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  • Anita Armenise

Elettricità, in aumento la domanda da parte dei consumatori romani

Aggiornamento: 24 mag

Le politiche nazionali puntano sull’elettrico per tenersi al passo con la transizione ecologica ma questo grava sulle reti di distribuzione, già appesantite dal massivo uso di dispositivi di regolazione delle temperature come i condizionatori


auto elettriche
Auto elettriche a Roma

La domanda di energia elettrica cresce e la rete di distribuzione di elettricità della Capitale è sovraccaricata. L’espansione delle auto a batteria appesantisce la rete di distribuzione, soprattutto nelle grandi città come Roma. A questo va sommato il fatto che i condizionatori sono quasi sempre accesi nelle case, nei negozi e negli uffici. La richiesta di energia è alle stelle e le reti elettriche sono sottoposte a forte stress e potrebbero crollare.


Una domanda in aumento

La transizione verso l’auto a batteria e i sistemi elettrici di regolazione delle temperature - sempre più diffusi nelle case e negli uffici – provocherà un forte aumento di fabbisogno elettrico e Roma rispecchia una tendenza ormai globale. 


La domanda mondiale di elettricità crescerà in media del 3,4 per cento annuo fino al 2026. Lo dichiara il rapporto “Electricity 2024” pubblicato dall’International energy agency (Iea), l’Agenzia internazionale dell’energia, che redige annualmente analisi sugli sviluppi e le politiche del mercato elettrico, con previsioni sulla domanda, l’offerta e le emissioni di anidride carbonica del settore fino al 2026.


Al passo con il mondo

La mobilità elettrica rappresenta uno dei principali mezzi per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di decarbonizzazione nell’ambito dei trasporti. Questo è quanto richiesto dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) che prevede che nel 2030 circoleranno in Italia 4 milioni di veicoli a batteria e 2 milioni di veicoli ibridi. Ma questo appesantirà il sistema elettrico e, in particolar modo, la rete di distribuzione.


Le auto di Roma

Nella Capitale circolano quasi 1,8 milioni di autovetture che rappresentano il 65,6 per cento delle autovetture in circolazione nell’intera area metropolitana con una densità di 1.369 auto per Km2.Secondo l’agenzia Terna, operatrice delle reti di trasmissione dell'energia elettrica, il fabbisogno nazionale crescerà dagli attuali 320 TWh a 418 nel 2040. Si tratta di un incremento dovuto - per la gran parte – proprio all’auto elettrica. 


I numeri dell’Italia

Se si calcolano i valori medi di percorrenza, di poco superiori ai 10mila km all’anno secondo la media italiana, è possibile stimare il fabbisogno energetico per la ricarica dei veicoli elettrici, che ammonta a circa 2 megawattora (2mila GWh ovvero l’unità di energia applicata costantemente per 1h). Sono 76 i terawattora teoricamente necessari per alimentare tutto l’attuale parco circolante in Italia, che ammonta a 38 milioni di veicoli. 


Questi numeri, secondo Terna, rappresentano un fabbisogno elettrico aggiuntivo di circa 10 twh all’anno. Se però si allunga lo sguardo sino al 2050, data fissata dall’Unione europea perché vengano azzerate le emissioni nette di gas serra e vengano messi al bando i carburanti fossili in tutti i settori dell’economia (oltre ai trasporti, anche gli usi civili, agricoli e industriali), i numeri cambiano radicalmente. L’Italia, infatti, consumerà, e dovrà quindi produrre, una quantità doppia di energia elettrica (700 twh circa) e tutta da fonti rinnovabili. 


Un problema anche romano

Nel corso delle ultime estati si sono registrati blackout di interi quartieri durati giornate intere perché la domanda di energia era più alta della media a causa del consistente uso di condizionatori. E’ esattamente quanto successo nel luglio 2023 quando Corcolle, Tor Pignattara, Appio Latino, Ostia, Marconi, Centro Storico, Trieste e Africano sono rimasti al buio contemporaneamente per ore se non giorni.


Le politiche nazionali e quelle capitoline puntano sull’elettrico per adempiere ai loro doveri in merito alla transizione ecologica, imposta dai governi sovranazionali. Il timore è che l’Italia e Roma non arrivino preparate alla scadenza del 2030 nel far fronte ad una domanda di energia così alta.


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