura di Perugia, ritenendo non competente quella di Napoli. Genchi ha inoltre lodato il lavoro degli inquirenti, sottolineando però la vulnerabilità dei sistemi informatici presi di mira dall’hacker.


Carmelo Miano e il cybercrime: un pericolo per la sicurezza nazionale

L’arresto di Miano è stato descritto come una vittoria importante contro il cybercrimine da Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, che ha parlato di una «minaccia grave» per la sicurezza nazionale. Le incursioni di Miano avevano costretto i magistrati a tornare a metodi di comunicazione tradizionali, come carta e penna, per evitare di essere intercettati. Gratteri ha spiegato che Miano era riuscito a violare le caselle email di diversi magistrati, costringendo le autorità a prendere contromisure drastiche.


Le indagini sui crimini informatici

Le autorità stanno ancora cercando di capire il vero scopo delle attività di hacking di Miano. Si sa che l’hacker aveva iniziato la sua "carriera" molto giovane, cercando di scoprire i dettagli di un’indagine della Guardia di Finanza su di lui, risalente al 2021. Tra il 2022 e il luglio 2024, Miano ha utilizzato un malware per infiltrarsi nei server del Ministero della Giustizia e di altre aziende italiane, come Tim e Telespazio. Gli inquirenti stanno esaminando terabyte di dati sequestrati per capire l’entità del danno causato e i possibili legami con altre attività illecite.


La richiesta di scarcerazione

L’avvocato di Miano, Gioacchino Genchi, ha presentato un’istanza al Riesame di Napoli per chiedere la scarcerazione o l’attenuazione della misura cautelare. Genchi sostiene che non esistono pericoli di fuga né il rischio di inquinamento delle prove. Ha inoltre sottolineato che i sistemi informatici che Miano avrebbe violato erano già vulnerabili: «Il sistema informatico era già abbastanza disastrato di suo», ha dichiarato il legale, paragonando il caso a una truffa assicurativa in cui il danno era già esistente.


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