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Bingo, negozi, supermercati, chiese e una sinagoga: la trasformazione dei cinema di Roma

Edoardo Iacolucci

Quando non vengono abbandonati i cinema si trasformano. Nella Capitale oltre 40 sale cinematografiche sono diventate differenti attività

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Sala Bingo via Cola di Rienzo (La Capitale)

Supermercati, bingo, chiese o semplici negozi. Cosa hanno in comune molti degli edifici che adesso ospitano queste attività a Roma? Oltre 50 di questi erano sale cinematografiche. Da Nuovo Cinema Paradiso a «Nuovi cinema in Paradiso» il passo è quindi breve.


Ed è sotto quest'ultima denominazione che un gruppo di attiviste dell'associazione «Dire Fare Cambiare»  ha creato nel 2021 una mappatura dettagliata sulle sale cinematografiche della Capitale chiuse e mai riaperte, integrandola con quasi altrettante sale chiuse e riconvertite in altre attività.

Tra queste molti nomi storici.


Di quelle che si sono trasformate, oltre 10 sono ora negozi o attività commerciali e quasi altrettante sale bingo, poi ancora supermercati, università, sedi massoniche, chiese avventiste e sinagoghe, hotel e centri convegni. E ancora banche, appartamenti, centri sportivi, discoteche e un fast food.


Un cambiamento che racconta molto più di un semplice riutilizzo edilizio: è lo specchio di una trasformazione profonda nel tessuto urbano e nella fruizione culturale della città.



I casi più emblematici: dalla sala alla sinagoga, dal cinema al bingo

Alcune riconversioni colpiscono più di altre per la loro originalità. Il Cineholiday di via Salaria è adesso un supermercato. Come il Cineholiday, anche il cinema Clodio, l'Empire 2, il Balduina, e il Corallo.


Ad altre invece siamo abituati: il cinema Massimo di piazzale Appio, realizzato intorno al 1928 e è stato utilizzato come cinema fino alla chiusura nel 1970 e poi demolito, insieme all'intero edificio, intorno al 1971. Tra il 1973 e il 1976 viene poi l'edificio della «Coin».


Il cinema Ausonia, al Nomentano, è invece ora diventato una sinagoga. Alle spalle di piazza Mancini, il Capitol, è stato trasformato in una discoteca. A sud-est, Al Quadraro, in via dei Quintili, il cinema Folgore dal 1979 è diventato una chiesa evangelica coreana.


Cinema Argo di via Tiburtina

Non molto distante, in via Tiburtina, il cinema Argo è ora un emporio, mentre il Triomphe è diventato un fast food. Andando a ovest, in zona Gregorio VII, il cinema Gregory, oggi, è la sede di «Poltronesofà».

Anche strutture storiche come il Giardino, al Nomentano, sono oggi luoghi di culto (chiesa avventista), mentre il cinema porno Mercury, a Borgo Pio e proprietà del Vaticano è ora una sede universitaria.

E sono solo alcuni esempi di trasformazione.


Perché chiudono i cinema a Roma: crisi del settore e trasformazione urbana

La chiusura dei cinema a Roma non è solo una questione economica. È il risultato di una crisi strutturale del settore cinematografico, acuita dall’avvento dello streaming, dalla diminuzione degli spettatori, dai costi di gestione elevati e da politiche urbanistiche che favoriscono la destinazione commerciale degli spazi.


In una città dove il valore immobiliare è alto, mantenere aperta una sala cinematografica non è più sostenibile per molti gestori. Così, ciò che un tempo era un punto di riferimento culturale e sociale, oggi lascia spazio ad altro tipo di attività



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